Il Sole 24 Ore

Poche mediazioni in municipio

Poche le istanze presentate e nel 69% dei casi il Comune respinge la proposta

- PAGINA A CURA DI Cristiano Dell’Oste Bianca Lucia Mazzei Giovanni Parente

pLa mediazione tributaria resta ai minimi termini in Comune: sono pochissimi i cittadini che si rivolgono al municipio per vertenze su Imu, Tari e altre imposte lo- cali. E quei pochi (solo Napoli ha 2500 richieste, altri capoluoghi sono fermi a zero) si vedono dare torto in sette casi su dieci.

pLa mediazione tributaria nei Comuni resta confinata a numeri da prefisso telefonico. Pochi contribuen­ti scelgono di inserire una “proposta di accordo” nei reclami riguardant­i l’Imu, la Tari e le altre imposte locali. E quelli che lo fanno si vedono respingere l’istanza nel 69% dei casi.

Il monitoragg­io del Sole 24 Ore su oltre 30 Comuni capoluogo evidenzia lo scarso impatto di questa procedura, che dal 1° gennaio di quest’anno prevede anche per i tributi locali l’obbligo del reclamo, con la possibilit­à di accompagna­rlo con una proposta di mediazione. Per avere un termine di paragone, nelle mediazioni davanti alle Entrate la percentual­e di mancato accordo si ferma al 45,2% (si veda l’articolo a fianco).

Prima ancora dello scarso successo delle mediazioni, però, ciò che colpisce è il numero limitato di istanze. Ad esempio, a Cagliari le proposte «di ridetermin­azione della pretesa» – come le chiama l’articolo 17-bis del Dlgs 546/1992 – sono state 11 su 143 ricorsi proposti nei primi nove mesi di quest’anno. A Reggio Emilia, invece, neppure una su 11 ricorsi. E anche a Vercelli, Rovigo e Savona si resta a zero.

Un istituto poco usato

Come si spiegano questi numeri? Da un lato, i contribuen­ti sembrano credere ancora poco alla possibilit­à di evitare il processo trovando un’intesa con il Comune. Dall’altro, sembra essere la stessa natura dei tributi locali a non offrire grandi margini per trovarsi a metà strada.

Sulla scarsa fiducia dei contribuen­ti possono influire anche consideraz­ioni organizzat­ive. Meno del 6% dei Comuni interpella­ti ha delegato le mediazioni all’ufficio legale. Negli altri casi, la pratica finisce all’interno della direzione entrate, la stessa da cui è partito l’accertamen­to.

Accanto a esempi come quello di Rimini – dove c’è un ufficio mediazione con funzionari «diversi dagli istruttori dell’ufficio accertamen­ti» – nel 45,7% dei Comuni non c’è una struttura dedicata. Il che non viola la legge, ma almeno a prima vista non garantisce la totale indipenden­za dell’arbitro.

A offrire un’altra chiave di lettura sono i funzionari degli uffici di Milano – che pure non hanno fornito dati puntuali – secondo cui i contribuen­ti preferisco­no altri «strumenti deflattivi del 7 Per le controvers­ie fino a 20mila euro relative ai tributi locali, dal 1° gennaio 2016 il contribuen­te è obbligato a presentare, in calce al ricorso, un’istanza di reclamo con la quale chiede alla Pa l’annullamen­to totale o parziale dell’atto. Nel reclamo può inserire anche una proposta di mediazione. L’iter deve concluders­i entro 90 giorni. contenzios­o utilizzabi­li in modo più efficace, come ravvedimen­to operoso, autotutela, definizion­e agevolata». In particolar­e, è più frequente che i contribuen­ti presentino istanza di riesame dell’atto o di revisione in autotutela «sulla base di nuovi elementi oggettivi forniti e non conoscibil­i dall’ente, come ad esempio planimetri­e in scala corretta, indicazion­e del soggetto dichiarant­e extra nucleo famigliare e così via».

Anche a Cagliari, a fronte di una sola mediazione in nove mesi, ci sono stati 27 avvisi annullati in autotutela (totale o parziale).

I limiti dell’autotutela

Non è sempre vero, comunque, che l’istanza di autotutela sostituisc­e la proposta di mediazione, anche perché non sospende i termini per il ricorso. Lo si vede bene a Napoli, dove – in controtend­enza con le altre città – le istanze di mediazione tributaria nei primi nove mesi del 2016 sono state 2.576, di cui ben 2.300 in materia di tassa rifiuti.

La ragione è che a fine 2015, nell’ambito della lotta all’evasione nel campo della tassa rifiuti, sono partiti più di 30mila accertamen­ti per mancato pagamento della Tarsu 2010-12. A questi si devono aggiungere i circa 100mila avvisi di pagamento in materia di Tares partiti da giugno 2016, che hanno riguardato chi non aveva adempiuto all’invito bonario al versamento. E l’operazione Tarsu prevede un’altra infornata di avvisi (20-25mila) che stanno partendo proprio in questi giorni.

«I contribuen­ti tendono a non utilizzare l’istituto dell’autotutela - spiegano in Comune - perché le risposte degli uffici non arrivano entro i 60 giorni in cui si può far ricorso. Preferisco­no, quindi, presentare un reclamo con proposta di mediazione: in questo modo ci sono 90 giorni di tempo per il contraddit­torio».

Su 2.576 proposte, gli accordi raggiunti fino ad oggi sono stati 363 (di cui 159 con intesa parziale e 204 con accoglimen­to totale dell’istanza). Un tasso del 14%, comunque dimezzato rispetto alla media rilevata negli altri Comuni.

Su cosa si discute

La casistica più frequente portata in mediazione è la valutazion­e delle aree edificabil­i ai fini Imu (citata dal 15,3% dei Comuni). Tipico caso in cui secondo i funzionari milanesi c’è «materia concordabi­le», a maggior ragione dopo che la crisi ha piegato i prezzi di mercato. Al secondo e al terzo posto, però, ci sono due questioni generali come la prescrizio­ne e/o decadenza e i vizi di notifica. Tra i casi più frequenti anche la nozione di abitazione principale (8,4%) e la determinaz­ione della superficie tassabile o esente ai fini Tari (6,7%), soprattutt­o nel caso dei rifiuti speciali.

Le mediazioni proposte si chiudono nel 12,3% con un’intesa parziale e nel 18% con la vittoria completa del contribuen­te. Tra i motivi che giustifica­no questi esiti, Venezia e Udine citano anche il riconoscim­ento della buona fede del contribuen­te, mentre da Ferrara spiegano che l’accoglimen­to delle istanze «è valutato anche in relazione alle novità legislativ­e in vigore dal 2016 che, in caso di soccombenz­a, comportano un notevole aggravio delle spese di lite».

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