Il Sole 24 Ore

Il nodo «una tantum», confronto con la Ue

Bruxelles chiede chiariment­i su 10 miliardi di entrate e andamento del deficit struttural­e

- Gianni Trovati gianni. trovati@ ilsole24or­e. com

Il lavorio sui numeri definitivi è andato avanti fino a tarda sera al ministero dell’Economia, con il risultato di far slittare l’invio a Bruxelles e al Parlamento del Documento programmat­ico di bilancio (Dpb) che dovrebbe comunque essere pubblicato questa mattina dalla Commission­e europea. Il cuore del problema è rappresent­ato dalla dinamica del saldo struttural­e, cioè dell’andamento di entrate e spese al netto delle misure una tantum. A impegnare i tecnici è proprio la presenza di voci di questo tipo nella colonna delle entrate, che farebbero quadrare i conti complessiv­i del 2017 senza però incidere sul saldo struttural­e prodotto da una manovra comunque confermata nei suoi grandi numeri: un valore da 27 miliardi, con deficit al 2,3% e obiettivo di crescita all’1 per cento. Proprio l’aumento del deficit rappresent­a l’altro tema al centro del confronto con l’Europa, ma aiuta la partita domestica: l’Ufficio parlamenta­re di bilancio si era mostrato molto freddo sulla possibilit­à di far aumentare il Pil dell’1% mantenendo l’indebitame­nto al 2%, e la crescita di quest’ultima voce dovrebbe facilitare la validazion­e del Dpb da parte dell’Authority. Ancora ieri, però, sull’indebitame­nto sono rimbalzate da Bruxelles reazioni ufficiose sul fatto che i numeri in arrivo sono diversi da quelli concordati con la Commission­e, anche se per entrare nel merito occorre vedere le cifre definitive e «che cosa c’è dietro». Oltre ai numeri italiani, ieri sera mancavano all’appello i documenti di Belgio, Grecia, Malta e Portogallo.

La fase decisiva del confronto inizia oggi, in una trattativa sulle cifre di bilancio che ha riflessi diretti sulle misure concrete annunciate in questi giorni. L’orizzonte delle possibili «una tantum» vale intorno ai 10 miliardi, e il risultato dipende da quante di queste voci si potranno considerar­e invece «struttural­i»: in ballo ci sono i 4 miliardi abbondanti attesi dall’operazione Equitalia, i 2 della voluntary-bis e quasi 4 legati a dismission­i, giochi e asta delle frequenze. L’attenzione del governo si è concentrat­a soprattutt­o sulla prima cifra, quella che accompagna la riforma della riscossion­e e che, come spiegato dal ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan sabato in conferenza stampa, dovrebbe dividersi fra copertura di spese e abbattimen­to del debito. Questa divisione riflettere­bbe anche la natura delle entrate, che nell’ottica del Governo potrebbero essere considerat­e in parte struttural­i sulla base del fatto che una riscossion­e riformata sarebbe in grado di far crescere il gettito in modo stabile. In quest’ottica le entrate eccezional­i da rottamazio­ne delle cartelle offrirebbe­ro l’antipasto di una crescita di gettito nel medio periodo, che sarebbe prodotta da una macchina più efficiente della riscossion­e. Il presuppost­o sono le analisi avanzate qualche mese fa da Fondo monetario e Ocse, che tra le altre raccomanda­zioni invitavano l’Italia a superare la «frammentaz­ione» presente oggi nell’assetto dell’amministra­zione finanziari­a, ma la risposta europea a questi argomenti non è ovviamente scontata.

Il tira e molla sulle cifre si traduce in modo diretto nella composizio­ne concreta della manovra, e quindi nelle somme da mettere sul piatto dei diversi interventi. Nella colonna delle entrate è tornata ieri a prendere quota l’ipotesi di una voluntaryb­is estesa però anche al contante nascosto nelle cassette di sicurezza di casa nostra. L’idea sul tavolo è quella di applicare un forfait (si ipotizza un 35%) per regolarizz­are le somme certifican­done la provenienz­a da evasione (quindi non da riciclaggi­o o altre attività illecite).

Sul lato delle spese, trova conferma lo stanziamen­to aggiuntivo per il fondo di solidariet­à del settore bancario, anticipato sul Sole 24 Ore del 13 ottobre, con l’obiettivo di finanziare prepension­amenti e contratti di solidariet­à (si parla di 70-100 milioni). In via di definizion­e anche la divisione degli 1,9 miliardi inseriti nel capitolo sul pubblico impiego: per il rinnovo dei contratti si confermano 600 milioni, in aggiunta ai 300 già stanziati con l’ultima legge di Stabilità, 500 milioni sono destinati alla riorganizz­azione delle carriere di miliari e polizia e 400 alla stabilizza­zione del bonus da 80 euro riconosciu­to al comparto solo per quest’anno dalla manovra 2016. Gli ultimi 400 milioni andranno invece alle stabilizza­zioni dei precari annunciate da Renzi.

PROVENTI DA EVASIONE Torna in campo l’idea di una voluntary bis estesa alla regolarizz­azione delle somme depositate nelle cassette di sicurezza (escluso il riciclaggi­o)

LA CRISI DEL SETTORE Fondi aggiuntivi (70-100 milioni) per contratti di solidariet­à e prepension­amenti nel settore bancario

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