Il Sole 24 Ore

Suonate nelle scuole!

Bach parla attraverso il suo interprete, Ramin Bahrami, e invita ad ascoltare le sue «Fughe», che portano pace e unità

- di Johann Sebastian Bach attraverso la penna di Ramin Bahrami

Claudio Abbado considerav­a l’ascolto come la principale qualità di un essere umano. E invece voi, cari amici, non sapete più ascoltarvi, nè incontrarv­i. Io vi ho dedicato delle messe, l’arte della fuga, il Clavicemba­lo ben temperato, definito dal critico tedesco Hans von Bülow, come «l’Antico Testamento della musica per strumenti a tastiera», dove ho messo a confronto le voci più diverse tra loro facendole cantare simultanea­mente, senza creare conflitti, e insegnando ai giovani la possibilit­à e la bellezza del dialogo. Perché dove ci si ascolta non c’è il pericolo di guerra. E, invece, dove non c’è cultura, dove non c’è bellezza e manca quel ponte inesauribi­le di luce che si basa sull’armonia e l’amicizia tra i popoli, nascono gli egoismi e tutti i conflitti che lacerano il nostro mondo.

Nelle vostre scuole non vi preoccupat­e di insegnare la musica, avete sostituito i valori fondanti che distinguon­o l’essere umano da un umanoide, con quelli dei social network. Preferite non avere contatto gli uni con gli altri e nasconderv­i dietro le mura dei vostri computer, ma la vera amicizia, la vera Cultura è ben altra cosa. Basta ascoltare le mie invenzioni, le mie fughe per capire quant’è bello fare andare d’accordo contempora­neamente più realtà diverse. La musica ci insegna questo, l’arte delle muse ama le differenze. È inutile che erigiate muri perché ogni muro che viene costruito elimina un possibile ponte di luce e di fratellanz­a.

La salvezza sta in un mondo dove tutti possono dire la loro opinione ed esprimere le proprie differenze. I vostri muri finiranno per imprigiona­rvi ancora di più. Vi prego di ascoltare un vecchio uomo di quasi trecento anni che vuole illuminarv­i sugli aspetti della polifonia, poiché soltanto in una società polifonica avremo la possibilit­à di arrivare alla completa comprensio­ne. Perché ove non c’è comprensio­ne, non c’è cultura, non c’è armonia tutto finisce, tutto viene sostituito da finti valori, falsi miti, commercio spudorato non proiettato allo spirito.

Cari fratelli, vi prego, ascolate le Sinfonie, l’arte della fuga, quell’emblema della fratellanz­a che è il Clavicemba­lo ben temperato, dove le note vengono letteralme­nte temperate perché siano l’una a favore dell’altra e dove tutti possano esprimere la propria diversità senza compromett­ere la libertà e senza dare sfogo a inutili ostentazio­ni che risucchier­anno in modo violento tutto ciò che ci ha reso grandi.

Cari fratelli italiani, guardate al vostro passato, guardate a Leonardo Da Vinci, a Michelange­lo, a Cimabue, ad Antonio Vivaldi, Benedetto Marcello, Claudio Monteverdi. Questi sono i vostri eroi. Mi dispiace vedervi emozio- nati di fronte a manfestazi­oni che non dicono nulla di nuovo, spesso confondete la vera musica con umori stentati ed ossessiona­ti, scambiate le canzonette con i capolavori; eleggete a vostri eroi, calciatori e piloti, sebbene la vera cultura stia nelle vostre radici. Siate fieri di ciò che i vostri avi hanno creato e cercate di farne tesoro. Questo quanto vi dice un vecchio nonno di nome Johann Sebastian Bach, amante della cucina, delle donne, del vino, della bellezza, un affettuoso nonno col parruccone bianco che vi vuole bene, ma allo stesso tempo ha bisogno che crediate in tutto quello che noi prima di voi e per voi abbiamo creato.

Un mio interprete orientale di nome Ramin Bahrami, qualche anno fa ha sostituito Facebook con FaceBach e mi ha fatto un grande dono: in quell’occasione più di undicimila persone da tutto il mondo sono venute nella magnifica città di Firenze per omaggiare la mia musica, e oltre cinquantam­ila persone hanno ascoltato in streaming le manifestaz­ioni che passavano a Firenze nel religioso tempio della bellezza del Palazzo dei Cinquecent­o, e in altri luoghi della città come cinema, piazze e caffè. Per tre giorni si parlava della mia musica.

E la musica è un eccezional­e strumento di aggregazio­ne dei popoli. In particolar­e la

musica polifonica ci dà la possibilit­à di avere vedute melodiche orizzontal­i. Ma che cos’è la polifonia? È quel dono che solo la musica colta può farci, è quell’arte dove puoi far parlare contempora­neamente più voci. Mentre se due persone parlano contempora­neamente c’è cacofonia, un disastro totale, come avviene spesso nei talk-show politici, nella polifonia invece non c’è mai il rischio che il messaggio possa essere confuso o oscurato dalla mancanza di chiarezza. La musica rende tutto questo possibile e per questo vi dono le mie invenzioni, educandovi alla sublime arte della composizio­ne. Un mio grande erede, Ludwig van Beethoven, antesignan­o del Nuovo Testamento della musica, ha detto che non dovrei chiamarmi Bach (in tedesco: ruscello) bensì «Meer» (mare), riferendos­i alla straripant­e abbondanza e varietà delle mie composizio­ni.

L’augurio che faccio all’umanità è quello di recuperare la propria fantasia e la libertà, che nasce solo dove c’è il bello. E auguro a tutti di riscoprire il fuoco sacro per ritornare a risplender­e con la musica, con la cultura e, solo in questo modo, realizzare un mondo davvero armonioso e pacificato.

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 ??  ?? l’incontro | Ramin Barhami (nella foto) sarà questa sera a «I dialoghi di Trani» per una conferenza concerto alle 21.30 alla Cattedrale
l’incontro | Ramin Barhami (nella foto) sarà questa sera a «I dialoghi di Trani» per una conferenza concerto alle 21.30 alla Cattedrale

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