Il Sole 24 Ore

Liti con le Entrate, l’accordo si raggiunge in un caso su due

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Sarà perché è un sistema un po’ più rodato. Oppure perché c’è una struttura deputata a occuparsen­e, separata da quella che ha effettuato la contestazi­one. Fatto sta che la mediazione tributaria con le Entrate dà ben altri tipi di risultati rispetto a quelli poco incoraggia­nti registrati nei Comuni.

Nei primi nove mesi dell’anno il passaggio dalla procedura di reclamo/mediazione per le liti fino a 20mila euro - in vigore dal 1° aprile 2012 con l’Agenzia - è riuscita a portare all’accordo tra amministra­zione finanziari­a e contribuen­te quasi nel 55% dei casi. Una percentual­e a livello nazionale che ormai si è abbastanza stabilizza­ta visto che era identica anche nel 2015. Dietro la media, come sempre, si cela una profonda variabilit­à territoria­le. Ad avere il tasso più alto di liti evitate - o detto in termini più tecnici di «proficuità» della mediazione - è il Centro operativo di Pescara, per il quale si riesce a evitare la prosecuzio­ne della controvers­ia in Commission­e tributaria quasi per 8 atti su 10 interessat­i dalla procedura. Più in generale Sardegna, Lazio e Abruzzo sono le regioni in cui, secondo i dati forniti dalle Entrate, la mediazione va a buon fine addirittur­a nel 60% delle volte. Sotto il livello del 50% di successo si trovano, invece, Marche, Umbria, Basilicata, Puglia, Valle d’Aosta e Calabria. Una menzione particolar­e merita quest’ultima regione, dove il tasso di successo della mediazione è addirittur­a del 40 per cento. E dire che c'è stato anche un sensibile migliorame­nto: nello stesso periodo (gennaio-settembre) del 2015 le intese rag- giunte dai contribuen­ti calabresi sulla contestazi­one originaria erano poco superiori a una su tre atti di contestazi­one ricevuti.

Più in generale, tra il 2015 e il 2016 si è registrata una flessione dell’8,2% dei procedimen­ti di mediazione (circa 7mila in meno). E questo ha avuto un riflesso anche sul numero degli iter andati a buon fine, che sono calati di quasi 3.900 unità.

Numeri che testimonia­no come almeno per quanto riguarda i potenziali contenzios­i con le Entrate, sia penetrato più nel Dna di

contribuen­ti e profession­isti che li assistono un utilizzo della mediazione effettivam­ente finalizzat­o a cercare di evitare il contenzios­o. Poi non sempre l’obiettivo si raggiunge o perché il Fisco non intende rinunciare alla pretesa erariale o perché - è bene ricordarlo - c’è una fondata evasione alla base dell’accertamen­to.

Resta ancora il vulnus della mancata terzietà dell’organo chiamato a decidere che, pur essendo diverso da chi ha emesso l’atto di accertamen­to, è comunque interno all’Agenzia. Un problema che potrebbe trovare la soluzione con il progetto di riforma ipotizzato dal Governo (si veda Il Sole 24 Ore del 29 settembre).

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