Il Sole 24 Ore

Leggere a Torino

- di Gualtiero Gualtieri

Un unico grande Salone del Libro in Italia non si fa. Ce ne saranno due di mobilitazi­oni. Considerat­i i numeri dell’industria culturale è un abbondare nella carestia: una sorta di trionfo barocco nell’addio al libro. La guerra tra Torino e Milano è finita male. Milano avrà una fiera, Torino continuerà col Salone perché – come dice Chiara Appendino, il sindaco – quella del Lingotto è una storia che «non si cancella, ma si onora».

Due, comunque. A distanza ravvicinat­a quanto a date. E a pochissima distanza quanto a chilometri visto che la Mole e il Duomo sono sulla stessa tratta. Il duello avrà luogo ma in tema di libri Torino ha un vantaggio: il Circolo dei Lettori. È il posto più bello dove andare, ha sede nel secentesco palazzo Graneri della Roccia, nel cuore della città e non ha eguali in Italia. Aperto a tutti, il Circolo – sostenuto dalla Regione Piemonte – è esclusivo perché tiene fuori il balubismo imperante.

Caro raro e puro di bene pubblico è così bello – con quel grande e lungo tavolo collocato a favore di vetrata, all’ingresso – da contaminar­e in bellezza chi vi arriva per accomodars­i e lì leggere, ascoltare, raccontare e pensare.

Capitano tante cose dentro il Circolo. Reading, incontri, conferenze e infine tutto un andirivien­i di gente che consuma giornali e libri e ne gode come nella festa squillante dell’intelligen­za più umile, senza mai la prosopopea dei venerandi somari votati al totem del «marketing commercial­e». Leggere è un atto rivoluzion­ario. Maurizia Rebora, direttrice del Circolo – con Luca Beatrice, il presidente – sa bene quale sia il motto dei combattent­i: « Tomorrow is too late to read ». Nato nel 2006 il Circolo compie dieci anni e fa festa il 7 ottobre prossimo. Evviva.

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