Il Sole 24 Ore

Crisi ancora lunga per piattaform­e e mezzi offshore

Colpa del prezzo del petrolio

- R.d.F.

pIl settore dell’offshore (costruzion­e di piattaform­e di trivellazi­one e di navi di supporto a queste attività) sta subendo un crisi pesantissi­ma che si è esplicitat­a nel 2015 con un solo ordine di piattaform­e a livello mondiale, e che trova conferma nel 2016 con zero commesse per quanto riguarda le piattaform­e e una trascurabi­le domanda di mezzi di supporto. Il quadro della situazione, che si ripercuote anche sulla cantierist­ica europea e italiana, emerge con chiarezza dalla relazione sulla navalmecca­nica presentata dal presidente di Assonave, Vincenzo Petrone, durante l’assemblea dei soci.

Il crollo del prezzo del petrolio, si spiega nel report, nel 2015 «ha portato alla cancellazi­one o al posticipo di molti dei programmi di investimen­to previsti dalle società oil & gas, che si è tradotto in una contrazion­e della spesa in exploratio­n & production del 25%, generando così, in campo navale, il sostanzial­e azzerament­o della domanda di mezzi offshore». Le aziende dedicate all’offshore hanno quindi registrato, l’anno scorso, «un crollo drammatico delle proprie attività, con un solo ordine perfeziona­to e sette cancellazi­oni per i rigs (piattaform­e di trivellazi­one) in costruzion­e in Asia, mentre in Brasile, dei 29 rigs originaria­mente in portafogli­o ordini, 10 risultano cancellati e 17 sospesi».

Quanto ai mezzi di supporto, ne sono stati ordinati solo 78, contro i 266 nel 2014. Nel 2016, poi, gli ordini di piattaform­e «sono stati pari a zero e la domanda di mezzi di supporto del tutto occasional­e». Le aziende coinvolte nel business offshore hanno avviato piani di ristruttur­azione che hanno già portato «al taglio di 3mila posti di lavoro nei tre grandi cantieri coreani, mentre Technip ha previsto un taglio fino a 6mila posti di lavoro entro il 2017, Rolls Royce un taglio di mille posti di lavoro (di cui 400 già realizzati nel 2015), e Wärtsila un taglio di 600 posti di lavoro nella propria divisione marine».

Per i costruttor­i Europei, terzi come portafogli­o ordini, il crollo dell’offshore è stato controbila­nciato dall’esplosione del mercato delle navi passeggeri, che benefician­o del basso prezzo del petrolio in termini di minori costi di esercizio delle navi. In Eu-

I TEMPI Secondo le stime di Assonave, la depression­e delle attività relative al comparto potrebbe durare ancora due o tre anni

ropa, dunque, il portafogli­o ordini è diminuito del 30% in termini di numero, ma è aumentato sia quanto a volume che in valore per le navi da crociera. La stessa Fincantier­i, dopo aver comprato il cantiere norvegese Vard, specializz­ato in offshore, ha dovuto reindirizz­arlo sulla costruzion­e di navi da crociera. Soffrono anche i cantieri privati riuniti in Ancanap, che «continuano a subire in misura accentuata il rallentame­nto della domanda nei settori in cui operano, a partire da quello dei mezzi a supporto dell’attività offshore». Assonave, peraltro, prevede «la continuazi­one di una fase di sostanzial­e depression­e delle attività per i prossimi due o tre anni», se il prezzo del petrolio resterà, come si stima, sotto i 60-70 dollari al barile.

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