Trattativa aperta, possibile una soluzione in più tempi
Nell’attuale fase del confronto Roma/Bruxelles vanno in scena le richieste di chiarimenti. È la procedura preliminare prevista dalle regole europee, qualora il Draft budgetary Plan (il documento che riassume le linee guida della manovra) non sia ritenuto conforme alla disciplina di bilancio. Scambio di opinioni (peraltro diretto anche ad altri Paesi) che per Matteo Renzi è «fisiologico», cui il Governo si sta attrezzando a controbattere. Con quali possibilità di modificare nella sostanza la materia del contendere? Si potrà confezionare un compromesso digeribile per tutti, soprattutto se ci si riferisce alla sola distanza di un decimale di deficit (il 2,3% fissato dal Governo contro il 2,2% chiesto dalla Commissione Ue). Più arduo colmare lo scarto tra gli impegni assunti la scorsa primavera e il nuovo quadro programmatico ora all’esame di Bruxelles. La Commissione aveva chiesto una correzione del deficit strutturale nel 2017(il saldo cui guardano le regole europee, al netto delle variazioni del ciclo economico e delle una tantum) dello 0,6% del Pil (9,6 miliardi). Probabilmente avrebbe accettato anche una minima correzione dello 0,1 per cento. Difficile che possa ora dare il via libera (almeno non subito) a una manovra che quel deficit strutturale lo peggiora dello 0,4%, portandolo nel prossimo anno all’1,6%, contro l’1,2% fissato in precedenza. Soprattutto perché dietro quelle cifre persiste una diversa valutazione sulle spese strutturali che il Governo intende inserire in manovra, per finanziare la messa in sicurezza degli edifici.
Non sono interventi di prima emergenza del dopo terremoto – fanno osservare a Bruxelles – esclusi dal calcolo del deficit, ma spese la cui qualificazione difficilmente potrebbe rientrare nella categoria delle «circostanze eccezionali». Anche sui migranti, la discussione è sui livelli effettivi di spesa. Si potrà individuare anche in questo caso una soluzione di compromesso, ma va superato lo scoglio (forse il più rilevante) relativo alle coperture, decisamente sbilanciate secondo la Commissione Ue sul versante delle una tantum. Alla luce di queste divergenze di fondo, è lecito attendersi da qui alle prossime settimane un confronto a tutto campo tra Roma e Bruxelles, in direzione di una possibile soluzione in più tempi. Una legge di Bilancio respinta tout court al mittente avrebbe un’evidente, deflagrante valenza politica nel pieno della campagna elettorale referendaria in Italia, che aggraverebbe lo stato di impasse in cui versa l’Unione su temi decisivi quali la gestione dell’emergenza migranti. Trattativa in corso dunque, con esiti al momento non del tutto scontati.