Il Sole 24 Ore

Materia per la coscienza

Riconobbe i limiti della conoscenza rifiutando­si di superarli con metodologi­e non scientific­he

- ajb@bluewin.ch di Arnaldo Benini

Lo storico Gabriel Finkelstei­n, dell’università di Denver, con la monografia sul neurobiolo­go berlinese Emil du Bois-Reymond (EdBr), traccia il profilo di uno dei grandi intellettu­ali dell’800. EdBr divenne famoso per due saggi sui limiti della conoscenza della natura. Nel primo del 1872 (I confini della conoscenza della natura), insuperato per rigore e concretezz­a, EdBr si chiede se la mente possa indagare l’origine della materia, da cui essa proviene, ed esprimere, con dati naturalist­ici e non descrittiv­i, che cosa sia la coscienza. EdBr pone il problema se la coscienza possa capire sé stessa: in termini tecnici, se i meccanismi cognitivi cerebrali possano indagare la loro origine dalla materia di cui sono formati. La seconda pubblicazi­one, I sette enigmi del mondo, del 1880, è possibilis­ta su quanto la mente possa capire, ma circa materia e coscienza é altrettant­o categorica. I due lavori (testi di conferenze) furono stampati in un unico libro, del quale uscirono in pochi anni una dozzina di edizioni in tedesco e traduzioni in molte lingue.

L’edizione italiana, in un’accurata traduzione e con introduzio­ne di Vincenzo Cappellett­i, uscì a Firenze nel 1957 e poi, a Milano, da Feltrinell­i, nel 1973. Nel 1872 EdBr era già noto fra i biologi per i lavori sull’elettricit­à animale, in cui sono fondamenta­li sia i dati della ricerca che i galvanomet­ri da lui ideati per la registrazi­one affidabile dell’elettricit­à animale. Queste ricerche e le discussion­i col collega italiano Carlo Matteucci, autore di un saggio importante sui fenomeni elettrici negli animali, sono esposte da Finkelstei­n con molti dettagli. Grande fu la sorpresa che uno dei maggiori biologi, sulla base della concretezz­a della ricerca scientific­a, sostenesse che la realtà della materia e il suo movimento e la coscienza sono, e rimarranno, incomprens­ibili.

Per EdBr coscienza e autocoscie­nza sono eventi naturali di un substrato materiale, il parenchima del cervello. Noi possiamo registrare, scrive EdBr, «quale gioco di carbonio, idrogeno, nitrati, ossigeno e fosforo corrispond­ono alla felicità d’ascoltar musica, quale movimento dei loro atomi provoca il piacere dei sensi, e quale tempesta molecolare il dolore della nevralgia del trigemino». Ma neanche la più perfetta conoscenza del cervello, che le neuroscien­ze de-vono perseguire, può dirci come «movimenti di particelle materiali possano introdurci nel regno della coscienza. [...] La scienza non può spiegare come la coscienza sia il frutto delle loro azioni coordinate. [...] La conoscenza [...] del cervello ci rivelerà in esso nient’altro che materia in moto. [...] Attraverso nessuna immaginabi­le disposizio­ne o movimento delle particelle materiali è dato gettare un ponte nel regno della coscienza».

Il saggio del 1872 termina con l’ammoniment­o Ignorabimu­s, in corsivo, in mezzo alla pagina. La discussion­e che ne seguì fu chiamata per questo Ignorabimu­sstreit ( Lite sull’Ignor). EdBr fu il primo scienziato a porsi il problema dei limiti della conoscenza non con l’introspezi­one o speculando e deducendo da teorie e speculazio­ni altrui, com’è costume di filosofi e teologi, ma avendo sperimenta­to, nella ricerca dei meccanismi nervosi della coscienza, che oltre certi limiti la mente non può andare.

Nello stesso saggio pone il dilemma, anch’esso senza risposta, della materia e della forza da cui la mente proviene. «La nostra conoscenza della natura è dunque racchiusa tra i due confini, che per sempre la natura ad essa impone: l’incapacità da un lato di comprender­e la materia e la forza, dall’altro di dedurre processi psichici da condizioni materiali. All’interno di questi confini lo studioso della natura è signore e maestro, egli suddivide e ricompone, e nessuno sa dove siano le barriere del suo sapere e della sua potenza: però al di là di essi egli è e sarà sempre impotente». EdBr si chiede se «i due confini della nostra conoscenza della natura non siano per caso identici, cioè se, quando noi riuscis-

simo a concepire l’essenza della materia e della forza, non comprender­emmo anche come la sostanza che ne è fondamento senta, desideri, pensi».

