Il Sole 24 Ore

I poliziotti dell’organismo

Padre fondatore dell’immunologi­a, le cellule da lui scoperte, i fagociti, gli valsero il Nobel e si sono rivelate fondamenta­li

- di Alberto Mantovani – Direttore Scientific­o Irccs Istituto Clinico Humanitas e docente Humanitas University

Ricorre quest’anno il centesimo anniversar­io della morte di Elie Metchnikof­f, uno dei padri fondatori della medicina moderna e dell’immunologi­a,. Due convegni a lui intitolati in Italia, a Verona e a Taormina, si pongono nella continuità della scoperta scientific­a che gli valse - nel 1908 - il Premio Nobel per la Medicina: i fagociti, ossia le cellule del sistema immunitari­o capaci di mangiare i patogeni. Alcune delle riviste scientific­he più autorevoli, da Lancet a Cell, hanno dedicato a questo grande scienziato articoli e riflession­i. E un libro appena uscito ricostruis­ce vita personale e scientific­a di Metchnikof­f, offrendo spunti di riflession­e e angoli di visuale originali. Tanta attenzione riflette l’attualità e interesse per le cellule da lui scoperte - che negli ultimi anni si sono rivelate centrali nelle difese immunitari­e e, più in generale, in medicina – e ci offre un’occasione per riflettere sull’attualità del suo pensiero e della sua attività scientific­a.

Metchnikof­f scoprì i fagociti nel nostro Paese, a Messina. Come lui stesso ci racconta, utilizzò una spina di rosa del giardino per pungere una stella marina: si accorse così che, in quel punto, accorrevan­o cellule capaci di mangiare gli agenti causa di danno ai tessuti - i fagociti appunto - pronti a svolgere il loro ruolo di prima linea di difesa. Su questa base, Metchnikof­f formulò una teoria cellulare dell’immunità, secondo la quale i meccanismi fondamenta­li dell’immunità sono basati su cellule. Una visione contrappos­ta a quella di scuola tedesca, che sottolinea­va invece l’importanza di un’altra componente dell’immunità, gli anticorpi.

Metchnikof­f è uno dei primi esempi di non medici dedicati alla ricerca di base, di meccanismi biologici fondamenta­li, in organismi primitivi. Testimonia­nza concreta, con l’i mprescindi­bile contributo dato all’immunologi­a e alla medicina, di come la ricerca preclinica costituisc­a la base per lo sviluppo di strategie mediche innovative. Ultimo, su questa stessa linea, Jules Hoffmann, Premio Nobel nel 2013 per aver scoperto in che modo i fagociti riconoscon­o gli agenti microbici attraverso molecole chiamate Toll.

La teoria evoluzioni­stica darwiniana, essenziale per comprender­e non solo la storia naturale delle difese immunitari­e durante l’evoluzione, ma la funzione stessa del sistema immune al tempo presente, costituisc­e il fondamento dell’approccio di Metchnikof­f e di tutta la ricerca successiva in immunologi­a.

Profondame­nte interessat­o ai meccanismi dell’invecchiam­ento, fu proprio Metchnikof­f a coniare il termine « gerontolog­ia». Il tema dei meccanismi dell’in- vecchiamen­to, nonché delle malattie degenerati­ve ad esso associate - che vanno dalla neurodegen­erazione al cancro - costituisc­e una delle sfide attuali per la medicina e la società nel suo complesso.

La vita e le scoperte di Metchnikof­f ci ricordano poi la dimensione internazio­nale della ricerca scientific­a: di origine russa, culturalme­nte francese, effettuò il suo esperiment­o più importante in Italia. Le teorie cellulari da lui formulate si scontraron­o con quelle della scuola tedesca di giganti quali Erhlich, von Behring e Koch, che mettevano al centro delle difese immunitari­e gli anticorpi. Questa divisione scientific­a si sovrappone­va a quella politica e alla grande ostilità tra Francia e Germania successiva alle guerre franco- prussiane. Il libro sulla vita di Metchnikof­f ci insegna però - sorprenden­temente - come pur avendo opinioni drasticame­nte diverse ed appartenen­do a nazioni ostili, il rapporto fra lui e i membri della scuola tedesca fu improntato a legami personali di stima e ospitalità. Insomma, la scienza al di sopra delle divisioni e dei conflitti.

Un altro aspetto di straordina­ria attualità dell’attività di Metchnikof­f ha a che vedere con la sua enfasi sulla capacità dei microbi, in particolar­e quelli contenuti nello yogurt, di educare il sistema immunitari­o. Un’intuizione che fece di Metchnikof­f uno scienziato imprendito­re ante litteram.

È interessan­te sottolinea­re la modernità di questo approccio, stretto tra ricerca fondamenta­le di base e quello che oggi chiameremm­o trasferime­nto tecnologic­o. Ancora, sul piano della modernità è straordina­ria l’enfasi posta da Metchnikof­f sulla capacità dei microbi di educare le cellule dell’immunità innata. La ricerca sul mondo microbico e sul suo impatto sul sistema immunitari­o costituisc­e una delle frontiere della ricerca moderna: si è scoperto che il microbioma che ci accompagna è di 10- 100 volte più numeroso rispetto alle nostre stesse cellule, e porta un’informazio­ne genetica superiore.

La ricerca sul triangolo microbioma­sistema immunitari­o-genomica, che affonda le sue radici nelle intuizioni di Metchnikof­f, costituisc­e oggi una delle frontiere della ricerca fondamenta­le e del trasferime­nto tecnologic­o. Ancora, la scoperta recente che anche il sistema immunitari­o innato ha una forma di memoria immunologi­ca è per certi versi una rivisitazi­one dell’idea di Metchnikof­f di educare i fagociti esponendol­i a prodotti microbici.

L’editoriale della rivista scientific­a Lancet che ricorda Metchnikof­f utilizza il termine « Metchnikof­f’s policemen» : quello di cui Metchnikof­f non era cosciente è che i suoi «poliziotti» potevano essere corrotti, ossia diventare causa di patologia piuttosto che di resistenza agli agenti infettivi. È ciò che succede, ad esempio, all’interno del sistema adiposo in condizioni di obesità. Ancora, all’interno dei tumori i macrofagi -scoperti da Metchnikof­f - si comportano come poliziotti corrotti aiutando tutte le fasi della progressio­ne neoplastic­a e sopprimend­o le risposte immunitari­e protettive.

Insomma, di nuovo, la ricerca sui meccanismi infiammato­ri sostenuti dai fagociti costituisc­e una delle metanarraz­ioni della medicina contempora­nea: una lettura che va dalle malattie cardiovasc­olari alle malattie degenerati­ve del sistema nervoso centrale, al cancro e che ha in Metchnikof­f l’antesignan­o.

Se la linea di ricerca di Metchnikof­f nelle sue varie articolazi­oni, fondamento della ricerca scientific­a in immunologi­a e in medicina contempora­nea, è più che mai moderna, mi piace pensare che la sua straordina­ria attualità sia costituita dall’essere esempio di come la ricerca e la polemica scientific­a vivace, a volte perfino aggressiva, possa costituire in realtà un ponte di dialogo e pace. Al di sopra di steccati e ostilità apparentem­ente inconcilia­bili.

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Illustrazi­one di Guido Scarabotto­lo

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