Una dote nascosta che rilancia il territorio
Giuseppe Chiellinou pagina 9
Nei giorni scorsi è stato inaugurato il Tecnopolo di Parma, un centro di ricerca applicata che interagisce con le imprese del territorio. Presto sarà la volta di quello di Piacenza. Altri sono già partiti. Fanno parte della “Rete alta tecnologia dell’Emilia Romagna” finanziata con le risorse del Fondo europeo di sviluppo regionale 2007-2013. Circa 240 milioni di euro complessivi, di cui circa la metà assicurati dalla Ue. Si tratta di una struttura al servizio del sistema produttivo regionale il cui obiettivo è aiutare le imprese ad essere sempre più competitive attraverso la ricerca e la sua applicazione in nuovi prodotti e servizi. È uno degli esempi virtuosi di utilizzo dei fondi europei, e non il solo. Ma nella cerimonia di apertura nessuno ha sentito il bisogno di sottolineare da dove arrivano le risorse per realizzare uno strumento così importante per l’innovazione dell’economia manifatturiera che ha proprio in Emilia uno dei suoi centri propulsori principali per l’Italia e per il resto d’Europa. Anche nel sito della Rete Alta Tecnologia non si dà alcuna evidenza al ruolo dei fondi strutturali europei.
L’esempio di Parma non è l'unico. Dal Piemonte alla Sicilia sono decine e decine gli esempi positivi dell'uso dei fondi europei. Ma altrettanti sono i casi in cui, nonostante l’obbligo previsto dai regolamenti, nessuno sforzo viene fatto per far sapere ai cittadini che dietro ad un progetto e alla sua realizzazione c’è “l’Europa”. Sempre più spesso, invece, “Bruxelles” viene chiamata in causa da governanti locali e nazionali per imporre regole, divieti o tagli di spesa impopolari.
C’è il caso della Reggia di Venaria, utilizzata come caserma fino al 1999 e recuperata al suo splendore con un intervento che per dimensioni non ha precedenti nellaUenels ettore dei beni culturali, costato 240 milioni di cui 200 di fondi europei. Ma a segnalare il contributo europeo c’è solo una piccola targa, di pochi centimetri, che il visitatore si lascia alle spalle senza vederla, una volta terminata la visita. Sul sito bisogna cercare con ostinazione un allegato di una sottosezione per sapere chi ha finanziato l’intervento sulla residenza sabauda alle porte di Torino. Eppure è un esempio virtuoso che potrebbe diventare un benchmark anche per altre regioni.
Nella percezione comune i fondi europei sono molto spesso associati ai casi di truffa e irregolarità. Che esistono, nessuno vuole negarli. Ma come abbiamo illustrato anche sul Sole 24 Ore con i dati dell’Olaf, l’organismo europeo per la lotta alle frodi, sono in percentuale fisiologica e in linea con la media della Ue. Presentare e far conoscere alle opinioni pubbliche europee gli effetti concreti dei fondi strutturali sul territorio è la nuova sfida della politica di coesione dell’Unione europea. Coinvolge le istituzioni comunitarie ma anche quelle nazionali e locali, per difendere la costruzione europea dai populismi, prima ancora che le risorse – le uniche certe - per gli investimenti.