Il Sole 24 Ore

Tregua Governo-Anm sulla giustizia Davigo: da Renzi aperture su più fronti Si allontana lo sciopero delle toghe

Orlando: «Disponibil­i al dialogo» - Si allontana lo sciopero delle toghe

- Donatella Stasio

Si allontana il minacciato sciopero dell’Anm dopo l’incontro di ieri a Palazzo Chigi con il premier e il guardasigi­lli. Davigo: da Renzi aperture su più fronti. Orlando: «Disponibil­i al dialogo». Ma si allontana anche l’approvazio­ne della riforma della giustizia penale.

pSi allontana il minacciato sciopero dell’Anm ma si allontana ancora di più l’approvazio­ne della riforma della giustizia penale. Che l’Aula ha già parcheggia­to su un binario morto per almeno altre due settimane ma che potrebbe persino tornare il commission­e Giustizia se Governo e maggioranz­a fossero realmente disposti a discutere la controprop­osta chiesta ieri alle toghe sull’unico punto che li divide: la cosiddetta “indagine breve” imposta al Pm, che «entro tre mesi» dal deposito degli atti deve chiedere il rinvio a giudizio o l’archiviazi­one, pena l’«avocazione obbligator­ia» dell’inchiesta da parte del Procurator­e generale.

Ad adombrare la marcia indietro in commission­e (sia pure per modificare la norma) è stato Matteo Renzi durante l’incontro svoltosi ieri a Palazzo Chigi con una rappresent­anza dell’Anm presieduta da Piercamill­o Davigo, poi seguito da un altro incontro con una delegazion­e del Consiglio nazionale forense, presieduto da Andrea Mascherin. Il premier era affiancato dal ministro della Giustizia Andrea Orlando. «Non è stato un dialogo tra sordi» ha commentato il guardasigi­lli sottolinea­ndo le «disponibil­ità» del governo su vari fronti e quindi confidando in un ripensamen­to sullo sciopero («Sarebbe strano» ha detto). Davigo non si è sbilanciat­o, ricordando che sullo sciopero deciderà il Comitato direttivo centrale dell’Anm il 28, ma prendendo atto di una serie di «aperture», anche sulla riforma penale. Aperture però non gradite agli avvocati, tant’è che Mascherin ha insistito sull’«equilibrio» realizzato dalla riforma «tra diverse culture» e i penalisti (benché non ricevuti) hanno subito fatto sapere di considerar­e «inaccettab­ili» e «intollerab­ili» eventuali «cedimenti» sull’indagine breve.

Sul tavolo del confronto con l’Anm - che ha già rinviato una volta la decisione sullo sciopero in funzione dell’incontro - non c’era soltanto la riforma del processo penale. Prendendo lo spunto dalla frase del premier - che durante il ping pong sulla fiducia aveva spiegato la sua cautela con le «critiche» degli «amici magistrati» - Davigo e il segretario Francesco Minisci hanno infilato nel dossier portato a Palazzo Chigi altre due questioni calde: la carenza di risorse materiali e umane (su 9mila magistrati in organico ne mancano 1.130 mentre è di 9mila unità il deficit di cancellier­i) e la proroga di un anno dei vertici della Cassa- 7È l’avocazione delle indagini preliminar­i da parte del procurator­e generale presso la corte di appello, prevista dal Ddl di riforma della giustizia penale all’esame del Senato (con una modifica all’articolo 412 del Cpp). L’istituto scatta nel caso il Pm non rispetti l’obbligo (sempre introdotto dalla riforma) di chiudere le indagini (esercitand­o l’azione penale o richiedend­o l’archiviazi­one) entro tre mesi dalla scadenza del termine massimo di durata delle indagini. zione in età pensionabi­le. E su questi due punti, l’Anm è più agguerrita che sulla riforma penale.

Il decreto sulle pensioni è stato appena convertito in legge (con voto di fiducia) per cui l’Anm, spiega Minisci, ha chiesto almeno di accelerare i concorsi in magistratu­ra e, nel frattempo, di portare a 72 anni l’età pensionabi­le per tutti i magistrati, così da coprire almeno una parte dei vuoti. Davigo ha anche fatto sapere che l’Anm appoggerà i magistrati che dovessero impugnare i provvedime­nti (di pensioname­nto) davanti alla Corte di giustizia Ue, che ha già accolto analoghi ricorsi contro una legge dell’Ungheria. «Se accadesse anche per l’Italia, sarebbe devastante» ha aggiunto, riconoscen­do però da parte del governo delle «aperture» su questo fronte. Così come su quello del personale amministra­tivo: l’Anm ha ripetuto che il recente bando di assunzione di 1.000 cancellier­i non basta ma occorre un «piano pluriennal­e di reclutamen­to» e che c’è «l’assoluta necessità di riqualific­azione del personale» trasferito alla Giustizia con la mobilità. Renzi e Orlando hanno risposto che le risorse per assumere 4mila unità ci sono «ma c’è un vincolo legislativ­o» ad assumere. Tra l’altro, Renzi non ha escluso una possibile parificazi­one retributiv­a delle toghe ordinarie con quelle contabili e amministra­tive (che guadagnano di più).

Quanto alla riforma della giustizia penale, Orlando ha detto che nel testo in Aula non c’è più la norma che sanzionava disciplina­rmente il Pm che non iscriva «immediatam­ente» nel registro degli indagati. Sull’avocazione obbligator­ia, lui e Renzi hanno dato la «disponibil­ità» a discutere diverse soluzioni, chiedendo all’Anm di studiare «un altro percorso rispetto al termine dei 3 mesi». Non si è invece parlato della prescrizio­ne.

I DOSSIER SUL TAVOLO Il nodo dell’indagine breve imposta al Pm, la carenza di organici e la proroga di un anno dell’età pensionabi­le per i vertici della Cassazione

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