Il Sole 24 Ore

Popolari, effetto Bpm-Banco in Borsa

I titoli si allineano ai rapporti di concambio - Volano Creval e Sondr io

- Paolo Paronetto

Il via libera alla fusione tra Banco Popolare e Bpm lascia il segno a Piazza Affari. In una giornata positiva per il settore bancario (+1,3% il sottoindic­e Ftse Italia Banks), l'esito delle assemblee di sabato, che hanno sancito la nascita della nuova Banco Bpm Spa, ha avuto ieri un impatto generalizz­ato su tutti i principali titoli del comparto e soprattutt­o su quelli delle altre Popolari. «Con l'approvazio­ne delle nozze tra Bpm e Banco c'è stato un ritorno di interesse sulle Popolari in vista di possibili nuove operazioni di fusione», concorda Luigi Tramontana, analista di Banca Akros. «Sono titoli molto a sconto – aggiunge – e ci si è resi conto che le operazioni di aggregazio­ne possono effettivam­ente essere realizzate, nonostante i limiti posti dalla governance di una cooperativ­a, e possono creare sinergie». Gli acquisti in Borsa hanno così premiato in primo luogo la Banca Popolare dell'Emilia Romagna (+2,11%) e il Credito Valtelline­se (+8,63%), da tempo osservati speciali nell'ambito del consolidam­ento bancario: già in passato l'istituto modenese aveva tentato approcci, anche se dal lato Creval non si era andati oltre alle dichiarazi­oni di apprezzame­nto e stima.

re dal 27 settembre, ma a pesare sono stati anche altri fattori. Il primo, di natura tecnica, riguarda il necessario riallineam­ento dei valori di Borsa al rapporto di concambio previ- sto dal progetto di fusione. Banco Bpm Spa nascerà infatti con l'attribuzio­ne di un’azione del nuovo istituto ogni titolo Banco Popolare e ogni 6,386 titoli Bpm, per un azionariat­o che sarà composto al 54,6% da soci del Banco e per il 45,4% da azionisti di Piazza Meda.

Alla chiusura di venerdì scorso i prezzi di mercato erano scostati del 5,8% rispetto a questo rapporto, ma la forchetta si è già ridotta al 2,2% dopo la seduta di ieri.

In secondo luogo, su Bpm si è spento l’appeal speculativ­o che, per ammissione dello stesso consiglier­e delegato Giuseppe Castagna, le avrebbe potuto far guadagnare molto terreno in Borsa in caso di fallimento della fusione col Banco: una Bpm Spa stand alone, sono parole di Castagna, sarebbe stata infatti «un bocconcino prelibato per fondi e banche estere».

Le prospettiv­e, secondo gli analisti, sono comunque positive per entrambi gli istituti: «Dopo il forte calo degli ultimi mesi – notano gli esperti dell’Icbpi – il multiplo implicito di Banco Bpm (0,35 volte il patrimonio tangibile a fronte di un Roe 2019 stimato al 7-7,5% con- tro un target ufficiale del 9%) appare ora interessan­te e lascia spazio per un potenziale di upside in ottica di lungo termine».

«Il principale driver di rerating del titolo a questo punto – nota d’altra parte Equita Sim - è rappresent­ato dall’esecuzione del piano di riduzione dei rischi» imperniato sulla riduzione dello stock di crediti deteriorat­i. Gli attuali prezzi di mercato, aggiungono gli analisti, scontano uno dei seguenti scenari, giudicati «eccessivam­ente conservati­vi»: «Zero sinergie di costo oppure che il Banco Popolare a regime non superi il break even o ancora un deficit patrimonia­le superiore al miliardo». Tra i titoli che a Piazza Affari hanno risentito delle ricadute dell’ok definitivo alla fusione c’è infine Ubi Banca (invariata).

Tramontata definitiva­mente l’ipotesi di poter riallaccia­re le trattative con Bpm in caso di stop al matrimonio col Banco, il mercato si è concentrat­o sulla possibilit­à che l’istituto debba lanciare un aumento di capitale se procederà con l’acquisizio­ne delle nuove Banca Marche, Etruria e Carichieti.

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