poesia d’oggi a cura di Paolo Febbraro
Molto le cose soffrono la vita quest’oggi, tanto il sole le violenta: la Natura ha la bocca inaridita. Dorme un uomo col capo fra la menta nell’ombra della casa coricato: vien la sua donna e gli carezza il viso. Oh, miracolo strano! a poco a poco fiorisco
L’AUTORE Adriano Grande nasce a Genova l’1 luglio 1897. L’esordio di Avventure è un libro di prose d’arte con una sezione centrale di Versi che torneranno nel più ampio La
tomba verde (Buratti, 1929), «il libro più spontaneo e più “nature” della nuova poesia italiana fra le due guerre», come scriverà Sergio Solmi nella Prefazione alla riproposta dei due libri giovanili di Grande, appunto La tomba verde e Avventure. Liriche e prose 1916-1929 (Mondadori, 1966). Fra i protagonisti della scena poetica degli anni Trenta, sostenitore del fascismo, fonda la rivista «Circoli» e pubblica ancora Nuvole sul
greto (Circoli, 1932), Alla pioggia e al sole (Carabba, 1936) e Poesie in Africa (1938). Il volume Poesie (1929-1969) (Mursia, 1970) è una scelta di quelle «“punte di poesia” che all’Autore sembra di avere qua e là raggiunto nella sua annosa produzione in versi»; eppure, già dal secondo dopoguerra è chiaro che la sua stagione migliore è trascorsa. A partire dagli anni 50 svolge anche un’attività di pittore. Le prose di Eliodoro il controcontestatore (Volpe, 1971) mettono in scena un suo alter ego, «maestro svagato ed estroso». Grande muore il 7 novembre 1972.
NOTA DI COMMENTO Con l’economia di mezzi verbali di un madrigale, o con una sorta di sonetto accorciato, Grande tocca un vertice di grazia intelligente, acuta. Coi primi versi sembra di essere al centro di uno degli
Ossi di seppia montaliani, apparsi solo un paio d’anni prima: il male di vivere è l’aridità violenta della natura, ogni cosa partecipa di una “souffrance” che intorpidisce. Eppure, se leggiamo bene, Montale c’entra fino a un certo punto: qui infatti non ci sono lo scoppiettio delle sillabe e la ferma severità degli emblemi, ma piuttosto una saggia, lieve genericità iniziale, da fiaba eterna (le cose, la vita, il sole, la Natura) e insieme un che di quotidiano, di cordiale (l’uomo che dorme «col capo fra la menta / nell’ombra della casa»), già pronto a sbocciare nel prodigio ordinario. Il quale viene innescato da una carezza femminile: e anche qui, viene da sorridere se pensiamo alle donne angelicate di Montale, simbolo di ardui conforti metafisici. Qui il «miracolo strano» è esclamato con sorniona ingenuità: l’amore gratuito fa sì che un semplice fiato, forse una sognata parola umana, possa cambiare il corso implacabile della natura, nel «mesto paradiso» della vita coniugale.