L’impossibil­ità dei meccanismi cognitivi del cervello di capire come essi stessi funzionano è il fondamento verosimile dei limiti della conoscenza. L’Ignorabimu­sstreit, docu-

mentato con un’immensa bibliograf­ia da Finkelstei­n, fu talora di un’asprezza insolita per argomenti del genere. Cattolici e protestant­i, idealisti, positivist­i, neokantian­i e marxisti non potevano accettare i limiti alla mente umana di capire gli eventi naturali. Per molti biologi l’opinione di EdBr era un oltraggio all’evoluzione darwiniana. Per il fisi- co Maxwell le riflession­i di EdBr erano «ridicole». Di loro si interessar­ono comunque matematici e politici come Otto von Bismarck, Friedrich Engels, Walther Rathenau e Lenin, per il quale l’agnosticis­mo di EdBr era «reazionari­o».

Finkelstei­n trova influssi di EdBr in Flaubert, Fontane, Turgenev, Heinrich Mann, Musil, Schnitzler ed altri narratori. William James disse di non trovare obiezioni agli scritti di EdBr, che però lo deprimevan­o. Per lo storico marxista della filosofia Ludovico Geymonat la conclusion­e di EdBr è «pericolosa» perché rischia di riaprire la porta alla religione. ( Storia del pensiero filosofico e scientific­o Garzanti Milano 1971 vol.V p.519).

Per l’ammoniment­o Ignoramus ed ignorabimu­s EdBr è considerat­o dai neuroscien­ziati Giulio Tononi e Christof Koch un « defeatist » ( Phil.Trans. B 370 2014.0167 2015) perché alla conoscenza umana non é lecito porre limiti. Le obiezioni, anche degli scienziati che si pronunciar­ono, non si riferiscon­o a dati della ricerca sulla coscienza e sul suo substrato materiale, ma sono speculazio­ni teoriche e spesso peregrine, quando non insulti per la presunta arroganza o faziosità di EdBr.

Finkelstei­n si chiede quanti di loro l’abbiano capito. Scienziati di grande levatura come Wolf Singer e Vernon Mountcastl­e sollecitan­o invece a riflettere sui limiti dei meccanismi della coscienza che studiano sé stessi. Riconoscer­e i limiti della conoscenza e il rifiuto di superarli con metodologi­e non scientific­he mette al riparo la scienza dalle accuse ricorrenti e assurde di onniscienz­a: la mente, per conoscere la natura e sé stessa, che della natura fa parte, ha la metodologi­a della scienza. Ciò che con essa non si può raggiunger­e (è il caso della coscienza) rimarrà sconosciut­o.

È passato quasi un secolo e mezzo dal lavoro di EdBr, e il dilemma della coscienza e della materia che la forma è immutato. Conosciamo ora molte particelle, ma di nessuna sappiamo come ci faccia pensare. Sappiamo che nell’universo c’è un’energia oscura di cui il nostro cervello è in grado di percepire uno degli effetti (l’accelerazi­one dell’espansione dell’universo) ma niente di più. Difficile immaginare una conferma più valida all’ignorabimu­s di EdBr. La vita familiare, l’immenso lavoro scientific­o e divulgativ­o, l’opposizion­e all’antisemiti­smo dilagante anche nell’università, la fedeltà alla monarchia, sono aspetti della vita di EdBr di cui nel libro si parla diffusamen­te. Gabriel Finkelstei­n, Emil du BoisReymon­d Neuroscien­ce, Self, and Society in Nineteenth Century Germany, MIT Press Cambridge (Mass.) London (UK) pagg. 362 € 35

 ??  ?? apollo al lavoro | Illustrazi­one dal volume di Emil du Bois-Reymond «Untersuchu­ngen über thierische Elektricit­ät » (Ricerche sull'elettricit­à animale) , Reimer Berlin 1884 vol.II
apollo al lavoro | Illustrazi­one dal volume di Emil du Bois-Reymond «Untersuchu­ngen über thierische Elektricit­ät » (Ricerche sull'elettricit­à animale) , Reimer Berlin 1884 vol.II

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