LOTTO A MONTE SAN GIUSTO
Un nuovo studio dedicato al colossale capolavoro lottesco realizzato nella chiesa di Santa Maria in Telusiano
Un giorno del 1895 il trentenne Bernard Berenson è a Monte San Giusto, nella Marca di Macerata, di fronte alla immensa Crocifissione di Lorenzo Lotto (quasi cinque metri di altezza, quasi tre di larghezza) che sta nella chiesa di Santa Maria in Telusiano. Fu lui a capire per primo, scrivendone nella sua fondamentale monografia sul pittore veneziano, la forte carica religiosa - una religiosità dolente, anticonformista, border-line - che abita quel quadro. Ci voleva un giovane storico dell’arte laureato ad Harvard, lituano di nascita, ebreo di sangue, americano di passaporto e del tutto agnostico in fatto di fede, per aprire il discorso sulla ortodossia o eterodossia del pittore; argomento che ha coinvolto negli ultimi anni e decenni non pochi studiosi.
Si è parlato di un Lotto evangelico, cripto luterano, vicino o addirittura partecipe delle idee della Riforma. Io non ci ho mai creduto. Il pittore che Tiziano definiva «come la bontà buono» e che negli ultimi anni della sua vita si ritira, oblato laico «solo senza fidel governo et molto inquieto tare. Qui nella Crocifissione di Monte San giusto, il Bonafede viene rappresentato mentre entra, anzi mentre viene fatto entrare nella scena, nello spettacolo in atto. L’Angelo che Angelucci chiama « lo spirito compassionevole», lo introduce, quasi lo spinge con solerte impazienza. Già questo è un concetto religioso straordinario, inedito nella storia dell’arte. Come se il Lotto volesse dirci che si, è vero, nessuno di noi, né Bonafede né alcun altro, ha voglia di pensare alla Passione e Morte di nostro Signore, al mistero inconcepibile ed ineffabile di Dio che si sacrifica sulla croce per amore degli uomini. Se ci pensassimo sul serio, la nostra vita cambierebbe, radicalmente e per sempre. Bisogna che qualcuno ci obblighi a farlo, che una mano provvidenziale (l’Angelo in questo caso) ci butti letteralmente dentro il mistero vertiginoso della Passione. Questi sono gli aspetti affascinanti della religiosità del Lotto.
Per spiegare i nordicismi del pittore tante volte sottolineati dalla critica, la sua inesausta capacità di “superare le frontiere” (anche a Roma nell’atelier raffaellesco delle Stanze) Angelucci i mmagina un viaggio in Germania, nella Sassonia di Lutero e cita a sostegno della sua tesi il cosiddetto «Epitaffio Schmidburg» del Museo di Lipsia con la Crocifissione dipinta nel 1522 da Georg Lemberger. Il confronto è suggestivo ma al di là di somiglianze ico-
| La «Crocifissione» di Lorenzo Lotto a Monte San Giusto (Macerata) nografiche abbastanza generiche, resta che Lorenzo Lotto è un pittore profondamente italiano, anzi veneziano.
Fermiamoci di fronte al cielo della Crocifissione di Monte San Giusto. Chissà quante volte Lotto ha guardato nella sua vita di pittore i cieli di Giovanni Bellini, il grande poeta dei cieli d'Italia. Ed ecco che a Monte San Giusto viene rappresentato una eclissi di sole. « Si fece buio su tutta la terra » dice il Vangelo. Lorenzo Lotto racconta il prodigio, il buio che divora il cielo, il sole che si spegne, moltiplicando lo stupore e l’orrore. Non si potevano significare in modo più efficace l a mestizia, il tempo sospeso, il dramma cosmico del Venerdì Santo. È un cielo che trascolora nell’eclissi, un cielo che il sole nero consuma.
Anche questo rendere eloquente la natura, far si che il cielo e le nuvole raccontino il mistero che ci circonda, è la religione del Lotto.
Giulio Angelucci, Ad Personam. Lorenzo Lotto, Nicolò Bonafede e La Cricifissione di Monte San Giusto, Liberilibri, Macerata, pagg. 214, € 25. Il libro verrà presentato il 26 ottobre 2016 presso il Salone dei Piceni di San Salvatore in Lauro in Roma ( ore 17,30) da Antonio Paolucci e Giovanni Tonucci. Presente l’autore