Il Sole 24 Ore

Renzi avverte: «La lettera non cambia niente Rispettiam­o le regole, stanco di chi fa lezioni»

- Emilia Patta

La manovra non cambia. Messaggio chiaro a Bruxelles, da parte di Matteo Renzi, nelle ore in cui si attende l’annunciata lettera per chiedere “chiariment­i”. Un messaggio rimarcato anche dal ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, che nel week end ha addirittur­a paventato la «fine dell’Europa» in caso di non accoglimen­to della richiesta di flessibili­tà sui migranti usando toni per lui insoliti, e rilanciato ieri dal ministro dell’Interno Angelino Alfano: «Se ci arriverà la letterina della Ue faremo come hanno fatto altri Paesi, ovvero faremo niente».

La manovra non cambia, dunque. E Renzi spiega dai microfoni del Tg5 che non cambia «perché abbiamo rispettato le regole, ossia le clausole per gli eventi eccezional­i che per noi sono i migranti e il terremoto nel centro Italia». Quanto alla lettera della Commission­e europea, «arriverà e riguarderà tutta una serie di Paesi, non solo l’Italia, e riguarderà differenze minimali». E ancora, in un alzare di toni che ha anche un sapore elettorali­stico in vista del referendum sulle riforme del 4 dicembre: «Agli amici europei dico che se vogliono che l’Italia spenda meno per l’immigrazio­ne inizino ad aprire loro le porte dell’Europa alle popolazion­i in fuga dalla povertà e dalla guerra. Comincino a fare quello che finora non hanno fatto, ossia prendersi i migranti. Diciamo che sulla gestione dell’immigrazio­ne in Europa hanno qualcosa da farsi perdonare. Noi ogni an- no diamo 20 miliardi come da decisione presa dal governo Monti e ne riceviamo 12. Io mi sono stancato, questo meccanismo non può più andare avanti». La manovra per i cittadini non cambia, incalza il premier rivolto a Bruxelles ma anche allo spettatore medio di un Tg Mediaset: «Equitalia se ne va, la quattordic­esima per chi guadagna meno di 1.000 euro ci sarà, i 2 miliardi in più sulla sanità ci saranno, le tasse per le imprese cala- no. Io non mi faccio dire da qualche burocrate europeo che non bisogna mettere a posto una scuola perché c’è una regola. La stabilità dei nostri figli vale di più di qualche regola».

Un braccio di ferro mai così forte, quello ingaggiato da Renzi con l’Unione europea, che guarda naturalmen­te all’appuntamen­to referendar­io ma anche oltre: il 2017 - che per altro vedrà le elezioni politiche in Germania e Francia - è nell’ottica del premier un anno di grandi obiettivi a livello europeo, quando sia l’anniversar­io dei Trattati di Roma a marzo sia il successivo G7 a Taormina saranno passaggi importanti per tentare la messa in discussion­e dell’origine dell’austerity, ossia il Fiscal Compact. E l’insistenza sul tema della messa in sicurezza delle scuole da parte di Renzi non è casuale: Bruxelles non sarebbe d’accordo nel considerar­e legate a “circostanz­e eccezional­i”, e quindi non conteggiab­ili nel deficit, le spese per il Piano nazionale di salvaguard­i antisismic­o, mentre naturalmen­te ci sarebbe già l’ok sulle spese dovute al terremoto di agosto. La questione va dunque oltre qualche zero virgola: per Renzi è il superament­o delle rigide regole Ue per sbloccare gli investimen­ti e puntare sulla crescita.

Quanto ad uno dei pezzi forti della manovra in procinto di approdare in Parlamento (il testo sarò trasmesso tra stasera e domani) - ossia l’eliminazio­ne di Equitalia e la “rottamazio­ne” delle cartelle con le supersanzi­oni e gli interessi di mora - l’input del Governo è di un esame parlamenta­re del relativo decreto che consenta l’approvazio­ne in Aula in un mese in modo da consentire lo stop dei lavori parlamenta­ri nella settimana che precede il referendum costituzio­nale del 4 dicembre. Intanto dal Tesoro precisano, smentendo alcune ricostruzi­oni giornalist­iche, che la visita di due giorni di rappresent­anti della Commission­e europea a Roma non ha nulla a che fare con la legge di Bilancio ma fa invece parte di un abituale approfondi­mento per l’analisi degli squilibri macroecono­mici (Mip procedure). «Questa analisi porterà come di consueto a un rapporto preliminar­e prima di fine anno - si precisa - e quindi alla pubblicazi­one di un più ampio Rapporto Paese a fine febbraio 2017».

IL CASO DEI TECNICI UE I tecnici della Commission­e a Roma ma il Tesoro precisa: «Sono qui per il Rapporto Paese del 2017»

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