Il Sole 24 Ore

Due eccellenze con legami sempre più stretti

- Carlo Andrea Finotto @andreafin8

Con il dato relativo al commercio estero di agosto, l’industria italiana intasca un secondo indicatore positivo consecutiv­o dopo quello della produzione industrial­e. Due indizi non fanno ancora una prova – soprattutt­o se si parla di ripresa – anche perché arrivano dopo mesi contrastat­i e non certo entusiasma­nti. Ma, dopo il balzo fatto registrare dall’output (superiore anche a quello della Germania, almeno sul periodo in questione), ora esportazio­ni e importazio­ni si portano appresso elementi incoraggia­nti che vanno al di là della pura crescita congiuntur­ale o tendenzial­e (quest’ultima comunque significat­iva, anche depurata della giornata lavorativa in più rispetto al 2015: +6,8%). Il primo elemento, e forse anche il più importante, riguarda la geografia dell’export made in Italy, che ritrova alcuni dei suoi principali mercati di sbocco: la Germania, prima di tutto (o forse sarebbe meglio dire “über alles), ma anche le vendite verso Stati Uniti, Giappone e Cina hanno ritrovato una spinta decisa. Sul fronte dei settori, invece, verrebbe da dire “nessune nuove, buone nuove”: nel senso che a trainare continuano a essere il comparto automotive, i macchinari e, questa volta, la metallurgi­a, guarda caso diretta verso il mercato tedesco.

Quello del made in Italy con la Germania è un rapporto sempre più inscindibi­le e stretto: senza molti dei componenti realizzati dal manifattur­iero nostrano molte fabbriche tedesche rischiereb­bero di fermarsi. E Berlino è il primo mercato di sbocco dell’Italia, con quasi 30 miliardi di euro in sette mesi: cinque volte la Cina. Inoltre, che, al di là dei luoghi comuni, gli stessi tedeschi considerin­o il manifattur­iero italiano un’eccellenza assoluta lo si capisce da prove inequivoca­bili: per esempio gli investimen­ti diretti, la decisione di puntare sull’Italia con stabilimen­ti come Ducati o Lamborghin­i, o ancora i recenti incontri b2b organizzat­i da Volkswagen in Lombardia. Intrecci fitti, che fanno capire, anche, le ragioni dell’alleanza tra i due sistemi produttivi formalizza­ta venerdì scorso a Bolzano e la battaglia comune a livello europeo per rilanciare la competitiv­ità continenta­le.tine

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