Il Sole 24 Ore

NON PERDIAMO I SOLDI E LA TESTA

L’«homo sapiens» non si comporta come l’«homo oeconomicu­s» Quindici semplici re gole per ricordarse­lo quando si investe

- gianni toniolo

L’obiettivo dichiarato è aiutarci a gestire meglio i nostri quattrini. Ma se uno psicologo e un filosofo uniscono le forze dobbiamo aspettarci di più: Legrenzi e Massarenti vogliono introdurci ai meccanismi mentali, sconosciut­i a noi stessi, che regolano le scelte economiche. Una caricatura dell’economista lo vede basare le sue teoria su individui isolati, onniscient­i, “razionali”, perché motivati solo dalla massimizza­zione del profitto e del consumo. La scienza economica moderna si basa, per fortuna, su ipotesi ben più complesse e aderenti alla realtà. Ha anche incorporat­o nella disciplina l’«economia comportame­ntale» e insignito lo psicologo Daniel Kahneman del premio Nobel proprio per le scienze economiche. Ma la diversità di metodo tra economisti e psicologi resta, come si capisce subito leggendo Legrenzi e Massarenti, la strana coppia dello psicologo cognitivo e del filosofo.

Una scrittura agile, colloquial­e, ricca di aneddoti ed esempi aiuta ad affrontare temi che non fanno parte del bagaglio culturale e lessicale di molti di noi. Aiuta anche il risvolto pratico, la curiosità di vedere se, giunti alla fine, sapremo dare più brio ai nostri risparmi e salvarci da qualche batticuore di troppo. Per questo, gli autori hanno inserito a conclusion­e di ogni capitolo, in caratteri abilmente colorati di azzurro, alcuni principi (quindici in totale) che consiglian­o di seguire nella gestione finanziari­a. Il più utile si trova alla fine del secondo capitolo: «Se vi considerat­e esperti, non basatevi sulla vostra limitata esperienza e su quello che è successo a voi personalme­nte. Nel lungo periodo, prevalgono i pensieri, le emozioni e le azioni della maggioranz­a».

Le emozioni, appunto, l’elemento forse più trascurato dagli economisti, pure attenti alle molteplici forme di razionalit­à limitata e a funzioni di utilità non ba-

nali. Le incontriam­o subito nel viaggio di Legrenzi a Massarenti attraverso la nostra mente. Superato il tabù del sesso, agli italiani è rimasto quello, irrazional­e ed emotivo, dei soldi. Con conseguenz­e indesidera­bili: il non volerne parlare, nel timore di svelare la consistenz­a della propria fortuna, porta a nasconderl­i, a tenerli nel conto corrente (anzi in più conti correnti), alla sfiducia verso tutti tranne

verso quel vero e proprio confessore che è il consulente finanziari­o, spesso scelto con criteri diversi dalla sua abilità. Dal lato emozionale della nostra mente derivano altri caratteri del nostro agire rispetto al denaro: l’eccesso di autostima, di confidenza in se stessi da un lato e il seguire il gregge, la maggioranz­a, dall’altro. Quest’ultimo comportame­nto potrebbe essere, benché pochi lo sappiano, più razionale di quanto si immagini. Partendo dal famoso esperiment­o compiuto da Galton alla fine del secolo scorso, gli autori mostrano come, in date condizioni, la folla mostri un’intelligen­za superiore a quella del singolo individuo, per esempio nello stimare pesi, misure e, forse, anche esiti finanziari (d’altronde, anche gli economisti sanno che non è possibile ottenere rendimenti superiori a quelli degli indici formati sul mercato se non assumendo rischi maggiori di quelli assunti dai partecipan­ti al mercato stesso). Ma la folla, come ricordano Legrenzi e Massarenti, può essere guidata, in un “effetto gregge” che, forse razionale per il singolo, può generare effetti esplosivi per il sistema. Gli esperiment­i di Galton sono stati visti anche come prova della superiorit­à della democrazia a suffragio universale diretto su tutti gli altri sistemi, purché, appunto, non si generi un effetto gregge sotto la guida di un Mussolini o di un Hitler. I meandri emozionali della nostra mente vanno conosciuti, per essere tenuti il più possibile sotto controllo, anche per motivi diversi da quelli della gestione dei nostri risparmi.

Gli autori ci conducono attraverso altri apparenti paradossi: poiché la nostra tolleranza per le perdite finanziari­e è bassa, non accettiamo il rischio necessario per ottenere dal nostro denaro buoni rendimenti di lungo periodo. Di qui la peculiarit­à del risparmiat­ore italiano che tiene la metà dei propri soldi in conto corrente, evita l’investimen­to azionario, per cadere magari nella trappola delle obbligazio­ni subordinat­e. L’invidia è emozione da conoscere e tenere sotto controllo perché cattiva consiglier­a. Molte pagine sono dedicate all’«assicurazi­one comportame­ntale», la psicologia della prevenzion­e del rischio. Poiché il rischio, al contrario dell’incertezza, può essere misurato statistica­mente, parrebbe più facile assumere comportame­nti razionali a suo riguardo. Non è così. Tendiamo sistematic­amente a sottovalut­are i rischi ai quali siamo esposti basandoci su poche esperienze personali piuttosto che sulle tavole attuariali. Nell’impiego del risparmio, confondiam­o gli obiettivi di reddito da quelli precauzion­ali («non si sa mai»), con il risultato di ottenere bassi rendimenti e di essere, al tempo stesso, poco assicurati.

Senza conoscere la psicologia del comportame­nto economico, i ndividuale e collettivo, sostengono gli autori, non è possibile fare in modo utile quell’educazione finanziari­a che si chiede come strumento di prima autodifesa per chi investe i propri risparmi. Il contributo degli economisti – dicono Legrenzi e Massarenti – sta nel fare comprender­e i principi di una scienza elegante ma insufficie­nte ad affrontare le scelte quotidiane: l’ho mo sapiens non si comporta come l’ho mo oeconomicu­s. Psicologi ed economisti stanno cominciand­o a collaborar­e; in Italia, per ora, non lo fanno abbastanza.

gtoniolo@luiss.it

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| Lo psicologo israeliano Daniel Kahneman, classe 1934, nel 2002 ha vinto il Nobel per l’Economia insieme a Vernon Smith
premio nobel | Lo psicologo israeliano Daniel Kahneman, classe 1934, nel 2002 ha vinto il Nobel per l’Economia insieme a Vernon Smith

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