Dubbi sulla spesa «eccezionale» per i migranti
Tra le «circostanze eccezionali» su cui si gioca la battaglia interpretativa sui vincoli di bilancio comunitari, quella dei migranti è la questione politicamente più delicata. A metterla al centro dell’agenda è il governo italiano, a partire dal presidente del consiglio Matteo Renzi che rivendica il ruolo italiano nella gestione del fenomeno e propone di concentrare le sanzioni sugli Stati che non fanno la propria parte su questo terreno più che sui decimali di deficit.
Anche il fenomeno migranti, comunque, ha una sua traduzione in termini di cifre e di regole di calcolo dei vincoli comunitari. L’Italia, secondo il documento programmatico di bilancio mandato alla commissione europea, quest’anno spenderà per la gestione dei migranti 3,3 miliardi di euro, che saliranno a 3,8 nel 2017. Questi 500 milioni aggiuntivi sono sicuramente riconosciuti da Bruxelles come svincolabili dal Patto di stabilità, sulla base del presupposto che per essere «eccezionale», e di conseguenza fuori Patto, una spesa non può essere replicata di anno in anno. Il governo italiano ha invece messo su bianco un’altra interpretazione dell ’« eccezionalità» di queste voci: la spesa, sostiene il documento, va considerata «eccezionale» per tutta la quota superiore rispetto alle uscite che si dovrebbero sostenere in situazioni ordinarie. Roma non si limita a enunciare il principio, ma lo traduce in numeri prendendo a riferimento le uscite per migranti in periodi meno complicati sul piano geopolitico. In tempi ordinari, sostiene in pratica il governo, l’Italia spendeva un miliardo all’anno per il soccorso e l’accoglienza, quindi vanno esclusi dai vincoli tutti i 2,8 miliardi aggiuntivi. La distanza con la lettura rigida delle norme comunitarie, quindi, vale 2,3 miliardi, cioè quasi lo 0,15% di Pil in termini di deficit strutturale.
3,8 miliardi Spesa prevista per i migranti Nel 2016 l’esborso si è fermato a 3,3 miliardi