A Bologna hardware più aperto
a La terza ondata dell'hardware open source parte da sotto le due torri. Dopo Arduino e Raspberry-PI, che hanno dimostrato che anche nell'hardware è applicabile il modello aperto inaugurato dal software Linux, oggi tocca a Pulp, il primo chip multiprocessore e open source concepito specificamente per l'Internet delle cose. Sviluppato dal team di Luca Benini del Dipartimento di Ingegneria dell'Energia Elettrica e dell'Informazione dell'Università di Bologna, in collaborazione con l'Eth di Zurigo. Lo scopo dichiararo di Pulp è rendere più accessibile a la progettazione di circuiti digitali complessi, abbattendo i costi per la nascita di start-up, la ricerca e la didattica. Pulp è un passo importante perché l'Internet delle cose è un mercato in fortissima crescita che McKinsey stima un impatto di 6200 miliardi entro il 2025 a livello globale. In Italia il suo ruolo sarà strategico per lo sviluppo di progetti di industria 4.0 che richiedono la digitalizzazione delle nostre aziende manifatturiere. Lanciato la scorsa primavera, Pulp è già un successo tra gli addetti ai lavori con oltre mille download e segnali che è già utilizzato sia in aziende come Intel, Google, Stmicroelectronics e Acp, ma anche da centri di ricerca italiani come i politecnici di Milano e Torino, oltre che a Stanford, Ucla, Università di Cambridge e in Cina alla National Chiao Tung University. “Pulp abbatte drasticamente i costi di chi vuol progettare applicazioni per l'Iot – spiega Benini – perché fino ad oggi la licenza d'uso per accesso a prodotti analoghi arrivava a costare centinaia di migliaia di dollari. Un importo decisamente impegnativo che limitava drasticamente l'accesso a questa tecnologia da parte delle giovani realtà imprenditoriali e ne rendeva proibitive le applicazioni sul mercato”. Una dimostrazione è arrivata un paio di settimane fa con la presentazione, durante la Orconf 2016 a Bologna, del primo prodotto commerciale basato sulla piattaforma Pulp. Si tratta di Gap8 microcrontroller a bassissimo consumo per sensori sviluppato dalla startup francese GreenWaves technologies che ha meno di due anni di vita. Benini ha annunciato il rilascio della versione 2.0 per il prossimo dicembre e rimane impegnato nello sviluppo.