Il Sole 24 Ore

Renzi: «Dopo il referendum, chiederemo anche alla Ue di fare le riforme struttural­i»

Renzi: «Senza nuove regole non daremo gli stessi soldi» - «Unito nel no chi rivuole il governo»

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Il premier Matteo Renzi prova a recuperare i voti del Sud per il sì al referendum con un tour de force di quattro tappe in Sicilia. «La riforma non è il traguardo, ma il punto di partenza anche per cambiare l’Europa. Servirà a dire al mondo che l’Italia è più semplice e che le riforme struttural­i servono pure all’Europa».

«La riforma non è il traguardo, ma il punto di partenza anche per cambiare l’Europa. Servirà a dire al mondo che l’Italia è più semplice e che le riforme struttural­i servono pureall’Europa». Nel tour de force siciliano - tappe ieri a Palermo, Trapani, Taormina e Messina - il premier Matteo Renzi prova a recuperare i voti del Sud per il sì al referendum esi toglie più di un sassolino dalla scarpa: con Bruxelles e con i fautori del no, interni ed esterni al Pd.

Ma Renzi è anche costretto a incassare ovunque proteste e contestazi­oni, con tensioni che a Palermo costringon­o la polizia a ricorrere ai manganelli. I renziani parlano di «campagna d’odio». Il premier ammette: «Ci sono persone che mi detestano, ma non si vota su Renzi». Si vota per «attaccare la burocrazia», «ridurre i politici», cambiare i meccanismi per cui «il governo passa il tempo a difendersi dal Parlamento».

Poi parte all’attacco. Alla «variegata alleanza di quelli che dicono no: D’Alema, Berlusconi, Monti, Dini, Fini, Cirino Pomicino» rinfaccia che puntano a «riprenders­i il governo che gli abbiamo tolto perché non sono stati in grado di cambiare le cose». Il passato che blocca il futuro. D’Alema, da Stresa, azzarda: «Votano sì prevalente­mente le persone anziane, forse perché han- no più difficoltà a comprender­e il contenuto di questa riforma sbagliata». «Arrogante», replica tra gli altri la ministra Boschi. A Pier Luigi Bersani, leader della minoranza Pd che ieri su Repubblica ha proposto di far vincere il no e tornare a un modello di partito tradiziona­le, abbandonan­do vocazione maggiorita­ria e primarie, Renzi ricorda di essersi comportato come Renato Schifani (ex Ap rientrato in Fi): «Diceva che avrebbe votato sì e poi ha cambiato idea». Animi agitati nella stessa minoranza dem. Gianni Cuperlo, il solo impegnato nella commission­e per cambiare l’Italicum, invita tutti a usare «gli estintori». Ma la manifestaz­ione indetta dal Pd sabato 29 a Roma rischia di fotografar­e un’implosione.

Mentre nella capitale in oltre 30mila sfilano per il “No Renzi Day”, il premier a Trapani riconosce: «Non sono ancora per niente soddisfatt­o delle cose fatte. Guai a negare la difficilis­sima situazione occupazion­ale, guai a negare le difficoltà». Di nuovo il biasimo all’«Europa dell’austerità»: «Non siamo quelli da redarguire: siamo coloro che danno 20 miliardi l’anno e ne ricevono 12». Quelli che accolgono migranti, mentre altri «aprono le bocche ma chiudono le porte». Nel mirino il prossimo bilancio: «L’Ue cambi le regole o non daremo gli stessi soldi».

Se a Taormina presenta il logo del G7 che la città ospiterà a maggio 2017, a Messina Renzi firma il Patto da 778 milioni per lo sviluppo e torna sul Ponte sullo Stretto: «Spendiamo 6-7 miliardi per la Torino-Lione ma se facciamo un’infrastrut­tura al Sud non si può perché rubano». Infine affonda: «La risposta al referendum è secca: sì o no. Ora o mai più: non fatevi fregare».

D’ALEMA E MINORANZA È scontro con D’Alema che dice: «Votano sì prevalente­mente le persone anziane». Bersani: «Prossimo segretario sia eletto dagli iscritti». Cuperlo frena

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Tour siciliano Il premier Matteo Renzi ieri nell’isola

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