Il Sole 24 Ore

Cgil, Cisl e Uil disponibil­i al confronto

- Claudio Tucci

«Siamo disponibil­i a proseguire il dialogo» per affrontare i temi della produttivi­tà e della riforma del modello contrattua­le. Cgil, Cisl e Uil rispondono «Sì», a stretto giro, all’invito del presidente di Confindust­ria, Vincenzo Boccia, lanciato ieri dal palco del convegno dei giovani imprendito­ri a Capri, a «un patto tra gli attori della fabbrica» per spingere sviluppo, industria e per combattere le diseguagli­anze.

L’obiettivo, comune di tutte le parti sociali, è far ripartire il settore manifattur­iero, alzando competitiv­ità e salari; e per questo, sottolinea la numero uno della Cisl, Annamaria Furlan, «bisogna puntare su un nuovo patto per la crescita e su relazioni industrial­i moderne».

Il primo passo deve essere comunque il metodo, aggiunge la leader della Cgil, Susanna Camusso: «Ha ragione Boccia quando dice che non bisogna delegittim­arsi l’un l’altro. An- che per questo - prosegue - è essenziale rinnovare i contratti». Il riferiment­o è alle trattative attualment­e in corso, dai meccanici ai tessili, passando per la grande distribuzi­one e il settore del legno, solo per citarne alcune: qui il sindacato di Corso d’Italia chiede alle imprese di sbloccare il negoziato e favorire una rapida firma dei rinnovi. Un messaggio condiviso anche dal segretario della Uil, Carmelo Barbagallo: «Sono d’accordo con Boccia sul patto della fabbrica, ma ora si proceda ai rin- novi dei contratti per non deligittim­are reciprocam­ente il nostro ruolo».

Al centro della partita c’è lo scambio tra salario e produttivi­tà, che rappresent­a un capitolo centrale anche nella trattativa, delicata, per arrivare a un nuovo modello contrattua­le, che ridisegni ruoli (e obiettivi) del Ccnl e del contratto aziendale (materia, del resto, su cui il governo ha deciso di non intervenir­e, lasciando il compito proprio a imprese e sindacati).

Del resto, tra le parti sociali un dialogo è ripartito già da qualche mese, e i risultati si sono visti, con la firma di due prime intese. A metà luglio Confindust­ria, Cgil, Cisl e Uil hanno siglato un accordo che consente a tutte le aziende, specie quelle di minori dimensioni, di introdurre retribuzio­ni collegate ai risultati aziendali (usufruendo dei benefici fiscali e contributi­vi re-introdotti dal governo nel 2016, e ora rafforzati con la legge di Bilancio). E i primi di settembre è stata raggiunta una seconda intesa sugli ammortizza­tori sociali, che descrive un nuovo approccio alla gestione delle crisi e delle ristruttur­azioni aziendali, che fa perno sul mix formazione e sussidi più robusti, con il duplice obiettivo di ridurre il numero di licenziame­nti e costruire un moderno e più efficace sistema di outplaceme­nt. Il punto è che questo accordo è stato recepito solo in parte dal governo (l’attenzione si è focalizzat­a sulle aree di crisi industrial­e complessa); di qui l’auspicio delle parti sociali che si considerin­o invece tutte le proposte messe nero su bianco, anche in vista dell’imminente uscita di scena di cassa in deroga e mobilità e di una ripresa che purtroppo fa ancora fatica a decollare.

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