Ue, dal Piano Juncker alle nuove cartolarizzazioni obiettivo credito alle Pmi
Gli strumenti di sostegno alla crescita in Europa devono passare sempre più per le piccole e medie imprese e per il potenziamento del credito a small-cap e Pmi. È un doppio passaggio obbligato, questo, soprattutto in Italia. Ed è proprio mirando a questo duplice obiettivo che Italia, Commissione europea, Bce e Bei si stanno muovendo con un’ampia gamma di interventi, consapevoli che molto è stato fatto per aumentare la liquidità disponibile - che ora è abbondantissima - ma molto resta da fare per liberare capitale nei bilanci delle banche, per fare spazio all’assorbimento di capitale per nuovi finanziamenti. Abbinando a questo sforzo prodotti di equity per rafforzare patrimonialmente le imprese più piccole che devono crescere.
Si inseriscono in questo quadro, dunque, tutte le recenti iniziative europee. A cominciare dal Piano Juncker che dopo un anno e mezzo dal lancio ha già permesso di realizzare investimenti in 27 Stati membri, per quasi 140 miliardi su 315 previsti di investimenti già attivati, di cui in Italia 55 operazioni (prestiti, garanzie, equity) concluse a livello di Bei e Fei per un valore di 3,8 miliardi con 21 miliardi di investimenti attivati.
Ma non esiste solo il Piano Juncker. Stanno partendo formule innovative di cartolarizzazione come quella annunciata ieri al Mise a favore del Mezzogiorno: l’Iniziativa Pmi Italia è un progetto complementare con il Piano Juncker che utilizza i Fondi strutturali e di investimento europei per attivare, mediante strumenti finanziari innovativi, una leva ed offrire nuova finanza per le Pmi nel Mezzogiorno. L’Italia aderisce a questa Iniziativa insieme a Spagna (lo Stato spagnolo ha stanziato per questo 800 milioni di euro anche coinvolgendo le Regioni che in Italia sono invece rimaste a guardare), Malta, Bulgaria, Finlandia. L’Italia ha deciso di destinare per questa iniziativa risorse Fesr per 102,5 milioni di euro, unitamente a un contributo di 100 milioni di risorse nazionali dal Fondo sviluppo e coesione. La Commissione europea partecipa con 4 milioni di euro aggiuntivi dal programma Cosme. L’effetto leva di questa cartolarizzazione attiverà nei prossimi tre anni fino a 1,2 miliardi di prestiti alle Pmi nel solo Mezzogiorno (contro i 3,2 miliardi smobilizzati dalla Spagna con la stessa Iniziativa). «Questo significa, secondo le stime Bei basate sull’ammontare del prestito medio per le Pmi in Italia tra i 200mila e i 300mila euro, che tra 4.000 e 5.000 Pmi potranno beneficiare di nuovo credito», ha detto il vicepresidente Bei Dario Scannapieco in conferenza stampa ieri, ricordando i quattro pilastri sui quali si basa la strategia del gruppo Bei di supporto alle Pmi, in linea con gli obiettivi europei: 1) prestiti alle banche a tassi com- petitivi e su durate più lunghe rispetto ai prestiti della Bce; 2) strumenti di condivisione dei rischi con le banche ( risk sharing) e di riduzione di assorbimento di capitale ( capital release) per liberare capitale per nuovi prestiti anche nell’ambito del Piano Juncker volto ad alleggerire il rischio di credito; 3) sostegno all’equity con interventi su fondi di private equity e venture capital (settore nel quale l’Italia è molto indietro) attraverso il Fei; 4) stimolo a finanziamenti non bancari con la concessione di garanzie a fondi che investono in strumenti di debito, come per esempio i mini-bond.
La liquidità abbondante e i tassi bassi ai minimi storici, dunque, sono stati un punto di partenza essenziale per rilanciare l’economia in Europa ma non sono bastati per aumentare il credito alle Pmi: per sostenere finanziariamente le small-cap, micro e piccole imprese, occorrono ora strumenti sempre più sofisticati per ridurre il capitale assorbito dai vecchi prestiti e che Bei e Fei sono in grado di offrire, sfruttando fondi europei e fondi pubblici nazionali. Pier Luigi Gilibert, amministratore delegato dal Fei, ha sottolineato ieri che le banche italiane non hanno bisogno di liquidità, di finanziamenti ma soprattutto di liberare capitale per far spazio a nuovi prestiti alle Pmi. Per questo, la cartolarizzazione con i fondi strutturali europei potrà essere anche “sintetica”, senza vero e proprio funding per le banche aderenti che avranno come unico beneficio la riduzione dell’assorbimento di capitale. Come? Le banche potranno cedere un portafoglio di prestiti in essere in bonis concessi a Pmi e small-cap, per il 50% nel Mezzogiorno: la cartolarizzazione prevede la sottoscrizione della tranche junior da parte dello Stato tramite i fondi strutturali europei, il mezzanine da Cosme e Fei, la tranche senior dalla Bei (che in futuro potrà essere sottoscritta da altre istituzioni italiane come per esempio la Cassa depositi e prestiti). Le banche partecipanti dovranno erogare prestiti alle sole Pmi nel Mezzogiorno nei prossimi tre anni. La cartolarizzazione si estende a prestiti anche con garanzia, per liberare capitale ai confidi stessi. Uno strumento in più: «In totale dallo scoppio della crisi, dal 2008 al 2015, il Gruppo Bei ha fatto arrivare il proprio sostegno in Italia a 158.200 Pmi, in tutte le regioni italiane», ha enfatizzato ieri Scannapieco. Il bando di gara partirà a giorni: le prime operazioni sono attese per inizio 2017.
L’ULTIMA OPERAZIONE Con Iniziativa Pmi sfruttati fondi europei per imprese al Sud: in 3 anni attivati fino a 1,2 miliardi di prestiti