Intreccio di corpi nella bruma
Vi anticipiamo un estratto del testo che Marinella Guatterini ha scritto per «Attraverso i muri di bruma » del coreografo scozzese Billy Cowie. La performance, pensata appositazio-mente per gli spazi della Fondazione Prada, di cui Guatterini è advisor, ve
Nelle sette “stazioni” di Attraverso i muri di bruma, lo scozzese Billy Cowie, compositore/coreografo, scrittore/teorico di una speciale Anarchic Dance e filmmaker per installazioni di teatro e danza, offrirà alla Fondazione Prada un vagabondaggio intimista, ma anche beffardo, tra immagini in sovrapposizione, costruite da corpi “veri” e “falsi”...
Con la sua danza poeticamente ambigua e velata, si tufferà idealmente a capofitto tra le pieghe di un dibattito su corpo e tecnologia, che dall’uomo “simbionte” di Giuseppe Longo, informatico umanista, può giungere alle molteplici ramificazioni della fenomenologia. Il “simbionte” avrebbe enormemente potenziato il campo delle sue cognizioni e della sua razionalità, a scapito però delle proprie facoltà etiche, estetiche ed emotive... La danza “vera/falsa” di Cowie, con i suoi incerti confini tra biologico e tecnologico, ne suggerirebbe la presenza tra i suoi undici
danzatori… Invece, nel solco della fenomenologia, l’artista accoglie l’idea di “corpo naturale” come intreccio di articolazioni e operazioni compiute che altro non sono che techné, e la tecnologia come suo ulteriore slancio vitale...
Esternazioni verbali rafforzano talvolta la danza... Nella pièce Art of Movement, – la vedremo in 3D, accanto ai celebri Tango de Soledad, t’es pas la seule e Under Flat Sky e Jenseits,– Cowie fa analizzare da una delle sue danzatrici “vere/false”, ben 122 tecniche coreografiche... L’effetto è esilarante e credibile; quasi non dubitiamo della veridicità di passi e po-
sture come fosse un testo di Rudolf Laban, il massimo teorico della danza libera d’inizio secolo: invece, la serietà della fascinosa impresa vacilla in una ingannevole surrealtà nelle parole della storia della danza che Cowie reinventa e riscrive. […] Quanto all’esperienza in 3D, non va inscritta in quella tradizione che dagli anni Cinquanta, con Merce Cunningham, pioniere e maestro statunitense di ogni tipo di coreutico flirt tecnologico, procede sino ai giorni nostri. La prassi di Cowie è solo tangenziale a questa prospettiva di lungo corso della coreografia contemporanea…
Il formarsi delle sette stazioni simultanee nella prima parte di Attraverso i muri di bruma, e dell’ultima, e unica, stazione della seconda, è piuttosto un ritmo/ musica che da alcuni assoli come Noche de Quatro Lunas - un interprete solitario si stringe in duetto con un albero... - porta a una collettività. Si passa dalla gigantesca ballerina in 3D – in Casa di nebbia 1 appare come se si muovesse entro l’edificio in cui si trova – a una sua corrispettiva, impegnata, in Casa di nebbia 2, nella stessa danza ma live... Brevi coreografie sopraelevate su un balcone ( Danza di paura) e su un terrazzo ( Herz, cuore) paiono stagliarsi al di sopra della vita quotidiana, in un luogo ideale... Tutto rende i protagonisti lontani, inavvicinabili, avvolti in movimenti che esalano il sapore della perdita e della bramosia... Nel finale, Attraverso i muri di bruma raduna tutti gli interpreti contro un muro specchiante: si danza in un unisono intervallato da alcuni assolo e la parola poetica di un Lieder... si arrotola e srotola: multilingue... È come “la messa in figura di una postura”, tesa a raggiungere una collettiva armonia...
Nel suo dispiegarsi anche temporale - dopo il calar del sole e sino a notte fatta - , il progetto pluridimensionale e ritmico di Cowie ricorda un rito dionisiaco mascherato… Nulla di naturalistico, rappresentativo, consequenziale... il manto che tutto avvolge è trasparente, la visione nebbiosa. I muri sono metaforicamente attraversati da “portatori” di memoria, nostalgia, profezia... La poetica di Cowie poggia su di un architrave complesso e nasconde misteri da scandagliare.