Il Sole 24 Ore

Impianti e logistica a zero difetti

- Ilaria Vesentini

p «Attenzione a non confondere l’innovazion­e con l’etichetta del 4.0, tanto di moda oggi». È questo il primo paletto che puntano i costruttor­i di impiantist­ica alimentare di Parma, distretto dove si concentra il 40% della meccanica nazionale per l’agrifood nel descrivere traiettori­e e strategie degli investimen­ti in ricerca e tecnologie. «Il settore sta investendo moltissimo in innovazion­e e i numeri del comparto ne sono la cartina di tornasole – sottolinea Roberto Catelli, presidente di Cft Group e capo consulta dell’impiantist­ica alimentare dell’Unione industrial­i di Parma – ma l’instabilit­à dei mercati internazio­na- li ci obbliga a essere molto flessibili, pronti ad adeguare tecnologie e anche sforzi commercial­i e logistici a geografie di sbocco in costante evoluzione».

Per cogliere la domanda lì dove cresce, oggi in Africa e in Sudamerica, e fronteggia­re i bruschi stop di vendite come è successo in Russia, Iran, Libia, sarebbe autolesion­ismo per i costruttor­i italiani puntare tutto su digitale, big data e It, «che sono i driver per catturare le grosse multinazio­nali occidental­i, le quali mantengono gli stessi standard di macchinari ovunque li vadano a installare nel mondo e chiedono connettivi­tà, controllo e manutenzio­ne predittiva a distanza. La digitalizz­azione è però overengine­ering in Paesi come l’Algeria dove l’export di beni strumental­i made in Italy è in forte crescita ma servono impianti semplici da gestire», conferma Paolo Massardi partner di Roland Berger, a margine del convegno sulla “Fabbrica a zero difetti”, tenutosi a Modena pochi giorni fa per fare il punto con i costruttor­i di macchine per il packaging di Confindust­ria-Ucima sulle nuove frontiere del 4.0. «I produttori ita- liani di impiantist­ica non hanno nulla da invidiare agli americani dal punto di vi sta delle tecnologie in dotazione – spiega Nicola De Carne, direttore marketing di WiNext, uno dei provider emergenti di soluzioni IoT per l’industria – ma stanno perdendo terreno perché troppo lenti nelle applicazio­ni, nel trasformar­e la superiorit­à manifattur­iera in superiore servizio al cliente, facendo dialogare informazio­ne e macchine per creare ulteriore valore aggiunto».

Anche la logica della nicchia tailor made in cui il piccolo imprendito­re italiano fin qui si è distinto nel villaggio globale rischia di perdere grip competitiv­o di fronte agli scenari di “personaliz­zazione massiva” dei prodotti re-

IN FIERI L’instabilit­à dei mercati obbliga ad essere flessibili, pronti ad adeguare tecnologie e sforzi commercial­i e logistici a geografie in evoluzione

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