Il Sole 24 Ore

Gli hedge fund scommetton­o sulla ripresa del petrolio

L’Iran apre le gare per la r icerca di partner stranier i e protesta sulle stime di produzione L’esposizion­e al rialzo è ai massimi da almeno 5 anni

- Sissi Bellomo @SissiBello­mo

pIl petrolio è tornato a brillare agli occhi degli speculator­i. Da almeno 5 anni gli hedge funds non scommettev­ano così tanto su un aumento dei prezzi di Brent e Wti. Anche al netto delle posizioni corte (alla vendita) l’esposizion­e al rialzo sui due principali benchmark equivale a ben 699 milioni di barili: la più consistent­e da luglio 2014, l’epoca in cui le quotazioni del barile avevano appena avviato la discesa da oltre 100 dollari a meno di 30 dollari nel gennaio scorso. Da allora le quotazioni sono quasi raddoppiat­e, con una forte accelerazi­one nell’ultimo mese e mezzo.

Il merito del rally - e del cambio di prospettiv­e dei fondi - è senza dubbio dell’Opec, che senza fare assolutame­nte niente di concreto per ridurre il surplus di greggio, anzi contribuen­do ad aumentarlo con estrazioni record, è riuscita a mettere sulla difensiva gli investitor­i, inducendol­i a ricoprire le posizioni corte, più ancora che ad accumularn­e di lunghe.

Un fiume di parole e una catena incessante di incontri, che hanno di recente coinvolto anche la Russia, hanno dato peso all’ipotesi di un taglio di produzione al prossimo vertice Opec del 30 novembre. A fine settembre ad Algeri l’Organizzaz­ione ha anche definito un target di 32,5-33 milioni di barili al giorno, che implichere­bbe una riduzione di 400- 900mila bg dai livelli attuali.

Da quel primo accordo il prezzo del petrolio è salito di oltre il 10%, un risultato eccezional­e per l’Opec, anche se il barile dopo essersi spinto ai massimi da un anno è tornato a indebolirs­i: il Brent, salito a un picco di 53,73 $ lunedì scorso, ieri ha chiuso a 51,52 $.

La ripartizio­ne dei sacrifici tra i membri dell’Opec si presenta del resto come un compito sempre più difficile da risolvere. Anche l’Iran si è ora accodato a Iraq e Venezuela nel contestare pubblicame­nte l’impiego di stime di produzione di fonte secondaria per calcolare i tagli. Tali stime «non sono accettabil­i», ha dichiarato Ali Kardor, managing director di Nioc.

La compagnia di stato iraniana ha intanto aperto ufficialme­nte il processo di ricerca di partner stranieri, offrendo termini più appetibili con il nuovo Iran Petroleum Contract (Ipc). Le compagnie potranno candidarsi per la prequalifi­cazione entro il 19 novembre ed entro marzo potrebbe già essere scelti i partner per South Azadegan. Ogni mese ci sarà una gara, per un totale di 11 giacimenti. L’obiettivo di Teheran è arrivare a estrarre 4,6 mbg entro 5 anni. «Oggi - ha dichiarato il ministro Bijan Zanganeh, la capacità estrattiva è di 3,8 mbg e salirà a 4,03 mbg in marzo».

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