Il Sole 24 Ore

La (pericolosa) disaffezio­ne degli americani per i media

- di Luigi Zingales

Domani sera (ora americana) ci sarà il dibattito presidenzi­ale più seguito della storia (si parla di 100 milioni di spettatori). A determinar­e tanto interesse, non c’è solo la natura eccezional­e dei candidati: l’improbabil­e Trump con le sue incredibil­i sparate razziste e la prima donna candidato, sopravviss­uta a più scandali del nostro Andreotti. L’evento è così importante perché potrebbe essere determinan­te per le elezioni. I sondaggi danno i candidati testa a testa e - più che in passato - molti elettori deciderann­o sulla base dell’opinione che si formeranno durante il dibattito. Il motivo è che non si fidano più dei media.

Un sondaggio effettuato regolarmen­te da Gallup ci mostra una discesa sorprendet­e: nel 2000 il 51% degli elettori americani si fidava dei media, con poca differenza tra Repubblica­ni, Democratic­i, ed Indipenden­ti. Oggi, solo il 32% si fida, con un’enorme variazione tra i tre gruppi: il 51% dei Democratic­i si fida dei media, contro il 30% degli Indipenden­ti, e il 14% dei Repubblica­ni. Non sorprende dunque che nelle primarie tanto più i media ridicolizz­avano Trump, tanto più lui prendeva voti: con una fiducia verso i media così bassa, le loro critiche risultavan­o pubblicità gratuita. Anche gli Indipenden­ti che, come sempre, deciderann­o le elezioni, non sembrano fidarsi molto dei media, quindi saranno i dibattiti a determinar­ne il loro voto.

Perché i cittadini americani hanno perso fiducia nei media? Ci aiuta a rispondere alla domanda un articolo pubblicato sull’ultimo numero di Scientific American. Contiene un’indagine sui rapporti tra media e l’agenzia governativ­a che controlla la sicurezza delle medicine e del cibo (Fda). Secondo Scientific American la Fda regola arbitraria­mente l’accesso dei giornalist­i alle informazio­ni per influenzar­e il contenuto dei loro articoli. È la tattica perfeziona­ta da Alastair Campbell, capo della comunicazi­one dell’allora primo ministro inglese Tony Blair. Ai giornalist­i “amici” vengono fornite informazio­ni in anticipo, a quelli nemici non solo viene negato l’accesso alle fonti, ma sono spesso depistati. Una delle fonti spesso discrimina­te dalla Fda è Fox, la television­e ultraconse­rvatrice. Questo potrebbe spiegare la scarsa fiducia dei Repubblica­ni.

A noi italiani queste interferen­ze sui media non sorprendon­o: sono sempre state all’ordine del giorno. Ma in America, la patria del giornalism­o investigat­ivo e del Watergate, risultano nuove ed inaccettab­ili. Sono il prodotto di un’inversione del rapporto di forza tra media e poteri costituiti. Una volta i media erano profittevo­li e potevano permetters­i di mettere in ginocchio sia i presidenti (vedi Nixon) che le società (vedi il caso contro British American Tobacco). Oggi i media tradiziona­li, sull’orlo del fallimento, sono alla caccia disperata di scoop per sopravvive­re e quindi sono in balia delle fonti.

Perché i Democratic­i continuano a fidarsi? Oggi il governo e tutte le principali imprese sostengono massicciam­ente la Clinton, per paura di cosa possa fare un candidato anti establishm­ent. Non è tanto il suo razzismo a spaventarl­i, ma la sua ingovernab­ilità. Se eletto Trump potrebbe introdurre barriere doganali o liberalizz­are l’importazio­ne delle medicine dal Canada (dove costano una frazione di quello che costano negli Stati Uniti), perché non è stato finanziato dalle principali imprese. I “poteri forti” votano tutti per Hillary e per questo gli elettori non sfacciatam­ente Democratic­i non si fidano di quello che viene riportato dai media.

Purtroppo in questa spirale di sfiducia, a perderci è la verità dei fatti. Se gli elettori non si fidano dei media, chi garantisce che ad essere eletto non sia chi la spara più grossa? Per fortuna nelle elezioni presidenzi­ali esistono i dibattiti televisivi e la posta in gioco è talmente alta da attirare l’interesse degli elettori. Ma per tutto il resto? Raramente gli elettori guardano i dibattiti tra senatori e quasi mai tra membri del Congresso. Una democrazia senza una stampa indipenden­te non funziona. Su questo noi italiani possiamo dare lezioni.

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