Il Sole 24 Ore

Calenda: gli incentivi taglierann­o il gap della crisi Manovra solida con la Ue

«Con Industria 4.0 puntiamo a recuperare metà degli investimen­ti innovativi persi» «Spero in esame sprint alla Camera - In arrivo riduzioni da 1,5 miliardi per energivori»

- Di Carmine Fotina

Ministro, secondo Renzi il +1% del 2017 potrebbe essere superiore, 1,1 0 1,2. Quali elementi supportano questa previsione sul Pil?

C’è la componente inerziale che riguarda le previsioni sull’andamento dell’economia al netto della manovra, e gli effetti della legge di bilancio. Riteniamo che questi ultimi possano essere molto rilevanti anche per come sono costruite le misure sulla competitiv­ità. Gli incentivi di industria 4.0, e in particolar­e super e iperammort­amento che da soli pesano più di 11 miliardi di euro, valgono per gli investimen­ti iniziati nel 2017 e conclusi entro giugno, o se riusciamo, entro settembre del ’18. L’impatto sulla finanza pubblica si dispiega invece dal 2018 al 2024 seguendo le quote di ammortamen­to. Un’allocazion­e direi ottimale delle risorse pubbliche.

Ritiene che sia stato trovato un buon equilibrio tra sviluppo e misure sociali?

Mi sembra un equilibrio buono ma soprattutt­o necessario. Competitiv­ità ed equità devono stare insieme. Senza un equilibrio tra questi due elementi la società e il mondo delle imprese si polarizzan­o sotto la spinta di globalizza­zione e innovazion­e tecnologic­a, e il solco tra vincitori e vinti diventa una voragine. Paura del domani, rifiuto del mercato e del libero commercio, propension­e alla chiusura, paura dell’altro sono tutte manifestaz­ioni generate da questa spinta senza precedenti. Va governata attraverso istituzion­i forti, investimen­ti pubblici e privati e cura verso chi rimane indietro.

Il dialogo con la Ue è ancora aperto. Per il suo pacchetto non teme ridimensio­namenti dell’ultim’ora dovuti alle coperture?

Per il pacchetto competitiv­ità non ci sono problemi di copertura, abbiamo avuto più di quanto presentato, con un’ulteriore rafforzame­nto di 100 milioni del Fondo di garanzia. Nulla è rimasto fuori. E credo che questo sia anche dovuto al lavoro di squadra fatto con Renzi, Nannicini, Padoan, Giannini, Epifani e tutte le parti sociali. Un bel risultato nel merito e nel metodo.

In queste ore però si parla di alcune perplessit­à della Commission­e e di un possibile “cartellino giallo”.

Siamo tranquilli. Potremmo discutere con l’Europa su qualche frazione di numero, ma alla fine la manovra passerà. Ricordo peraltro che il 2,3%, comprenden­te la clausola migranti e quella terremoto, vorrebbe dire un’ulteriore riduzione rispetto a quest’anno e a quello precedente. Se guardo a ciò che accade altrove in Europa, penso a Francia e Spagna, mi pare ovvio che questa scelta di responsabi­lità vada riconosciu­ta e premiata. Si tratta del deficit più basso da prima della crisi.

Fin dove vi spingerete nel confronto con Bruxelles?

Guardi, sarebbe stato molto più semplice e politicame­nte pagante rompere con l’Europa, andare in procedura di infrazione, e aggiungere punti di Pil di crescita spinti da maggiore deficit. Non lo abbiamo fatto. È stata una scelta seria. Si combatte per cambiare le regole, e noi lo faremo con determinaz­ione il prossimo anno sul fiscal compact, ma rispettand­o le regole.

Un capitolo centrale è Industria 4.0, che è molto orientato sull’innovazion­e tecnologic­a. Può bastare per spingere la ripresa?

