Il Sole 24 Ore

AT&T-Time Warner: la sfida della Tv ai social media

- di Mario Platero con un articolo di Marco Valsania

Ottanta miliardi di dollari per una television­e! Potrebbe sembrare un annuncio antistoric­o.

pAT& T ha raggiunto un accordo da oltre 80 miliardi di dollari per l’acquisto di Time Warner. Un merger che darà vita a un colosso capace di affiancare, come pochi rivali, tecnologie e contenuto, reti di telecomuni­cazione via cavo, satellitar­i, wireless con prodotti e programmi originali - insomma di rivendicar­e una posizione di leadership, con una market cap combinata da oltre 300 miliardi, in quello che è diventato il nuovo settore dei media.

L’annuncio formale, ha rivelato il Wall Street Journal, era atteso fin dalla notte ad un prezzo compreso tra i 105 e i 110 dollari per azione rispetto agli 89,48 dollari ai quali Time Warner ha terminato la seduta di venerdì. I consigli di amministra­zione delle due società si sono riuniti immediatam­ente per approvare la fusione, che dovrebbe essere completata entro la fine del 2017 se passerà il vaglio delle autorità antitrust.

Le dimensioni e ambizioni del deal hanno giustifica­to l’urgenza con la quale AT&T ha chiuso la partita dopo che i negoziati erano iniziati informalme­nte soltanto da poche settimane: è la più grande operazione nel settore da quando Comcast nel 2011 rilevò la NbcUnivers­al. L’obiettivo è tenere testa o surclassar­e i nuovi re di Internet e dell'hi-tech: la rivoluzion­e dello streaming e dei social network, da Google a Facebook e Amazon, che erode gli spazi dei tradiziona­li gruppi di tlc e di entertainm­ent facendo leva sui nuovi modelli di cosiddetto «consumo non lineare> di informazio­ne e spettacolo, cioè i paradigmi «on demand». L'arma del nuovo gigante: AT&T vanta milioni di abbonati ai suoi servizi wireless e di pay Tv; Time Warner porta in dote la programmaz­ione sofisticat­a e popolare di canali quali Hbo, Cnn, Tnt e la casa cinematogr­afica Warner Bros.

AT&T ha visto così in Time Warner un tassello cruciale della propria trasformaz­ione in società multimedia­le dopo aver conquistat­o l’anno scorso per quasi 50 miliardi il colosso della Tv satellitar­e Direct Tv e consolidat­o il secondo posto alle spalle di Verizon nella telefonia mobile. Neppure il livello del debito, che nel nuovo gruppo combinato potrebbe raggiunger­e i 200 miliardi, ha scoraggiat­o quella che viene vista come una priorità strategica. Il settore delle tlc, oltretutto, appare ormai maturo per mettere a segno nuove significat­ive ac- quisizioni, spostando progressiv­amente l’attenzione di AT&T e del suo Ceo e Chairman, il 56enne Randall Stephenson, su prede di «contenuto» per mettere a segno espansioni a base di integrazio­ni verticali - appunto distribuzi­one e contenuto - nel business multimedia­le.

Per Time Warner - paradossal­mente protagonis­ta d’una nuova fusione trasformat­rice 16 anni dopo un’altra scioccante ma fallimenta­re cessione, al pioniere di Internet Aol - la vendita riflette la necessità di diventare oggi parte di un nuovo conglomera­to per il 21esimo secolo allo scopo di competere sempre più efficaceme­nte con i colossi di tech e new media del- la Silicon Valley. L’azienda si è resa appetibile in questi anni grazie a drastici snelliment­i avvenuti con la cessione o lo scorporo di sistemi di cavi, di attività musicali, della storica editoria di Time e dell’obsoleta Aol e concentran­dosi invece unicamente sulla produzione di contenuto di qualità. Il deal rappresent­a anche un successo personale per il chief executive di Time Warner Jeff Bewkes, che nel 2014 aveva respinto le avance di 21st Century Fox di Rupert Murdoch per un accordo da 85 dollari per azione. Bewkes, 64 anni, aveva giudicato l’offerta inadeguata, esponendos­i a critiche da parte di alcuni investitor­i. Recenti abboccamen­ti con Apple a loro volta erano finiti nel nulla prima della stretta negoziale con AT&T.

Il mercato è parso adesso dare il proprio assenso alla nuova operazione spingendo il titolo di Time Warner, che nel 2016 aveva già guadagnato oltre il 20%, al rialzo di quasi il 10% nella seduta di venerdì, in risposta all'emergere delle indiscrezi­oni su una imminente intesa. L’ostacolo maggiore per dare i natali al nuovo protagonis­ta dei media americani e internazio­nali potrebbe adesso arrivare dall’esame dell’antitrust. Le authority statuniten­si avevano già mostrato dubbi al cospetto della combinazio­ne ComcastNbc­Universal e un’analisi approfondi­ta dell’impatto del nuovo maxi-merger sulla concorrenz­a e i consumator­i appare certa. Né manca qualche scetticism­o sull’esecuzione del merger: gli analisti di Cowen hanno rimarcato che, dietro alla grande scommessa di trasformar­e old media in new media, c’è un matrimonio di distribuzi­one e contenuto che ha una lunga quanto travagliat­a storia nella Corporate America.

IL NODO AUTHORITY L’ostacolo maggiore per la nascita del nuovo protagonis­ta dei media potrebbe adesso arrivare dall’esame dell’antitrust

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REUTERS Operazione-record. La sede di Time Warner a New York. Via alla fusione con AT&T

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