Il Sole 24 Ore

A settembre Usa e Cina spingono (+2,7%) il made in Italy

Settembre positivo per l’export extra-Ue: +2,7% su base annua Scatto a doppia cifra per Usa e Cina, Russia ancora giù

- Luca Orlando u pagina 9

Imercati di Stati Uniti e Cina, a settembre, hanno dato una spinta al commercio extra-Ue che ha messo a segno un incremento del 2,7% su base annua. Bene anche il Giappone, mentre il Brasile torna a crescere. Ancora in flessione le vendite in Russia.

Q uesta volta il calendario non c’entra. Al balzo a doppia cifra di agosto, in parte legato ad un numero maggiore di giornate lavorative, si aggiunge per il made in Italy una crescita del 2,7% a settembre, che in valore assoluto si traduce per le aziende in 400 milioni di euro di commesse in più. Il secondo progresso consecutiv­o per l’export verso i paesi extra-Ue rilevato dall’Istat inverte un trend negativo in atto da gennaio, esito naturale di una frenata corale dei Bric’s che al momento pare ridimensio­nata.

Settembre è un mese favorevole sotto diversi aspetti, con una crescita che si concretizz­a anche su base mensile destagiona­lizzata (+0,5%, quarto dato positivo consecutiv­o) e che coinvolge numerose aree geografich­e.

A rilanciare il made in Italy sono in particolar­e Stati Uniti e Cina, in progresso in entrambi in casi a doppia cifra. Con il balzo di 11 punti di settembre Washington riporta in terreno positivo il proprio bilancio da inizio anno, notizia non trascurabi­le consideran­do che si tratta del primo mercato di sbocco extra-Ue per il made in Italy.

Ancora meglio su base annua la performanc­e di Pechino, un balzo del 23% che allontana almeno per ora il rischio di un raffreddam­ento della domanda interna cinese. Bene anche il Giappone, in crescita di 18 punti, ma la novità principale è il ritrovato segno più in Brasile, con l’area Mercosur a crescere del 3,9%.

Le note dolenti sono per fortuna limitate, concentrat­e nei paesi del Medio Oriente (-8,4%), in Turchia (-8,3%) e Russia. Mosca riduce a settem- bre dell’1,6% gli acquisti di Made in Italy e dall’inizio dell’anno il gap è del 6,6%.

Confrontan­do gli acquisti di merci italiane con quanto accadeva nel 2013, prima della crisi, il gap dei valori con Mosca nei primi nove mesi è del 40%, oltre tre miliardi di euro. Altri due miliardi (-33%) sono stati persi per strada nello stesso periodo rispetto all’area Mercosur, per effetto della crisi in Brasile. Commesse mancanti, tuttavia, più che compensate per fortuna dai maggiori acquisti degli Stati Uniti: sette miliardi in più nei primi 9 mesi dell’anno rispetto a quanto accadeva nello stesso periodo 2013. Il che, anche grazie alla rivalutazi­one del dollaro, porta la quota di Washington al 20,2% delle vendite italiane extra-Ue, cinque punti in più rispetto al 2013.

Per la manifattur­a tricolore, escludendo dal calcolo l’energia, i risultati globali di settembre sono mediamente anche superiori, con una crescita del 3,6% su base annua trainata soprattutt­o dai beni di consumo non durevole. Da gennaio il bi- lancio globale dei paesi extra-Ue è in rosso del 2,6% ma anche in questo caso, eliminando l’energia, penalizzat­a dal calo dei listini, il gap si riduce ad appena lo 0,9%.

Complessiv­amente, le aziende italiane piazzano a settembre commesse extra-Ue per 15,1 miliardi, 400 milioni in più rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Dal lato delle importazio­ni prosegue il trend che con poche eccezioni ha caratteriz­zato l’intero 2016: un calo globale sensibile (-7,9%) che viene però amplificat­o dal tracollo dei valori dell’energia (-18,4%).

L’avanzo commercial­e di settembre verso i paesi extra-Ue sfiora i 2,9 miliardi di euro, più del doppio rispetto allo stesso mese del 2015. In nove mesi l’avanzo lievita a 26,3 miliardi, una crescita di 5,4 miliardi legata esclusivam­ente alla bolletta energetica low-cost. Mentre l’avanzo manifattur­iero si mantiene stabile a 45 miliardi, nell’energia il passivo scende da 23,2 a 18,5 miliardi.

IL TREND Al netto dell’energia quasi azzerato il gap di vendite dall’inizio dell’anno. La bolletta low-cost spinge verso l’alto il saldo commercial­e

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