54 miliardi
L’obiettivo dell’export in Cina
L’obiettivo italiano di esportazioni agroalimentari è molto ambisioso: entro il 2020 sono previsti 54 miliardi. Per questo sono necessari accordi tra i governi che coinvolgano anche le associazioni di categoria e i buyer cinesi. L’agrofood è l’unico settore che per l’export in Cina ha bisogno di accesso al mercato. Per questo l’attività diplomatica è finalizzata acreare accesso al mercato e aprire un varco. Il prossimo anno, il dialogo sarà incentrato sulle tematiche legate al pollame nel? Francois Tomei, direttore generale di Assocarni, è ottimista: «Nelle ultime settimane il dossier della carne bovina – dice al Sole 24 Ore – ha fatto passi da gigante grazie allo straordinario lavoro del Ministero della Salute e della nostra Ambasciata a Pechino che, seguendo le indicazioni fornite loro dalle autorità cinesi, sono riusciti a concludere gran parte dell’iter autorizzativo che porterà alla definitiva rimozione del bando per Bse di cui l’Italia è indenne dal 2013 consentendo, auspicabilmente già nel 2017, le prime esportazioni di carne bovina italiana. Le autorità cinesi nei mesi scorsi hanno già potuto verificare in situ la capillarità del nostro sistema veterinario pubblico ed alcune delle nostre imprese di produzione. Come industria di trasformazione siamo pronti a ricevere ulteriori ispezioni e auspichiamo che al nostro sistema veterinario pubblico venga riconosciuto il privilegio del pre-listing, vale a dire autorizzazioni all’export rilasciate direttamente dall’Italia».
I 54 miliardi di export auspicabili entro il 2020 giustificano questi sforzi. L’agrofood è l’unico che per l’export ha bisogno di accesso al mercato. Per questo bisogna creare accesso al mercato e aprire un varco. Prossimo anno, il dialogo sarà incentrato sulle tematiche legate al pollame.