«Pmi pronte, ma serve coesione»
VENETO
«Il tessuto economico dell’Italia non è quello della Germania: è un tessuto molecolare fatto di centinaia di migliaia di Pmi. Questa è una criticità. Ecco perché è cruciale che tutti gli attori pubblici e privati siano allineati nel perseguire l’obiettivo della digitalizzazione e dell’introduzione delle nuove tecnologie». Fabio Storchi, presidente di Federmeccanica, interviene nel dibattito, sempre più attuale, di Industry 4.0. Lo fa a Padova, durante il convegno “La fabbri-digitale del futuro” dedicato alle celebrazioni per il 40esimo anno di attività di «Industria», rivista italiana di economia e politica industriale. Ieri, alla conclusione della due giorni dedicata al tema di fabbrica 4.0, Storchi, in merito alle politiche per la competitività dell’industria, ha detto che «servono investimenti nel pubblico, ma anche Confindustria deve fare la sua parte e promuovere la fabbrica intelligente. Nella complessità - ha dichiarato il presidente - l’unica strada è quella di mettersi insieme, di collaborare, di superare le differenze. L’accelerazione non va subita ma assolutamente gestita».
E se le imprese faticano ancora a capire qual è la strada da intraprendere, l’industria nel suo complesso è qualitativamente forte e capace. Non ha dubbi Innocenzo Cipolletta, presidente del Fondo Italiano d’Investimento, anch’egli ieri a Padova. «L’industria italiana nel 2016 ha una base certamente più ridotta di quella di inizio secolo, ma è di qualità migliore. Essa è potenzialmente pronta ad affrontare la sfida dell’industria 4.0».
Ma c’è una considerazione importante che una politica industriale deve tener presente: la dimensionalità e le caratteristiche produttive delle Pmi italiane. «Bisogna dare per acquisito il lato dimensionale attuale e anzi sfruttarlo per aumentare il livello delle produzione italiana - ha detto Cipolletta -. Le politiche industriali devono adattarsi alle condizioni strutturali delle imprese e non viceversa, cercando di favorire lo spostamento verso settori hig tech e verso dimensioni non connaturate». Tre sono i driver su cui puntare: formazione, finanza alternati- va, cioé private equity e venture capital, strumenti che possono favorire la crescita e la competitività delle imprese, e un forte stimolo ai consumi interni. «La crescita della produzione non può basarsi solo sull’export - ha concluso Cipolletta -. La continuità temporale deve essere garantita anche da una qualificata domanda interna».
Inoltre, ha aggiunto Stefano Baraldo, amministratore delegato di Ovs e vicepresidente del Gruppo Coin, « al centro dell’agenda economica deve tornare il fattore della natalità. Senza le nuove generazioni non ci sarà capitale umano per sviluppare industria innovativa, non ci sarà domanda interna. Una strada può essere l’azzeramento dell’Iva sui beni per l’infanzia, come avviene nel Regno Unito. In Italia oggi il deficit demografico è gravissimo e serve attivarsi per invertire questa tendenza»
DEFICIT DEMOGRAFICO Beraldo (Ovs): «Al centro dell’agenda torni la questione della natalità; senza giovani non avremo competenze, né domanda interna»