Italiani al di là dei cliché
Andrà detto subito: tutti i libri che discettano sul presunto carattere degli italiani, anche i più colti e puntuali, incorrono nel rischio inevitabile di risultare una sorta di macroglossa a quelle barzellette che principiano con «ci sono un italiano, un tedesco e un francese...». Per questa ragione occorre avventurarsi nelle paludi di questo antico e i mperituro genere letterario (alludo appunto ai saggi sui costumi nazionali, ai pamphlet sui pregi e difetti degli abitanti della penisola, ai trattati su questa chimera che si suole chiamare identità italiana) muniti dell’attrezzatura adeguata, per non impantanarsi, dopo i primi passi, nella retorica più vieta e nei luoghi comuni di sempre.
Tra i pochi a disporre delle dotazioni necessarie (ironia, leggerezza, gusto per la divagazione, enciclopedismo leggiadro, dimestichezza giocosa nel passare dai riferimenti alti -Goldoni, Foscolo, Stendhal…- alle citazioni pop -Totò, gli spaghetti, i rotocalchi popolari) per rimanere indenni dopo l’ennesimo attraversamento delle sabbie mobili dell’italianità è Raffaella De Santis, nel suo Mammiferi italiani. Storie di vizi, virtù e luoghi comuni. Già in un lavoro precedente, Le parole disabitate, libro di lepida intelligenza passato purtroppo quasi inosservato - un catalogo di lemmi desueti che finiva con l’essere un repertorio storico-culturale del Novecento - la giornalista laziale ne aveva dato prova. Anche qui, sotto la protezione del nume tutelare Giorgio Manganelli, invocato sin dal titolo ( Mammifero italiano è la raccolta di corsivi sul tema firmati dall’autore di Hilarotragedia, capolavoro impareggiabile dell’italianologia) e citato in epilogo, l’autrice allestisce quasi un repertorio, un catalogo di tratti distintivi della stirpe italica (l’indolenza, lo scarso amor patrio, l’amoralità, la “mitofilia” la propensione al bel canto, la dedizione alla cucina, la genialità, la corruttibilità…). Ma ciascuna voce funziona, come si è detto, come una lunga, sorniona digressione attraverso i materiali più vari (cronaca, cinema, letteratura): questo andamento trasversale consente al lettore di stare al gioco di non prendersi troppo sul serio, sebbene un malinconico disincanto risuoni al fondo delle pagine di De Santis.
Qualora tutto ciò non bastasse, si potrebbe bilanciare la lettura di Mammiferi italiani con quella di un volume collettaneo assai interessante, licenziato dall’officina di «Allegoria», una delle riviste letterarie più vivaci e innovative in circolazione. Si sta parlando di Made in Italy e cultura. Indagine sull’identità italiana contemporanea, a cura di Daniele Balicco. L’inchiesta è assai ricca e varia: organizzazione industriale, biodiversità, design, moda, cinema, musica, lingua italiana, filosofia e letteratura; e tra gli altri, ha il pregio di offrire una prospettiva eccentrica, guardando soprattutto al dato culturale (tutt’altro che univoco e stereotipato) che questo sistema complesso produce fuori dai confini nazionali (la sezione sul cinema è in questo senso esemplare). Rimane tuttavia del tutto assente, in questo quadro di insieme, una riflessione altrettanto incisiva sugli aspetti conflittuali e problematici che ciascun elemento dell’indagine nasconde (precarizzazione del lavoro, disoccupazione giovanile, marginalizzazione e sfruttamento degli immigrati, impoverimento culturale, depotenziamento delle risorse per cultura e istruzione), cosa insolita per una rivista di antica tradizione materialistica: vivamente auspicabile un secondo volume dell’inchiesta.
Raffaella De Santis, Mammiferi italiani. Storie di vizi, virtù e luoghi comuni, Laterza, Bari, pagg. 164, € 14
Daniele Balicco (a cura di), Made in Italy e cultura. Indagine sull’identità italiana contemporanea, Palumbo, Palermo, pagg. 318, € 30