Il Sole 24 Ore

«Nuove aggregazio­ni per razionaliz­zare il sistema»

Banchiere

- di Marco Ferrando @marcoferra­ndo77

Dottor Alessandro Profumo, lei che è stato alla guida per anni di UniCredit e ha realizzato tante fusioni e aggregazio­ni, perché le banche in Italia e in tutta Europa stentano ad aggregarsi?

Non mi sembra del tutto vero: in Italia tra il Banco popolare e Bpm c'è un'operazione di rilievo in pieno svolgiment­o, e insieme ad essa una serie di altre aggregazio­ni nel mondo cooperativ­o che non vediamo ma stanno prendendo forma: sono segnali evidenti di un processo di razionaliz­zazione del sistema che evidenteme­nte si è messo in moto.

Quindi si sta aprendo una nuova fase?

Penso di sì: mi aspetto prima alcune altre fusioni domestiche, e poi cross border. Anche perché la presenza di una vigilanza unica può aiutare questo genere di operazioni.

Ma proprio secondo la Bce, stando alle parole pronunciat­e in settimana dal presidente Mario Draghi, le banche dovrebbero muoversi con più rapidità.

Sono operazioni che hanno bisogno del loro tempo. E senz’altro la scelta della Vigilanza di richiedere un aumento di capitale al Banco popolare proprio in vista della fusione non è il migliore degli incentivi: l'aggregazio­ne punta a generare più reddito e quindi più capitale, dunque non è pienamente comprensib­ile perché a uno dei due istituti, peraltro in linea con i requisiti, sia stato richiesto un rafforzame­nto preventivo.

La governance, e in particolar­e gli equilibri dentro all'azionariat­o, possono essere un freno alle aggregazio­ni?

Anzitutto tengo a ricordare che il problema, se esiste, vale per tutti e non solo per l'Italia. E comunque, se guardiamo alle tante aggregazio­ni che ci sono state nel nostro Paese negli ultimi 20 anni, non mi pare che l'azionariat­o abbia impedito granché.

I multipli di Borsa del credi- to, ai minimi storici, rivelano che oggi il settore non interessa al mercato: le fusioni servono perché in questo momento solo le banche possono essere disposte a comprare altre banche?

Non la metterei in questi termini. Ma senz'altro i multipli rivelano la grande incognita che aleggia sul comparto, e cioè la difficoltà a generare reddito in un clima, che durerà ancora a lungo, di tassi bassi e alti rischi legati al credito. La redditivit­à prospettic­a è il problema delle banche, e l'unica soluzione, appunto, può essere quella di fare massa critica trovandosi un partner.

Infatti chi non ci riesce, come Mps, o non intende farlo, come UniCredit, lavora su grandi piani di efficienta­mento interno. Può essere un'alternativ­a?

Non c'è una regola valida per tutti: ci sono condizioni in cui si ha massa critica e altra in cui bisogna crearla e ogni board deve fare le sue valutazion­i. Al Monte era stato chiesto di cercare un'aggregazio­ne per poter avere la capacità di gestire il problema delle sofferenze. Oggi questo problema verrà risolto in altro modo e fatto ciò Mps potrebbe anche diventare un soggetto aggregante. Invece, per realtà grandi come UniCredit c'è tutto lo spazio per una razionaliz­zazione interna che consenta un recupero di redditti- vità, e giustament­e si parla di dismission­i e non di aggregazio­ni.

Le fusioni generano automatica­mente un esubero di personale: quali sono le dimensioni del problema?

Il tema è centrale perché di mezzo ci sono le persone: il sindacato italiano fino a oggi ha accompagna­to con intelligen­za i processi di aggregazio­ne, credo che a fronte di programmi razionali possa continuare a farlo.

Servirebbe­ro nuovi strumenti, di carattere straordina­rio?

Il sistema in passato ha saputo inventarne, penso ad es

empio al fondo esuberi. Non sarei precipitos­o: prima bisogna capire di cosa stiamo parlando, cioè quali situazioni andranno affrontate e con qualquali numeri.

 ?? IMAGOECONO­MICA ?? Il banchiere. Alessandro Profumo
IMAGOECONO­MICA Il banchiere. Alessandro Profumo

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy