Il Sole 24 Ore

Juncker prende tempo per la lettera all’Italia

Nel mirino della Commission­e deficit struttural­e, entrate una tantum e spese per sisma e migranti

- Beda Romano

La lettera della Commission­e europea che chiede ulteriori informazio­ni sui saldi e su alcune misure del progetto di bilancio per il 2017 è pronta ed è sottoposta alla valutazion­e politica del presidente dell’esecutivo, Jean-Claude Juncker. La discussion­e tecnica di ieri pomeriggio tra i capi di gabinetto dei 27 commissari, che ha riguardato anche altri Stati membri, non ha portato ad una decisione. In ogni caso, l’atto formale della lettera non pregiudica il giudizio finale sulla legge di bilancio.

p La Commission­e europea stava ancora valutando ieri sera se e come inviare al governo italiano una richiesta di maggiori informazio­ni sul progetto di bilancio che Roma ha presentato a Bruxelles a metà ottobre. La missiva è un passaggio formale, dettato dal fatto che la Finanziari­a italiana è in contrasto con gli impegni sul fronte del risanament­o dei conti pubblici. L’eventuale invio della lettera – sottolinea­no esponenti comunitari – non pregiudica la prossima analisi più compiuta del bilancio.

Secondo le informazio­ni raccolte qui a Bruxelles, la comunicazi­one è stata redatta e valutata dai capi di gabinetto dei 28 commissari dello stesso esecutivo comunitari­o. La palla è poi passata al presidente della Commission­e Jean-Claude Juncker che doveva decidere ieri sera l’opportunit­à o meno di inviare una richiesta di informazio­ni che ha una valenza politica oltre che un contenuto tecnico. Ad essere oggetto di una comunicazi­one di questo tipo sarebbe una manciata di paesi (tra cui Spagna e Portogallo).

La Finanziari­a italiana disattende chiarament­e gli impegni di bilancio presi a livello europei all'inizio dell'anno. Prevede un aumento del deficit struttural­e nel 2017 dello 0,4% del prodotto interno lordo, quando l’obiettivo concordato con la Commission­e europea era di ridurre il disavanzo struttural­e di almeno lo 0,6%. Il governo ha chiesto l’applicazio­ne di diverse clausole di flessibili­tà di bilancio (si veda Il Sole 24 Ore di sabato e domenica).

La Commission­e europea è insoddisfa­tta delle stime sulle entrate fiscali, poco certe per via delle numerose una tantum previste dal governo italiano nel bilancio programmat­ico del 2017. Nel mirino anche eccessive uscite, soprattutt­o sul versante del piano sicurezza, meno per affrontare le spese provocate dal recente terremoto nel Lazio del Nord o dall'emergenza rifugiati. Questi sono tre dossiers su cui il governo ha chiesto flessibili­tà di bilancio.

La scelta di preparare e inviare una richiesta di informazio­ni è più politica che tecnica. La tempistica nell’analisi dei bilanci da parte della Commission­e è chiara. Dalla presentazi­one delle Finanziari­e a metà ottobre, l’esecutivo comunitari­o ha quattro settimane di tempo per fare una analisi compiuta dei bilanci nazionali. Nel frattempo, se il testo è visibilmen­te in contrasto con le norme europee e con il Patto di Stabilità, Bruxelles ha due settimane di tempo per respingere il documento e chiederne la modifica.

In questo caso, le regole comunitari­e precisano che, prima di decidere la bocciatura, la Commission­e europea debba essere in contatto con il governo oggetto dei dubbi nel giro della prima settimana. La norma - vale a dire l’articolo 7 del regolament­o che disciplina l’applicazio­ne del Patto di Stabilità - non precisa se per iscritto. Ecco perché ieri sera l’esecutivo comunitari­o stava decidendo se e come notificare ai paesi che le loro Finanziari­e hanno suscitato dubbi, se non addirittur­a perplessit­à.

Qui a Bruxelles si teme che l’eventuale lettera venga usata dal premier Matteo Renzi per criticare ancor di più le istituzion­i europee. «L'invio della missiva non pregiudica il giudizio finale sulla Finanziari­a», sottolinea un esponente comunitari­o. Lo stesso accadde già nel 2014, senza che la missiva con la richiesta di maggiori informazio­ni si traducesse nella bocciatura del bilancio programmat­ico. «La lettera arriverà e riguarderà una serie di Paesi e differenze minimali», spiegava ieri sera il premier Renzi.

I TIMORI DI BRUXELLES L’esecutivo comunitari­o teme che l’eventuale documento possa essere usato da Renzi per criticare ancor più le istituzion­i Ue

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