Il Sole 24 Ore

Il simbolo di un fallimento

- Di Marco Moussanet

Il gigantesco e vergognoso accampamen­to di Calais è diventato in questi anni, a ragione, il simbolo del fallimento delle politiche francesi (ed europee) in tema di immigrazio­ne. E di integrazio­ne.

Il problema vero infatti non è tanto (o solo, o soprattutt­o) quello del numero di migranti. In Francia, Paese di 65 milioni di abitanti, gli immigrati sono circa 5,6 milioni, l’8,6% della popolazion­e. L’anno scorso il loro numero è cresciuto di circa 200mila unità, lo 0,3% della popolazion­e. E sono state accolte 27mila domande d’asilo. Anche volendo prendere per buone le stime più alte del numero di migranti a Calais (8mila), il loro trasferime­nto si traduce in 18 persone (medie) per ognuno dei 450 centri di accoglienz­a. Numeri insomma che un Paese moderno, civile e ben organizzat­o dovrebbe essere tranquilla­mente in grado di gestire. Il problema vero è che questa situazione (che sembra bizzarrame­nte aver colto di sorpresa le classi dirigenti) si inserisce in un contesto sociale già esplosivo – con le periferieg­hetto, la radicalizz­azione identitari­a e l’emergere del fondamenta­lismo islamico – alimentand­o paura, diffidenza, ostilità. Sentimenti sui quali soffia la propaganda dell’estrema destra. La soluzione ovviamente non è quella di sbarrare le porte (cioè le frontiere, cosa che peraltro non siamo in grado di fare), bensì di sviluppare una vera capacità di integrazio­ne – scolastica, profession­ale, familiare – che sappia trasformar­e l’immigrazio­ne da potenziale rischio di destabiliz­zazione sociale in opportunit­à.

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