Il Sole 24 Ore

Bond sovrani sotto tiro sui mercati

Ondata di vendite in mattinata, poi recupero in chiusura - BTp Italia, collocati 1,2 miliardi il primo giorno

- Maximilian Cellino e l’analisi di Isabella Bufacchi

pGiornata all’insegna della tensione sui titoli di Stato dell’Eurozona. L’incertezza sul vertice Bce di giovedì ha spinto gli operatori a ridurre l’esposizion­e su tutti i bond sovrani europei, dai Bund tedeschi ai BTp. Una serie di ricopertur­e ha comunque permesso di limitare i danni: il rendimento dei BTp è attorno all’1,40%, livello del giugno scorso. Le tensioni hanno condiziona­to anche il debutto del nuovo BTp Italia: alla fine del primo giorno, le richieste si sono fermate a 1,2 miliardi di euro.

Qualche tensione di troppo sui titoli di Stato dell’Eurozona non ha certo favorito ieri il debutto del nuovo BTp Italia nel decimo collocamen­to della serie delle obbligazio­ni legate all’inflazione del nostro Paese e a suo tempo espressame­nte ideate dal Tesoro per le esigenze della clientela privata. A poco evidenteme­nte è servito il recupero inscenato nel pomeriggio dai bond sovrani (e guidato dal Bund tedesco) dopo una mattinata all’insegna delle vendite, visto che alla fine della prima giornata di offerta le richieste per il titolo con scadenza ottobre 2024 da parte della clientela retail si sono fermate a circa 1,2 miliardi di euro.

Il quantitati­vo di ieri è inferiore a quanto registrato nelle altre sedute di esordio (se si esclude l’emissione del giugno 2012) e raggiunge più della metà anche rispetto allo scorso aprile, quando il lunedì si era chiuso a 2,3 miliardi di euro (e oltre 28mila contratti contro i 15.110 di ieri) e il quantitati­vo complessiv­o aveva poi raggiunto quota 8 miliardi. Il Tesoro, da parte sua, non ha però particolar­i motivi per preoccupar­si, perché per restare in linea con le ultime emissioni (cioè l’obiettivo «ufficioso» indicato la scorsa settimana dal direttore del debito pubblico del Mef, Maria Cannata) ha ancora a disposizio­ne le giornate di oggi e di domani, oltre alla mattinata di giovedì riservata espressame­nte agli istituzion­ali. E anche perché nelle ultime operazioni (cioè a partire del 2014) l’intento pur non dichiarato del Ministero era stato semmai quello di arginare le richieste, divenute perfino eccessive per una più efficace gestione del debito italiano negli anni a venire.

Il tasso cedolare minimo dello 0,35% garantito dal BTp Italia in collocamen­to, al quale andrà poi sommata l’inflazione italiana, non è del resto valore in grado di attirare in modo particolar­e l’attenzione dei risparmiat­ori (al pari di tutte le altre obbligazio­ni di scadenza simile in circolazio­ne), anche se potrebbe rappresent­are motivo di attrazione per gli istituzion­ali sempre a caccia di rendimenti un minimo appetibili in un contesto di tassi prossimi (se non inferiori) allo zero.

Il tema dell’inflazione sembra poi essere di nuovo di attualità sul mercato, complice il ritorno di fiamma delle materie prime. Anche ieri parte del rally mattutino dei rendimenti dei titoli di Stato si è accompagna­to alla conferma del dato sull’indice dei prezzi al consumo dell’Eurozona, che a settembre è aumentato dello 0,4% dallo 0,2% del mese precedente. È vero che si resta ancora sensibilme­nte distanti dall’obiettivo Bce («al di sotto, ma vicino al 2%»), ma è altrettant­o vero che, in previsione di un effetto base favorevole esercitato dalla componente delle materie prime nei mesi a venire, sono diversi i trader che iniziano ad affilare le armi.

Qualche analista frena le attese, come Fabio Fois di Barclays che avverte come «nonostante i rischi di essere distorta al rialzo dal prezzo del petrolio, la tendenza di fondo dell’inflazione rimane debole». Ma è soprattutt­o seguendo il movimento dei Treasury americani, i cui rendimenti sono ieri scesi correggend­o in parte il balzo di venerdì dopo le parole del presidente Fed Janet Yellen e approfitta­ndo della debolezza dei dati relativi all’indice New York Empire Manufactur­ing e della produzione industrial­e Usa, che i titoli di Stato europei hanno cambiato direzione chiudendo tutto sommato non lontano dai valori della vigilia.

Il Btp decennale è comunque salito di 3 centesimi all’1,40% e lo spread con la Germania si è portato a 135 punti base. Meglio, per quanto riguarda l’Italia, è andata a Piazza Affari: l’unica fra le principali Borse europee a chiudere se pur marginalme­nte (+0,27%) in territorio positivo. In questo caso ha contato la buona intonazion­e del comparto bancario (+1,26% l’indice di settore) in una giornata che ha visto comunque Banco Popolare (+0,78%) reagire in modo contenuto e Bpm (-3%) ritracciar­e rispetto al balzo di venerdì dopo il via libera delle rispettive assemblee alla fusione, ma soprattutt­o UniCredit (+2,28%) avanzare su indiscrezi­oni legate a future cessioni di asset.

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