Apprendisti di progetti che sembrano impossibili
Agli adolescenti è spuntata la voce, questo lo slogan di Radio Immaginaria. Ma è spuntata solo la voce o è nata una radio che “immagina” il futuro?
Sono degli adolescenti che 4 anni fa, il 31 marzo del 2012, hanno fondato Radio Immaginaria e mi piace pensare che “immaginaria” stia per fantasia proiettata nel futuro. Adolescenti immersi in innovazioni, progetti che sembrano impossibili, sogni che parlano di camminare sospesi nell’aria o generare energia camminando tranquillamente per le strade. Sono adolescenti dagli 11 ai 17 anni, tutti rigorosamente minorenni, che parlano, scambiano impressioni e musica, passione per lo sport e per la cultura tecnologica. Che fanno della musica un’interprete degli umori della società e una compagna quotidiana. Che sanno come comunicare anche con gli adolescenti europei con filiali in Francia e in Inghilterra. Che creano una rete formidabile di giovanissimi di cui i media non sanno misurare la forza dirompente. Questa Radio ha organizzato un convegno, la TeenPa rade, che ha avuto tuttala freschezza della mente dei giovani, e delle loro emozioni, e ha centrato un problema che è importante per tutti, il rapporto con il lavoro che hanno questi ragazzi, le loro aspettative, le loro curiosità. Dall’elenco delle imprese che hanno invitato, emergono le ideebase sulle quali è stato costruito l’evento.
Imprese note e meno note, incubatori di future imprese, siti che spiegano ai ragazzi come gestire un piano di business o inventare un lavoro... C’era anche l’Inps per pensare alla vecchiaia. Queste presenze sono quasi scontate in una manifestazione che ha come oggetto il mondo del lavoro e i giovani, ma qui c’è una marcia in più. Per esempio la presenza della musica come lavoro, la scoperta di una fabbrica di tappi e macchine per la cottura della ceramica viste attraverso la lente dell’innovazione. Nulla è lasciato al caso. Dalla presenza della manifattura di occhiali in titanio o dei Rockin’1000 che curano i grandi eventi musicali fino alla Wasp, stampanti in 3D... ; ogni scelta corrisponde a un’esigenza dei futuri cittadini di Europa. È proprio questo il lato interessante, perché affiora una visione del lavoro che dovrebbe essere presa in considerazione dai politici o da chi progetta una crescita in funzione di nuovi talenti.
I giovani chiedono innovazione, tecnologia, fantasia ed emozioni: il tutto da raggiungere attraverso lo studio e la pratica. Questi ragazzi, e sono tanti, hanno una chiara visione della vita futura, concreta, ma anche attraversata da un pizzico di follia, il che non guasta in un mondo dominato dalla frettolosa e spesso superficiale informazione sul mondo del lavoro. Perché loro si rendono conto che il lavoro è importante e assicura un avita indipendente, ma vogliono anche che il lavoro sia passione, capacità di realizzare qualcosa che li travolga nel suo svolgersi conciliando capacità intellettuali o manuali con la consapevolezza di essere utili alla società.
Dopo aver visto le macchine del gelato Carpigiani, un ragazzo decide di fare il gelataio e un altro è affascinato dal mestiere del D J, una vera professione... Ma l’idea di progettare e poter pilotare i droni vince su tutti. È importante capire che questi ragazzi non sono solo desiderosi di un futuro lavorativo ritagliato a loro dimensione, danno anche spazio alle emozioni invitando l’Avis alla loro manifestazione perché , dicono, «il sangue è bello perché ce lo abbiamo tutti». Come il lavoro, che dovrebbe essere di tutti.