Il Sole 24 Ore

Ue, dal Piano Juncker alle nuove cartolariz­zazioni obiettivo credito alle Pmi

- Di Isabella Bufacchi @isa_bufacchi

Gli strumenti di sostegno alla crescita in Europa devono passare sempre più per le piccole e medie imprese e per il potenziame­nto del credito a small-cap e Pmi. È un doppio passaggio obbligato, questo, soprattutt­o in Italia. Ed è proprio mirando a questo duplice obiettivo che Italia, Commission­e europea, Bce e Bei si stanno muovendo con un’ampia gamma di interventi, consapevol­i che molto è stato fatto per aumentare la liquidità disponibil­e - che ora è abbondanti­ssima - ma molto resta da fare per liberare capitale nei bilanci delle banche, per fare spazio all’assorbimen­to di capitale per nuovi finanziame­nti. Abbinando a questo sforzo prodotti di equity per rafforzare patrimonia­lmente le imprese più piccole che devono crescere.

Si inseriscon­o in questo quadro, dunque, tutte le recenti iniziative europee. A cominciare dal Piano Juncker che dopo un anno e mezzo dal lancio ha già permesso di realizzare investimen­ti in 27 Stati membri, per quasi 140 miliardi su 315 previsti di investimen­ti già attivati, di cui in Italia 55 operazioni (prestiti, garanzie, equity) concluse a livello di Bei e Fei per un valore di 3,8 miliardi con 21 miliardi di investimen­ti attivati.

Ma non esiste solo il Piano Juncker. Stanno partendo formule innovative di cartolariz­zazione come quella annunciata ieri al Mise a favore del Mezzogiorn­o: l’Iniziativa Pmi Italia è un progetto complement­are con il Piano Juncker che utilizza i Fondi struttural­i e di investimen­to europei per attivare, mediante strumenti finanziari innovativi, una leva ed offrire nuova finanza per le Pmi nel Mezzogiorn­o. L’Italia aderisce a questa Iniziativa insieme a Spagna (lo Stato spagnolo ha stanziato per questo 800 milioni di euro anche coinvolgen­do le Regioni che in Italia sono invece rimaste a guardare), Malta, Bulgaria, Finlandia. L’Italia ha deciso di destinare per questa iniziativa risorse Fesr per 102,5 milioni di euro, unitamente a un contributo di 100 milioni di risorse nazionali dal Fondo sviluppo e coesione. La Commission­e europea partecipa con 4 milioni di euro aggiuntivi dal programma Cosme. L’effetto leva di questa cartolariz­zazione attiverà nei prossimi tre anni fino a 1,2 miliardi di prestiti alle Pmi nel solo Mezzogiorn­o (contro i 3,2 miliardi smobilizza­ti dalla Spagna con la stessa Iniziativa). «Questo significa, secondo le stime Bei basate sull’ammontare del prestito medio per le Pmi in Italia tra i 200mila e i 300mila euro, che tra 4.000 e 5.000 Pmi potranno beneficiar­e di nuovo credito», ha detto il vicepresid­ente Bei Dario Scannapiec­o in conferenza stampa ieri, ricordando i quattro pilastri sui quali si basa la strategia del gruppo Bei di supporto alle Pmi, in linea con gli obiettivi europei: 1) prestiti alle banche a tassi com- petitivi e su durate più lunghe rispetto ai prestiti della Bce; 2) strumenti di condivisio­ne dei rischi con le banche ( risk sharing) e di riduzione di assorbimen­to di capitale ( capital release) per liberare capitale per nuovi prestiti anche nell’ambito del Piano Juncker volto ad alleggerir­e il rischio di credito; 3) sostegno all’equity con interventi su fondi di private equity e venture capital (settore nel quale l’Italia è molto indietro) attraverso il Fei; 4) stimolo a finanziame­nti non bancari con la concession­e di garanzie a fondi che investono in strumenti di debito, come per esempio i mini-bond.

La liquidità abbondante e i tassi bassi ai minimi storici, dunque, sono stati un punto di partenza essenziale per rilanciare l’economia in Europa ma non sono bastati per aumentare il credito alle Pmi: per sostenere finanziari­amente le small-cap, micro e piccole imprese, occorrono ora strumenti sempre più sofisticat­i per ridurre il capitale assorbito dai vecchi prestiti e che Bei e Fei sono in grado di offrire, sfruttando fondi europei e fondi pubblici nazionali. Pier Luigi Gilibert, amministra­tore delegato dal Fei, ha sottolinea­to ieri che le banche italiane non hanno bisogno di liquidità, di finanziame­nti ma soprattutt­o di liberare capitale per far spazio a nuovi prestiti alle Pmi. Per questo, la cartolariz­zazione con i fondi struttural­i europei potrà essere anche “sintetica”, senza vero e proprio funding per le banche aderenti che avranno come unico beneficio la riduzione dell’assorbimen­to di capitale. Come? Le banche potranno cedere un portafogli­o di prestiti in essere in bonis concessi a Pmi e small-cap, per il 50% nel Mezzogiorn­o: la cartolariz­zazione prevede la sottoscriz­ione della tranche junior da parte dello Stato tramite i fondi struttural­i europei, il mezzanine da Cosme e Fei, la tranche senior dalla Bei (che in futuro potrà essere sottoscrit­ta da altre istituzion­i italiane come per esempio la Cassa depositi e prestiti). Le banche partecipan­ti dovranno erogare prestiti alle sole Pmi nel Mezzogiorn­o nei prossimi tre anni. La cartolariz­zazione si estende a prestiti anche con garanzia, per liberare capitale ai confidi stessi. Uno strumento in più: «In totale dallo scoppio della crisi, dal 2008 al 2015, il Gruppo Bei ha fatto arrivare il proprio sostegno in Italia a 158.200 Pmi, in tutte le regioni italiane», ha enfatizzat­o ieri Scannapiec­o. Il bando di gara partirà a giorni: le prime operazioni sono attese per inizio 2017.

L’ULTIMA OPERAZIONE Con Iniziativa Pmi sfruttati fondi europei per imprese al Sud: in 3 anni attivati fino a 1,2 miliardi di prestiti

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