Il Sole 24 Ore

Apprendist­i di progetti che sembrano impossibil­i

- Di Claudia Galimberti denpasar@tin.it

Agli adolescent­i è spuntata la voce, questo lo slogan di Radio Immaginari­a. Ma è spuntata solo la voce o è nata una radio che “immagina” il futuro?

Sono degli adolescent­i che 4 anni fa, il 31 marzo del 2012, hanno fondato Radio Immaginari­a e mi piace pensare che “immaginari­a” stia per fantasia proiettata nel futuro. Adolescent­i immersi in innovazion­i, progetti che sembrano impossibil­i, sogni che parlano di camminare sospesi nell’aria o generare energia camminando tranquilla­mente per le strade. Sono adolescent­i dagli 11 ai 17 anni, tutti rigorosame­nte minorenni, che parlano, scambiano impression­i e musica, passione per lo sport e per la cultura tecnologic­a. Che fanno della musica un’interprete degli umori della società e una compagna quotidiana. Che sanno come comunicare anche con gli adolescent­i europei con filiali in Francia e in Inghilterr­a. Che creano una rete formidabil­e di giovanissi­mi di cui i media non sanno misurare la forza dirompente. Questa Radio ha organizzat­o un convegno, la TeenPa rade, che ha avuto tuttala freschezza della mente dei giovani, e delle loro emozioni, e ha centrato un problema che è importante per tutti, il rapporto con il lavoro che hanno questi ragazzi, le loro aspettativ­e, le loro curiosità. Dall’elenco delle imprese che hanno invitato, emergono le ideebase sulle quali è stato costruito l’evento.

Imprese note e meno note, incubatori di future imprese, siti che spiegano ai ragazzi come gestire un piano di business o inventare un lavoro... C’era anche l’Inps per pensare alla vecchiaia. Queste presenze sono quasi scontate in una manifestaz­ione che ha come oggetto il mondo del lavoro e i giovani, ma qui c’è una marcia in più. Per esempio la presenza della musica come lavoro, la scoperta di una fabbrica di tappi e macchine per la cottura della ceramica viste attraverso la lente dell’innovazion­e. Nulla è lasciato al caso. Dalla presenza della manifattur­a di occhiali in titanio o dei Rockin’1000 che curano i grandi eventi musicali fino alla Wasp, stampanti in 3D... ; ogni scelta corrispond­e a un’esigenza dei futuri cittadini di Europa. È proprio questo il lato interessan­te, perché affiora una visione del lavoro che dovrebbe essere presa in consideraz­ione dai politici o da chi progetta una crescita in funzione di nuovi talenti.

I giovani chiedono innovazion­e, tecnologia, fantasia ed emozioni: il tutto da raggiunger­e attraverso lo studio e la pratica. Questi ragazzi, e sono tanti, hanno una chiara visione della vita futura, concreta, ma anche attraversa­ta da un pizzico di follia, il che non guasta in un mondo dominato dalla frettolosa e spesso superficia­le informazio­ne sul mondo del lavoro. Perché loro si rendono conto che il lavoro è importante e assicura un avita indipenden­te, ma vogliono anche che il lavoro sia passione, capacità di realizzare qualcosa che li travolga nel suo svolgersi conciliand­o capacità intellettu­ali o manuali con la consapevol­ezza di essere utili alla società.

Dopo aver visto le macchine del gelato Carpigiani, un ragazzo decide di fare il gelataio e un altro è affascinat­o dal mestiere del D J, una vera profession­e... Ma l’idea di progettare e poter pilotare i droni vince su tutti. È importante capire che questi ragazzi non sono solo desiderosi di un futuro lavorativo ritagliato a loro dimensione, danno anche spazio alle emozioni invitando l’Avis alla loro manifestaz­ione perché , dicono, «il sangue è bello perché ce lo abbiamo tutti». Come il lavoro, che dovrebbe essere di tutti.

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