Braccio di ferro sullo 0,4 per cento
Il deficit strutturale è il risultato del bilancio pubblico al netto delle una tantum e degli effetti del ciclo economico, e riassume in una cifra la distanza fra Roma e Bruxelles generata dalla somma dei singoli problemi analizzati in questa pagina. Ma qual è questa cifra?
In partenza, la distanza fra il saldo strutturale 2017 atteso dalla Ue e quello presentato dall’Italia nel Documento programmatico di bilancio è pari a un punto di Pil, cioè intorno ai 17 miliardi, ma diverse variabili concorrono a ridurla. Vediamo perché.
In base ai dati ufficiali della nostra contabilità, l’Italia chiuderà quest’anno con un saldo strutturale negativo dell’1,2 per cento. Gli obblighi comunitari imporrebbero di dimezzarlo il prossimo anno, portandolo allo 0,6% del Pil, mentre nel Documento spedito a Bruxelles il nostro deficit strutturale si attesta all’1,6 per cento.
A chiudere la forbice possono però intervenire due fattori. Il primo è rappresentato dal fatto che, soprattutto in condizioni di bassa inflazione e bassa crescita come l’attuale, è possibile mancare quest’obiettivo di cinque decimali senza far scattare la procedura d’infrazione. Fino all’1,1% di deficit strutturale, insomma, l’Italia sarebbe comunque al riparo dal cartellino rosso sui bilanci.
A spingere l’altra parte della forchetta sono invece i tentativi italiani di escludere dalle voci etichettate come «strutturali» le spese per sisma e migranti (come spiegato più in dettaglio nei due focus qui sotto). In base a questo criterio proposto da Roma, il deficit strutturale resterebbe anche il prossimo anno all’1,2%, cioè “solo” un decimale sopra l’obiettivo minimo indicato dalle regole europee. La distanza che separa Roma e Bruxelles, quindi, scenderebbe intorno a 1,7 miliardi, cioè un decimo di quella originaria indicata sopra: e toccherebbe alla politica decidere se chiuderla del tutto.
1,6% Nel 2017 La manovra italiana genererà l’1,6% di deficit strutturale