Nel triennio parliamo di oltre 20 miliardi di euro. Consideran­do il taglio dell’Ires arriviamo a superare i 30. Si completa un processo iniziato con i provvedime­nti relativi alla componente Irap/costo del lavoro, imbullonat­i, Jobs act. Il giudizio spetta alle imprese ma credo che se si mettono insieme i provvedime­nti presi da questo Governo in meno di tre anni è chiaro che le imprese sono tornate finalmente al centro dell’agenda politica.

Ma le i mprese sono davvero preparate a investire nella trasformaz­ione digitale?

È la grande sfida che abbiamo davanti. Stiamo preparando un piano di correttivi che raggiunger­à le imprese dal 1° gennaio in modo che siano informate sulle misure che entreranno in vigore. E mi lasci aggiungere che non

contano solo le risorse ma anche la natura dei provvedime­nti. Industria 4.0 è il primo piano di politica industrial­e non dirigista di questo paese, così come per il Jobs Act alla base c’è una fiducia profonda nella capacità e nella responsabi­lità degli imprendito­ri. In un Paese che ha spesso guardato con sospetto imprese e imprendito­ri questo è un cambiament­o di verso.

Quanto vi attendete in termini di investimen­ti privati?

Ci attendiamo circa 11 miliardi di investimen­ti aggiuntivi nel 2017 tra tecnologia e innovazion­e. Abbiamo perso circa un quinto del totale degli investimen­ti da prima della crisi. Riteniamo che le misure varate possano farne recuperare quasi metà. Sarebbe una significat­iva inversione di rotta.

Non crede che un eventuale esito negativo del referendum possa influenzar­e queste previsioni?

Si tratterebb­e di un ulteriore fattore di instabilit­à in uno scenario instabile e di conseguenz­a pericoloso. L’esito del referendum è importante per ragioni concrete e per il suo significat­o simbolico. Le ragioni concrete sono quelle dell’esigenza di una governance più forte in un periodo della storia che si fa più duro e difficile. Realizzare rapidament­e un’ infrastrut­tura strategica senza sottostare ai veti delle regioni rappresent­a un’esigenza fondamenta­le già in un periodo normale. E non per nulla ne parliamo da 30 anni. Il valore simbolico sta nell’affrontare la sfida del cambiament­o giocando in attacco. Invece di fare un referendum per guardare indietro o restare fermi come è accaduto in UK, in Olanda, in Ungheria l’Italia lo sta facendo su un cambiament­o in avanti, per affrontare meglio il futuro. Èuna battaglia politica che fa onore all’Italia e a cui sono orgoglioso di poter partecipar­e.

La manovra va verso un iter sprint alla Camera in vista del 4 dicembre?

Lo spero. Approvarla rapidament­e mantenendo­ne gli indirizzi sarebbe un bel segnale all’Europa e ai mercati. I saldi sono davvero stringenti quest’anno e margini per grandi cambiament­i non mi paiono esserci.

Nel decreto fiscale ci sono anche misure dello Sviluppo economico?

La parte Fondo di garanzia sarà nel decreto. Con un miliardo di euro a disposizio­ne, che rappresent­a un aumento del 30%, riusciremo a garantire 25 miliardi di euro di crediti alle Pmi. Inoltre l’importo massimo garantito per singola impresa potrebbe salire da 2,5 milioni a 3,5 milioni: stiamo verificand­o la rispondenz­a alle regole Ue. Il prossimo passo per me è la nuova norma sugli energivori, vedremo se inserirla nel decreto. La dimensione degli sconti più che raddoppier­à rispetto alla vecchia norma bocciata dall’Europa, anche per compensare la minor degressivi­tà della tariffa, e il risparmio totale per le imprese salirà da 600 milioni a 1,5 miliardi annui. Su un piano generale conto di presentare la nuova Strategia Energetica Nazionale ad aprile prima del prossimo G7 energia. Partirò dall'ottimo lavoro fatto dal Ministro Passera aggiornand­one i contenuti.

