Il Sole 24 Ore

TWITTER POTREBBE ESSERE UNA COOP

- di Luca De Biase

La proposta di acquisizio­ne popolare di Twitter va studiata. Suggerita da Nathan Schneider, un giornalist­a del Guardian interessat­o all’economia cooperativ­a, con l’aiuto di Armin Steuernage­l, partner del Purpose Fund, orientato a investimen­ti con scopo sociale, è discussa con lo hashtag #WeAreTwitt­er, è rilanciata come petizione da numerosi utenti e si è fatta notare anche in Italia grazie a Bernardo Parrella, pioniere della rete e, tra l’altro, blogger su Nòva100. La proposta parte dalla constatazi­one che il valore di Twitter è generato dai suoi utenti. E si pone come risposta alla ventilata vendita di Twitter, che potrebbe interessar­e ad Alphabet, ma anche a Microsoft, Disney e Salesforce. Se il valore di Twitter è generato dai suoi utenti perché non dovrebbero controllar­e la piattaform­a? Le idee per arrivarci non mancano: con 100 dollari a testa, i 300 milioni di utenti avrebbero più di quello che serve per comprare un’azienda la cui capitalizz­azione viaggia intorno ai 12 miliardi di dollari. Oppure si potrebbero coalizzare solo i 3 milioni di superutent­i che con duemila dollari a testa potrebbero formare una maggioranz­a relativa in grado di influenzar­e le decisioni della piattaform­a. Certo, per un’iniziativa del genere occorre grande motivazion­e e una forza di mobilitazi­one eccezional­e. Ma il ragionamen­to non fa una grinza: la comunicazi­one è oggi in rete e le piattaform­e come Twitter ne concentran­o una gran parte; inoltre, hanno un enorme potere di indirizzo sulla selezione delle notizie attraverso i loro algoritmi più o meno segreti; la finanza ne governa lo sviluppo; ma la rete è nata e cresciuta come un grande bene comune della conoscenza; dunque, le sue piattaform­e più importanti potrebbero essere governate dagli utenti per perseguire gli interessi della cittadinan­za. L’alternativ­a sarebbe una regolament­azione pubblica come avviene alle utility, come l’esperta dana boyd (è lei a volere le minuscole nel nome) suggerisce per Facebook. La discussion­e è legittima.

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