Cgil, Cisl e Uil disponibili al confronto
«Siamo disponibili a proseguire il dialogo» per affrontare i temi della produttività e della riforma del modello contrattuale. Cgil, Cisl e Uil rispondono «Sì», a stretto giro, all’invito del presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, lanciato ieri dal palco del convegno dei giovani imprenditori a Capri, a «un patto tra gli attori della fabbrica» per spingere sviluppo, industria e per combattere le diseguaglianze.
L’obiettivo, comune di tutte le parti sociali, è far ripartire il settore manifatturiero, alzando competitività e salari; e per questo, sottolinea la numero uno della Cisl, Annamaria Furlan, «bisogna puntare su un nuovo patto per la crescita e su relazioni industriali moderne».
Il primo passo deve essere comunque il metodo, aggiunge la leader della Cgil, Susanna Camusso: «Ha ragione Boccia quando dice che non bisogna delegittimarsi l’un l’altro. An- che per questo - prosegue - è essenziale rinnovare i contratti». Il riferimento è alle trattative attualmente in corso, dai meccanici ai tessili, passando per la grande distribuzione e il settore del legno, solo per citarne alcune: qui il sindacato di Corso d’Italia chiede alle imprese di sbloccare il negoziato e favorire una rapida firma dei rinnovi. Un messaggio condiviso anche dal segretario della Uil, Carmelo Barbagallo: «Sono d’accordo con Boccia sul patto della fabbrica, ma ora si proceda ai rin- novi dei contratti per non deligittimare reciprocamente il nostro ruolo».
Al centro della partita c’è lo scambio tra salario e produttività, che rappresenta un capitolo centrale anche nella trattativa, delicata, per arrivare a un nuovo modello contrattuale, che ridisegni ruoli (e obiettivi) del Ccnl e del contratto aziendale (materia, del resto, su cui il governo ha deciso di non intervenire, lasciando il compito proprio a imprese e sindacati).
Del resto, tra le parti sociali un dialogo è ripartito già da qualche mese, e i risultati si sono visti, con la firma di due prime intese. A metà luglio Confindustria, Cgil, Cisl e Uil hanno siglato un accordo che consente a tutte le aziende, specie quelle di minori dimensioni, di introdurre retribuzioni collegate ai risultati aziendali (usufruendo dei benefici fiscali e contributivi re-introdotti dal governo nel 2016, e ora rafforzati con la legge di Bilancio). E i primi di settembre è stata raggiunta una seconda intesa sugli ammortizzatori sociali, che descrive un nuovo approccio alla gestione delle crisi e delle ristrutturazioni aziendali, che fa perno sul mix formazione e sussidi più robusti, con il duplice obiettivo di ridurre il numero di licenziamenti e costruire un moderno e più efficace sistema di outplacement. Il punto è che questo accordo è stato recepito solo in parte dal governo (l’attenzione si è focalizzata sulle aree di crisi industriale complessa); di qui l’auspicio delle parti sociali che si considerino invece tutte le proposte messe nero su bianco, anche in vista dell’imminente uscita di scena di cassa in deroga e mobilità e di una ripresa che purtroppo fa ancora fatica a decollare.