Attività usuranti e pesanti con requisiti differenziati
Le categorie di lavoratori che potranno accedere all’Ape social perché svolgono attività “pesanti” saranno diverse da quelle che hanno diritto ai requisiti agevolati in quanto impegnati in attività usuranti. Queste le indiscrezioni che emergono dal confronto governo-sindacati, in attesa di poter visionare i testi definitivi riguardanti le novità in ambito previdenziale che saranno contenute nella legge di bilancio.
Nella sostanza gli “usurati” continueranno a poter accedere alla pensione vera e propria, beneficiando di requisiti meno stringenti rispetto a quelli ordinari, mentre chi svolge attività “pesanti” potrà anticipare la data di uscita dal mondo del lavoro con l’Ape social, ossia un prestito che va restituito, anche se sarà a costo zero fino a 1.500 euro, in quanto i relativi oneri saranno a carico dello Stato. Le mansioni usuranti restano quelle già previste ora, mentre quelle pesanti dovrebbero ricomprendere, tra gli altri, gli operai edili, gli addetti ai servizi di pulizia, i facchini (per il dettaglio si veda la scheda a fianco. Rispetto all’elenco, in ambito sindacale si auspica l’aggiunta degli operai agricoli).
Per quanto riguarda la possibilità di anticipare la data di pensionamento, un lavoratore soggetto ad attività usurante va in pensione con il meccanismo delle quote, che parte da un valore minimo di 97,6 per i dipendenti e che richiede, a sua volta, almeno 61 anni e 7 mesi di età e 35 anni di contributi (per chi lavora meno di 78 notti all’anno la quota sale fino a 100,6). La somma di questi due minimi non dà 97 e, quindi, per andare in pensione a 61 anni e 7 mesi servono 36 anni di contributi. Oppure con 35 di contributi si sale con l’età.
Con l’Ape social, invece, gli anni di contributi dovranno essere almeno 36 e l’età almeno 63, dato che l’anticipo massimo è di 3 anni e 7 mesi rispetto al requisito di vecchiaia per tutti gli uomini e le dipendenti del settore pubblico (per quelle del privato l’anno prossimo basteranno 65 anni e 7 mesi se dipendenti e 66 anni e 1 mese se autonome, poi dal 2018 si salirà a 66 e 7).
I vantaggi per gli usuranti dovrebbero aumentare nel corso del tempo (sempre se l’Ape verrà prorogata, dato che per ora si applicherà nel 2017 e nel 2018) in quanto a questa categoria di lavoratori non si applicherà l’adeguamento alla speranza di vita, il cui prossimo aggiornamento, a livello generale, ci sarà nel 2019. Per il biennio 2019-2020, infatti, il requisito anagrafico minimo per la pensione di vecchiaia dovrebbe salire di 4 mesi in base a quanto previsto dal decreto legge 201/2011. Tuttavia l’adeguamento potrebbe essere diverso, in quanto, come testimoniato dagli ultimi due rapporti della Ragioneria generale dello Stato, mentre fino all’anno scorso si ipotizzava un aumento di 5 mesi, quest’anno, a fronte della riduzione della vita media, si è prospettato un adeguamento nullo dei parametri nel 2019.
Le novità subito applicabili per gli usuranti, però, saranno altre: eliminazione della finestra (di 12-18 mesi) tra la maturazione del diritto e la decorrenza della pensione; accesso al beneficio se si è svolta attività usurante in 7 degli ultimi 10 anni (potendo escludere l’ ultimo) oppure per metà dell avita lavorativa; autocertificazione e libretto di lavoro che attestano l’attività svolta invece della dichiarazione del datore di lavoro che spesso non è reperibile.
IL VANTAGGIO L’eta minima per il pensionamento per gli «usurati» non si adeguerà alla speranza di vita