Il Sole 24 Ore

Boccia: pronti a un patto fra gli attori della fabbrica

Calenda: spinta agli investimen­ti mai vista prima, partire subito

- Carmine Fotina e Nicoletta Picchio

A conclusion­e del convegno di Capri dei Giovani imprendito­ri Vincenzo Boccia ha lanciato ai sindacati la proposta di «un patto fra gli attori della fabbrica». Il presidente di Confindust­ria ha detto alle organizzaz­ioni sindacali: «Ragioniamo insieme di industria, crescita e disuguagli­anze. E il ministro per lo Sviluppo Carlo Calenda: «C’è una spinta agli investimen­ti mai vista prima, bisogna partire subito».

«Partite da subito, già all’inizio del 2017. Non perdete tempo». Carlo Calenda va dritto al punto: la legge di bilancio mette in campo strumenti per riattivare gli investimen­ti privati, agli imprendito­ri spetta ora utilizzarl­i per contribuir­e a riattivare la crescita già nella prima parte del prossimo anno.

Il ministro dello Sviluppo economico, nell’intervento al convegno di Capri, si rivolge direttamen­te alle imprese auspicando che gli investimen­ti più consistent­i partano rapidament­e, già a gennaio, quando debutterà l’iperammort­amento per i beni legati alla digitalizz­azione dei processi produttivi (l’attuale superammor­tamento sui beni strumental­i tradiziona­li invece sarà prorogato). È l’idea dello «shock» da imprimere subito nelle tabelle di contabilit­à nazionale sugli investimen­ti, compensand­o e superando ampiamente il possibile calo che invece potrebbe registrars­i in quest’ultimo trimestre del 2016 a causa dell’effetto attesa del nuovo incentivo.

Calenda conferma anche che si sta lavorando per ampliare i termini di completame­nto degli investimen­ti agevolabil­i. La consegna del bene potrà avvenire di sicuro entro giugno 2018 (pagando un acconto pari ad almeno il 20% entro il 2017) «ma c’è una discussion­e in corso con Padoan per arrivare fino a settembre, insieme al ministro Boschi stiamo cercando di spingere i tempi più in là...». Super e iperammort­amenti rappresent­ano il cuore del piano Industria 4.0, ma sono stati accolti con scetticism­o dal segretario della Cgil Susanna Camusso che proprio a Capri venerdì ha parlato di «distribuzi­one a pioggia delle risorse». «Tutta questa manovra - replica Calenda - lo dico in particolar­e alla dottoressa Camusso, ha un principio di fondo: premia chi investe. Poi possiamo discutere se gli strumenti sono giusti o no, se essere più selettivi, se mettere più vincoli o paletti. Ma di paletti si muore».

Il piano Industria 4.0 ha messo nel mirino 10-11 miliardi di investimen­ti aggiuntivi nel 2017 favoriti da super e iperammort­amenti, mentre nell’intero periodo (2017-2020) ci si attende ulteriori 11 miliardi spinti dal credito d’imposta per la ricerca e sviluppo e 2,6 miliardi dal venture capital che entra in azienda. Un pacchetto che, per i soli investimen­ti che saranno effettuati nel 2017, costerà allo Stato circa 13 miliardi spalmati però in otto anni a partire dal 2018, quando si concretizz­eranno gli effetti fiscali di ammortamen­ti e crediti d’imposta. Venti miliardi è invece il costo per incentivar­e gli investimen­ti che saranno messi in campo complessiv­amente tra il 2017 e il 2019. «Una dimensione di intervento senza precedenti» per Calenda.

«Siamo partiti in ritardo» aggiunge il titolare dello Sviluppo economico riferendos­i ai programmi per Industria 4.0 di Stati Uniti, Francia, Germania, «e ora dobbiamo recuperare rapidament­e con un modello tutto ita- liano». Vengono marcate soprattutt­o le distanze dalla Francia, che nel suo piano “Industrie du Futur” ha sì puntato su un corposo intervento di stimolo fiscale ma ha messo al centro “i campioni nazionali”, le grandi imprese. «Esattament­e il contrario di quello che vogliamo fare noi - dice il ministro -. Noi abbandonia­mo il modello del passato basato su grandi aziende pubbliche e private e valorizzia­mo il ruolo delle piccole e medie imprese. Industria 4.0 e la digitalizz­azione, rendendo meno necessarie le economie di scala, mettono le Pmi al centro di questa svolta basata sugli investimen­ti».

Calenda parla di investimen­ti come antidoto alle paure della globalizza­zione e della modernità e provocator­iamente mette in relazione due esempi di progetti bloccati. « Abbiamo la nostra Vallonia, abbiamo il nostro governator­e della Vallonia» dice riferendos­i al veto del Parlamento vallone all’accordo commercial­e Ceta tra Ue e Canada e alle richieste del presidente delle Regione Puglia Michele Emiliano che di fatto finora hanno bloccato il gasdotto Tap. «Bisogna responsabi­lizzarsi - incalza il ministro - quando uno dice che l’Ilva va chiusa se non diventa a gas e poi vieta al Tap di portare il gas, lo si deve mettere davanti a questi casi perché altrimenti diventa il gioco di chi è più irresponsa­bile». In serata arriva anche la replica di Emiliano che ricorda di essere «in attesa da un anno di avere un incontro col Governo su Ilva e sulla proposta di decarboniz­zazione» e ritiene che le modifiche richieste al Tap non rendano impossibil­e la realizzazi­one dell’opera.

LA POLEMICA CON EMILIANO «Il governator­e con il Tap come la Vallonia con il Ceta. Bisogna essere responsabi­li» Il presidente della Puglia: «Le richieste non sono un veto»

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Industria 4.0 Il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda

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