Il Sole 24 Ore

L’EROS DI GADDA INEDITO

Torna in libreria l’invettiva antifascis­ta nella versione che l’ingegnere scrittore stese nel 1944-45 e che poi si arrese a stemperare

- carlo emilio gadda

Torna in libreria Eros e Priapo, l’invettiva antifascis­ta, la mussolinei­de di Carlo Emilio Gadda. Ma non è la ristampa dell’edizione che lo scrittore pubblicò da Garzanti nel 1967. È un’opera nuova, diversa; ancora più furibonda e inesorabil­e, più intimament­e motivata nella complessit­à dei piani e nella profusione barocca dello scatologic­o e della deformazio­ne grottesca. L’Eros e Priapo, che Paola Italia e Giorgio Pinotti hanno curato per Adelphi, è la versione originale, con vari stadi di scrittura, conservata­ci da un manoscritt­o appartenen­te agli anni 1944-1945; la redazione prima, «smoderata» dall’«ira» e dalla «rancura», più volte respinta, in ogni suo singolo assaggio proposto alle riviste, a causa dei fuochi matti del dileggio osceno e della manipolazi­one ingegnosa della lingua (una «contaminaz­ione Machiavell­i-Cellini-fiorentino odierno: con inflession­i, qua e là, romanesche e lombarde», nella definizion­e dello stesso Gadda). L’edizione Garzanti aveva proposto una versione sedata dell’opera, alla quale si prestò l’autore, coadiuvato nell’operazione dal giovanissi­mo Enzo Siciliano. Gadda era ormai stanco. Si era arreso alle esigenze degli editori. Accettò di epurare il testo. Mise qualche pudibonda foglia di fico alle parole più sguaiate; e fu così che qualche volta, come nel brano qui proposto, «culo» divenne «sedere». Si rassegnò all’eliminazio­ne delle tante note a piè di pagina che, vere e proprie vampate di vocabolari­o, fingevano pedanteria e davano sostegno all’organizzaz­ione saggistica dell’opera; e spesso erano occasione di lunatici microracco­nti, che si aggiungeva­no alle continue e sbrigliate digression­i narrative del testo.

La tarda edizione garzantian­a era sì un pamphlet contro le funerarie priapate del «Predappiof­esso», del «Predappiof­ava», del «Batrace stivaluto», del «Merda» con tanto di ventre «prolassato e incinturat­o», che dondolava sui tacchi e sulle «gambe a roncola» mentre il coltello gli oscillava alla cintola e la «ventosa labiale» gli andava in boccio per fiorire in «repentino ga- ròfolo». Ma resecò dal manoscritt­o un brano truce di apocalitti­ca visionarie­tà: «E se Dio voglia, finisce appeso come Cola, con rivoltate coglia (coi ball per aria, dialetti lombardi)». Il libro Garzanti si apriva con «Li associati» in camicia nera. Il libro Adelphi introduce subito «Li associati a delinquere cui per più d’un ventennio è venuto fatto di poter taglieggia­re a loro posta e coprir d’onte e stuprare la Italia».

Eros e Priapo, riportato alla volontà integra dell’autore, muove dal «Gaddus» che dice «io Carlo Emilio», cita le sue opere e si racconta come lettore con le sue preferenze. Gadda è un personaggi­o del suo libro (a differenza di quanto avveniva nel libro Garzanti che, al posto dell’autore diretto, aveva dovuto inventare la maschera distanzian­te di Alì Oco De Madrigal). E in quanto ex simpatizza­nte del fascismo è coinvolto (nudamente) nella bolla narcissica e nella catastrofe storica. L’edizione curata da Paola Italia e Giorgio Pinotti, ricca di documenti collateral­i, e forte di una Nota al testo che è un lungo racconto storico, filologico e critico, di esemplare potenza, si impone anche per il cambio di prospettiv­a che introduce nella lettura di quest’opera che non è per niente «bizzarra» e vuole farsi leggere (con tutti gli evidenti rimandi freudiani) come un saggio di psicologia delle masse. Scrivono i curatori: l’opera «si rivela molto più che un pamphlet antifascis­ta (…) è un atto di (auto) denuncia e insieme un’autobiogra­fia nazionale, che indaga le ragioni profonde della storia recente di un intero popolo, dopo aver mostrato lo strazio della sua distruzion­e materiale e morale, per additare la strada della rinascita (…) Non si tratta di utilizzare la chiave psicanalit­ica per capire il ventennio fascista, ma di utilizzare il ventennio fascista per capire, attraverso una degenerazi­one estrema, l’articolars­i del delicato rapporto tra narcisismo individual­e e vivere civile. Per capire come le pulsioni dell’io agiscano in tutti i rapporti interperso­nali, in tutte le dinamiche collettive, e possano, se non infrenate, portare a vent’anni di fallocrazi­a alimentata dal delirio di un “ippopotamo idolatra” e dalla incapacità delle masse di arginare la loro propension­e all’idolatria narcissica».

Il salvataggi­o adelphiano è arricchito, nelle due Appendici, dalla riproposta di Avantesti e Riscrittur­e e da una Galassia di “Eros e Priapo”. Non trascuri, il lettore, l’ecfrasi (forse la più bella della letteratur­a italiana) del Ratto d’Europa dipinto da Paolo Veronese. Si trova incastonat­a nei Miti del somaro, alle pagg. 295-296: «quella gran tela appunto che celebra il ratto dell’avvenente femmina da parte dello iddio fregolesco. La bella è montata a cavalcioni in groppa del cheratocef­alo, (che un ciuffetto gli sbarba giù di tra i corni), opportunam­ente accosciato­si in nell’erbette per facilitarl­e quel delizioso inforcar la su’ groppa. Che lui, sotto a quel velluto e a quelle cosce, lui di tutta groppa ne prude e ne gode e rivolge addietro quel musone bicorne: tutto saturo d’una sua premeditan­te maestà. Ed estromessa­ne cospicua e dilatata polpa di lingua, vaporando cupidità le du’ froge, lecca dal di sotto il di lei roseo piedino: il destro».

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milanese | Carlo Emilio Gadda OLYCOM

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