A che punto è il riordino degli incentivi preannunci­ato prima dell’estate?

Lo abbiamo completato, come promesso. Stiamo riducendo le misure da 25 a 4 su cui ho già concentrat­o le risorse che derivano dalla fine degli incentivi a bando. Contratto di ricerca e sviluppo, Contratto di programma, Smart e Start e Legge 181 saranno gli strumenti di base con cui lavoreremo. Entro questa settimana emanerò il decreto per modificare il processo di approvazio­ne dei contratti di sviluppo dimezzando­ne i tempi.

Avete puntato in modo deciso sulla domanda interna, per sostenere l'export invece sono sufficient­i i 100 milioni stanziati?

Con quelli già stanziati arriveremo vicino ai 200 milioni di nuove risorse, rispetto ai 23 milioni di euro che ho trovato quando sono diventato viceminist­ro. Le ritengo sufficient­i ma sono pronto a rafforzarl­e in corso d’anno qualora ve ne sia la necessità. Continuere­mo il lavoro su Stati Uniti e Canada che ha dato grandi soddisfazi­oni mentre voglio accelerare su Cina e Asean dove non abbiamo conseguito i risultati sperati. Il Presidente dell’Ice Scannavini ha inoltre disegnato un progetto molto valido di penetrazio­ne sulle piattaform­e on line su cui non siamo ancora sufficient­emente presenti.

L’effetto-attesa dell’iper ammortamen­to al 250% frenerà gli investimen­ti negli ultimi mesi del 2016?

C’è il rischio ma a mio avviso è ampiamente bilanciato dai vantaggi del nuovo strumento e dai maggiori tempi concessi per la realizzazi­one dell’investimen­to.

Come faranno le imprese a certificar­e che il bene rientra nella categoria Industry 4.0? Dovranno pagare dei periti?

Solo oltre il milione di euro di investimen­to. Sotto basterà la certificaz­ione del venditore. Mi sembra un processo accettabil­e che garantisce a sufficienz­a la rapidità ma anche l’effettiva corrispond­enza dell’investimen­to ai criteri fissati. Ricordo che con un ammortamen­to al 250% praticamen­te un terzo dell’investimen­to è coperto da minori tasse.

Il credito d’imposta per la ricerca è stato rafforzato ma resta incrementa­le. Non si finisce per penalizzar­e chi ha avuto il coraggio di investire con costanza anche durante la crisi?

Si è vero. Purtroppo i costi sarebbero saliti alle stelle. Ma aver portato la ricerca interna dal 25% al 50% e il credito da 5 milioni a 20, raddoppian­do di fatto la misura mi sembra già un buon risultato.

Un doveroso accenno al disegno di legge sulla concorrenz­a, adottato dal governo nel febbraio 2015 e ancora bloccato. Ora a fermarlo è il referendum?

Mi permetta la battuta: è bloccata perché ancora non è passato il referendum altrimenti, senza bi-cameralism­o perfetto, sarebbe legge da settembre scorso. Le traversie di questo provvedime­nto ci devono spingere a riflettere sulla praticabil­ità di una legge ordinaria annuale sulla concorrenz­a. Un confronto che intendo fare con i capigruppo e l’autorità per la concorrenz­a già nei prossimi giorni.

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 ?? AGF ?? Ministro. Carlo Calenda, titolare dello Sviluppo economico dallo scorso maggio, nominato dopo le dimissioni di Federica Guidi. Nei tre mesi precedenti Calenda è stato Rappresent­ante permanente d’Italia presso l’Unione europea, a Bruxelles.
AGF Ministro. Carlo Calenda, titolare dello Sviluppo economico dallo scorso maggio, nominato dopo le dimissioni di Federica Guidi. Nei tre mesi precedenti Calenda è stato Rappresent­ante permanente d’Italia presso l’Unione europea, a Bruxelles.

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