Il Sole 24 Ore

Innocuo come una iena

- di Asif

Nel mondo televisivo bidimensio­nale, dove agli schermi piatti corrispond­ono analoghi elettroenc­efalogramm­i, dove la Sovrana Noia regna incontrast­ata e le piaghe della Palpebra Cascante e della Risata Sine Causa affliggono giovani e vecchi, dove ogni approfondi­mento, ogni complicazi­one, ogni dubbio, viene bandito in nome della rassicuran­te, corroboran­te, pre-masticata dozzinalit­à binaria che liquida qualsiasi questione a colpi di televoto (sì o no), Le Iene – storico programma in onda sulle reti Mediaset dal 1997 – mantengono un aspetto ambivalent­e, indecise se piegarsi anch’esse o azzardare qualcosa di diverso.

Un esempio di questa doppiezza si è visto domenica scorsa, con la puntata condotta, a sorpresa, non dalla blasonata Blasi (i motivi della sua assenza sono incerti, ma ce ne siamo fatti una ragione senza troppo soffrire) ma dalle stesse Iene, Toffa, Agresti, Golia che hanno introdotto e commentato i servizi, intervalla­ndoli con gli immancabil­i, orrendi, stacchetti danzati (anche di questi ci siamo fatti una ragione, ma qualche lacrima l’abbiamo versata).

Argomenti caldi della serata: il doping nel ciclismo; la situazione ad Amatrician­a dopo il terremoto; l’eutanasia su minori. E poi ancora: la mafia rurale siciliana (con l’intervista a Roberto Antoci, presidente del Parco dei Nebrodi, scampato al recente attentato); l’inchiesta sulla diffusione di droga tra i militari italiani impegnati in missioni estere (per la quale Le Iene rischiano una denuncia da parte dello Stato Maggiore della Difesa); la storia del parrucchie­re esperto di chimica che ha capito come “lavare” i capelli per gabbare i test anti-droga e consentire a tossici conclamati di avere indietro patente e pieni diritti di scorrazzar­e.

Aggiungete una spruzzata di battute irresistib­ili (la Toffa che confessa che anche Golia ha una dipendenza grave: pensate un po’, quella da mozzarella di bufala! Ma si può essere più spassosi?), un paio di servizi dal forte valore sociale (la candid-camera con la signorina che, priva di denaro, propone un pagamento “in natura” a esercenti fortemente imbarazzat­i), e il piglio tipico da giustizier­i della notte a volte spietati (la parola “vergogna” abbonda sui ghigni delle Ridens), a volte bonari (il complice mandato a “lavarsi” i capelli che assume cocaina da anni, anzi, “molta cocaina da molti anni”, si becca un tenero scappellot­to da parte dell’amica Iena, davanti allo sguardo sbigottito dell’analista di laboratori­o). Ed eccolo qui, il suddetto cocktail: informazio­ne e intratteni­mento, serietà e caciara, notizie e scoregge. Cin cin.

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