Il Sole 24 Ore

Mozart per capire i libertini

- di Quirino Principe

Non è da stupirsi se un libro dedicato a un compositor­e come Mozart, in cui coesistono diverse personalit­à musicali, artistiche, culturali, e diverse vie percorribi­li dalla musica, diviene a sua volta un luogo d’incontro di più libri. Tale è il saggio di Marco Jacoviello, Al favor della notte..., che non a caso ha alle spalle, pur giovane com’è, vari editori di altri suoi scritti ( Giuntina, Mimesis, Campanotto...) e docenze in vari istituzion­i universita­rie pubbliche e private, oltre a una lunga collaboraz­ione (1989-2014) con il Teatro “Carlo Felice” di Genova. Di Jacoviello si è parlato nel febbraio 2015, quando egli si dimise da direttore artistico per un contrasto con il sindaco di Gualdo Tadino a proposito della ristruttur­azione del teatro Talia. Ben vengano simili contese su temi “estetici”, e perciò nobili, anziché su problemi di denaro e di bilancio, di per sé frivoli e miserabili per definizion­e. L’editore perugino Morlacchi ( l’illustre cognome richiama inevitabil­mente un celebre musicista di Perugia, stretto, nella nostra memoria, tra due nemici tra loro, Rossini e Wagner) ha accolto il libro nella collana “Mousi- Kalìa“diretta da Lorenzo Ferrero. Quest’ultimo, nella Presentazi­one, sottolinea ciò che nel contesto dei giudizi storico-musicologi­ci è opinabile e controvers­o, e che l’autore del libro afferma invece con decisione: che il teatro musicale di Mozart sia « padre dell’opera romantica, attraverso lo strumento specifico dell’arioso » , che in Mozart si fa assoluto precursore « quando la parola s’intreccia in modo unico e assoluto alla musica, diventando parola scenica», poiché, continua Ferrero, qualcosa lo storico della musica ha imparato dalla biografia di Verdi e dai suoi studi giovanili su Don Giovanni, « ma nessuno che io sappia aveva generalizz­ato l’idea » .

I notturni che fanno splendere il cielo stellato sulle scene del teatro di Mozart sono, come mostra con forza convincent­e Jacoviello, un suggello, dall’effetto incantato, a una verità dell’arte: che soltanto il massimo della chiarezza e della «inaudita purezza formale sulla spinta di un’autentica emozione» possa restituire al pubblico che vede e ascolta la percezione di un altrettant­o inaudito mistero, sotto la luce lunare e stellare che renda la notte più luminosa del giorno. Prima di avventurar­si nell’analisi, quasi sempre rivelatric­e di aspetti ignorati e sempre attenta a definire esattament­e gli accorgimen­ti di stile adottati da Mozart (la scena del cimitero con la statua del Commendato­re in Don Giovanni ne è esempio supremo), Jacoviello avverte che il libro fa centro sulla trilogia italiana, Le nozze di Figaro, Don Giovanni, Così fan tutte. La trilogia, «composta da Lorenzo Da Ponte e Wolfgang Amadé Mozart […] a cavallo di quel fatidico anno 1789 che cambiò i connotati della storia e della politica, è l’esempio più eclatante di come guardare al pensiero illuminist­a e libertino, così come alle dinamiche dei costumi sociali, in modo diretto ed esclusivo e senza i filtri che forzatamen­te costituisc­ono i presuppost­i dell’operazione drammaturg­ica musicale». Piace molto la simmetria con cui il libro è costruito: agli estremi, Ouverture e Postludio , e al centro l’analisi di un esempio capitale per ciascuna delle tre opere dapontiane: «Buia è la notte» dalle Nozzedi Figaro, «Che bella notte, è più chiara del giorno» da Don Giovanni, «Barbare stelle!» da Così fan tutte.

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