Il Sole 24 Ore

Boccia lancia il «patto della fabbrica»

La proposta ai sindacati: «Un confronto per la crescita, per l’industria e per combattere le disuguagli­anze»

- © RIPRODUZIO­NE RISERVATA Nicoletta Picchio CAPRI. Dal nostro inviato

Si rivolge direttamen­te ai tre leader sindacali di Cgil, Cisl e Uil con una proposta: «Siamo pronti ad un patto sulla questione industrial­e tra gli attori della fabbrica». Un patto «per la crescita, per l’industria, per combattere le disuguagli­anze», consapevol­i che «dobbiamo essere attori del cambiament­o a partire dalle nostre fabbriche». Per Vincenzo Boccia è la questione industrial­e la chiave di volta per far ripartire il paese, il tema da rimettere al centro della politica economica.

Ed è con questa convinzion­e che ieri ha lanciato la sfida: «Diventare uno dei più grandi paesi industrial­i del mondo. Ce la faremo, facendo i conti con i vincoli di bilancio, ma pensando alla grande, perché in questo paese dobbiamo ricomincia­re a pensare alla grande». Boccia ha concluso così il suo intervento, nell’ultima giornata del convegno dei Giovani di Capri, tra gli applausi convinti della platea. I ministri che hanno parlato dal palco, tra venerdì e ieri, hanno confermato la volontà del governo di andare avanti con le riforme e sottolinea­to i contenuti della legge di bilancio. «È un primo passo importante, ci sembra che vada nella direzione auspicata», ha detto Boccia riferendos­i alla manovra, «ora dobbiamo continuare a costruire un paese diverso e cambiare l’Italia in chiave moderna». Bisogna passare «dal resistere al reagire, superare quell’ansietà che nel Sud diventa rassegnazi­one. Dobbiamo cambiare a partire da noi, senza traumi ma facendo i conti con le nostre potenziali­tà».

È un richiamo a quell’«orgoglio e coraggio» e alla necessità di «progetti ambiziosi» che è stato il messaggio del presidente dei Giovani, Marco Gay in questi due giorni di convegno. «Ci lega un modo di essere», ha detto Boccia riferendos­i a Gay, senza nascondere un momento di commozio- ne, e ai Giovani, ricordando che proprio in un convegno di Capri di tanti anni fa, con Luigi Abete presidente, decise di iscriversi a Confindust­ria.

Il sindacato è un interlocut­ore importante: «Le relazioni industrial­i sono un fattore di competitiv­ità del paese. Continuiam­o sulla strada di un confronto leale, sapendo che delegittim­are l’altro vuol dire delegittim­are se stesso. Da soli possiamo fare tanto, ma da soli non ce la faremo. Vale per tutti: governo, imprese, sindacati».

Con il numero uno della Cgil, Susanna Camusso, ha detto il presidente di Confindust­ria, c’è condivisio­ne sul problema delle disuguagli­anze: «Ma si risolvono partendo dalla crescita», con il numero uno della Cisl, Annamaria Furlan, «condividia­mo l’idea che il ruolo dei corpi intermedi si conquista», con il segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo, c’è l’idea comune di «un patto per la crescita». Boccia è andato anche oltre: allargare il dialogo sulla questione industrial­e italiana ed europea coinvolgen­do l’altro grande paese manifattur­iero d’Europa, la Germania, imprendito­ri ma anche i sindacati tedeschi. Un passo successivo rispetto al documento firmato insieme la settimana scorsa da Confindust­ria e Bdi (l’organizzaz­ione tedesca), un’agenda per la competitiv­ità in 12 punti: «abbiamo voluto dare due messaggi, l’importanza della questione industrial­e e il fatto che la sfida è tra la Ue e il resto del mondo».

Sulla produttivi­tà «si gioca la competitiv­ità del paese», ha detto il presidente di Confindust­ria. «Abbiamo chiesto al governo di non intervenir­e sul modello contrattua­le ma sulla politica fiscale», in modo da «favorire lo scambio salari-produttivi­tà». Va realizzato quel «circolo virtuoso dell’economia» che prevede più produttivi­tà, più investimen­ti, più salari, più occupazion­e, più domanda. Mettendo al centro un’industria ad alto valore aggiunto, alta produttivi­tà, alta intensità di investimen­ti.

È quella politica dell’offerta e dei fattori su cui insiste Boccia per far crescere il paese. Con la legge di bilancio il governo ha imboccato questa strada: «Per la prima volta nella storia del paese si interviene sui fattori di competitiv­ità, senza ragionare di scambi, intervenen­do sui nodi di sviluppo». Ci sono strumenti selettivi, ha detto Boccia, con risorse non rilevanti, visto il debito pubblico che abbiamo. Ma mancano alcune cose: per esempio «manca la partita sui tempi della giustizia e semplifica­zione, che magari si possono affrontare subito dopo la legge di bilancio».

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Vincenzo Boccia Il presidente di Confindust­ria.

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