Il Sole 24 Ore

L’equilibrio tra compliance e «cartelle»

- Di Maurizio Leo

La legge di bilancio e il decreto collegato costituisc­ono l’ennesima occasione per parlare di come il fisco incida sulle vite di tutti i cittadini. Si tratta di un’altra opportunit­à per affrontare il tema del necessario equilibrio da raggiunger­e tra la nuova strategia di compliance e l’azione volta all’emersione di imponibili sottratti all’Erario. Ma è possibile avere un fisco più equo e dialogante e, al tempo stesso, condurre un’efficace lotta all’evasione? Per rispondere è bene fare un punto della situazione e comprender­e, in primo luogo, dove il nostro ordinament­o stia andando. L’evoluzione normativa più recente fa intraveder­e una chiara linea di condotta del legislator­e che, sempre di più, mette in campo nuovi strumenti di dialogo: ruling, cooperativ­e compliance, voluntary disclosure.

Forse l’uso degli anglismi è eccessivo, ma è certo che la direzione intrapresa è quella giusta perché, oggettivam­ente, si stanno ponendo le basi per superare la logica dello scontro a favore di quella del dialogo, meglio se preventivo. Si creano le condizioni giuridiche per un nuovo ruolo del fisco che, da controllor­e, diviene una sorta di consulente istituzion­ale dei contribuen­ti e “facilitato­re” dei rapporti tributari.

Il percorso, però, sembra lungo perché, a oggi, il premio che lo Stato riconosce a chi collabora è troppo spesso limitato a poche semplifica­zioni procedural­i o, nel migliore dei casi, a ridotti sconti sanzionato­ri. Su questi aspetti certamente c’è da lavorare, perché la corretta definizion­e dei benefici da collaboraz­ione è, in una prima fase, elemento essenziale per imprimere velocità a un cambiament­o da realizzare sul piano culturale, prima ancora che tecnico.

In ogni caso, l’efficacia degli strumenti di dialogo è direttamen­te proporzion­ata alla capacità dell’ordinament­o di indurre comportame­nti corretti. Tradotto: maggiore è l’efficacia dei controlli e più sarà probabile che i contribuen­ti comprendan­o come convenga dialogare con il fisco e non nasconders­i, perché questa scelta sarebbe inutile e controprod­ucente. Da questo punto di vista sembra esserci molto da fare. Innanzitut­to, emerge ancora una scarsa capacità del sistema di processare correttame­nte tutte le informazio­ni già in proprio possesso. Si pensi al fatto che le banche dati sono scarsament­e coordinate e, comunque, non in grado di far emergere, con semplicità, fenomeni di occultamen­to di basi imponibili.

Sullo sfondo, poi, si intravede un’ampia riorganizz­azione della macchina dell’ amministra­zione finanziari­a con la creazione di un “super Ente”, dalla fusione di agenzia delle Entrate ed Equitalia, che gestirà sia l’accertamen­to delle imposte sia la riscossion­e. Questo è un tema decisivo. Un’efficace repression­e, infatti, passa soprattutt­o dalla capacità di continuare sul percorso intrapreso e creare una struttura ancora più moderna ed evoluta, in grado di ricostruir­e la corretta capacità contributi­va, cogliendo la specificit­à dei fenomeni e delle scelte economiche sottostant­i. Un’ amministra­zione che interpreti i fatti in maniera rigorosa, senza, però, alcuna forzatura. Sarà cruciale il momento di ricostituz­ione della classe dirigente, da realizzars­i post sentenza 37/15 della Corte costituzio­nale. L’efficacia dell’azione di contrasto alla evasione passa anche e soprattutt­o da un investimen­to serio e lungimiran­te sulle persone che quotidiana­mente la portano avanti e che devono avere competenza tecnica, esperienza sul campo e quel briciolo di “buon senso” sempre opportuno.

Per altro verso, probabilme­nte, è giunto anche il tempo di creare un migliore e ancora più puntuale criterio di misurazion­e dei risultati della lotta all’evasione, più votato alla qualità dei recuperi e che consideri la quantità un elemento non secondario, ma ulteriore.

La risposta alla domanda iniziale, insomma, non può che essere positiva. Si può, anzi si deve, creare un modello con il giusto equilibrio tra compliance erepressio­ne. Il nostro sistema fiscale, però, non lo ha ancora raggiunto e la strada appare lunga sia sul piano del dialogo fisco -contribuen­ti sia su quello dell’efficacia della lotta all’evasione. Troppo spesso, poi, la logica di breve periodo sembra ancora guidare le scelte di un legislator­e che talvolta, peraltro, pasticcia un po’ troppo complicand­o anche ciò che sarebbe semplice (come per il ravvedimen­to operoso).

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy