La banda ultra larga a Cagliari
banda ultra larga della Sardegna parte da Cagliari. Ieri la firma sui due accordi che consentiranno di portare la connessione da un gigabit al secondo in download e upload in 66mila edifici del capoluogo sardo entro marzo del 2018 con un investi- mento di 20 milioni di euro. E la possibilità per Enel di poter utilizzare il cavo dati che collega Cagliari a Roma. Due gli accordi siglati che interessano il Comune, l’Enel open fiber e Tiscali. Il primo, siglato ieri in municipio tra il sindaco Massimo Zedda e l’amministratore delegato di Enel Open Fiber Tommaso Pompei, riguarda il sistema delle infrastrutture mentre il secondo, tra Tiscali ed Enel, firmato da Pompei e Riccardo Ruggiero, amministratore delegato di Tiscali, ri- guarda la fornitura della connessione agli utenti e la possibilità di Enel di utilizzare il cavo dati che collega Cagliari con Roma. Due passi importanti per un progetto che parte proprio in questi giorni e prevede una rete interrata lunga 440 chilometri e un’altra aerea di 60 chilometri. Per l’installazione della fibra saranno utilizzati, come è stato spiegato, i cavidotti esistenti mentre “nuovi cantieri saranno aperti solo dove necessario”. Un passo importante, come ha spiegato il sindaco di Cagliari Zedda «per lo sviluppo commerciale e imprenditoriale del capoluogo sardo». Il piano di Enel Open Fiber si sviluppa in due fasi progressive: la prima che prevede la copertura del 50 per cento delle 66 mila unità immobiliari entro luglio del 2017, e la seconda con il raggiungimento dell’80 per cento delle unità immobiliari entro marzo del 2018 con la migrazione di 20mila cliendi di Adsl sulla fibra. «La necessità di cablare il 50 per cento delle abitazioni entro il 2017 – ha spiegato l’amministratore delegato di Enel open fiber Tommaso Pompei – è importante perché con i partner da quel momento parte la commercializzazione».
A occuparsi della fornitura dei servizi a banda ultra larga è Tiscali che ha siglato l’accordo con Enel Open fiber. «La partnership ci permette, a partire da Cagliari do- ve Tiscali ha una rilevante market share in banda larga – ha spiegato Riccardo Ruggiero amministratore delegato di Tiscali – di offrire servizi di banda ultralarga integrando gli investimenti già avviati con la rete di accesso Lte wireless fiber to the home (Wftth) che stiamo realizzando con particolare focus alle aree di digital divide». Non solo. «Tiscali è interessata a mettere a disposizione di Enel open fiber – ha proseguito l’amministratore di Tiscali – un accesso wholesale sulla propria rete proprietaria, in linea con la previsione dell’accordo odierno per il collegamento tra Cagliari e Roma».
territorio di Massa e Carrara potranno continuare a esistere cave di marmo di proprietà privata, come quelle assegnate con un editto del 1751 dalla duchessa Maria Teresa Cybo Malaspina (i cosiddetti “beni estimati”). L’esproprio deciso dalla Regione Toscana con una legge del marzo 2015, che trasferiva quelle cave nel patrimonio indisponibile comunale, è stato cancellato dalla Corte Costituzionale, con una sentenza depositata ieri.
La Consulta ha accolto così il ricorso presentato dal Governo, che aveva eccepito la violazione della potestà legislativa esclusiva dello Stato in materia di ordinamento civile. E ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’articolo 32 della legge toscana 35/2015 approvata dal Consiglio regionale tra forti polemiche.
La norma ora cancellata riporta al patrimonio pubblico tutte le cave che insistono nei Comuni di Massa e di Carrara. Si tratta di un patrimonio strategico, su cui si fonda il distretto lapideo più famoso e prestigioso al mondo: su 80 cave esistenti a Carrara, 65 hanno porzioni della superficie d’escavazione di proprietà privata (per sette cave addirittura il 100% è privato), che sulla base della legge toscana sarebbero diventate pubbliche e sottoposte a concessione amministrativa (con introiti diretti al Comune).
«La Regione ha ecceduto i limiti della propria competenza legislativa – scrive la Consulta – violando l’articolo 117, secondo comma, lettera l) della Costituzione. Il che è accaduto non in ragione degli interessi pubblici che il legislatore ha inteso tutelare, ma perché l’atto dell’approvazione della legge erano risuonate – evocate dall’opposizione di centrodestra – espressioni come «esproprio proletario», «ritorno dell’ideologia comunista», politiche sovietiche. Il presidente regionale Enrico Rossi aveva giustificato la pubblicizzazione delle cave con l’intenzione di spingere la lavorazione del marmo all’interno del distretto apuano: le concessioni comunali per le ex cave private avrebbero avuto una durata di sette anni, dopodiché i Comuni di Carrara e di Massa avrebbero bandito un’asta per la loro assegnazione. Se però i titolari della cava si fossero impegnati a lavorare sul posto il 50% del materiale estratto, la concessione avrebbe potuto allungarsi a 25 anni. Uno “scambio” che non potrà avvenire, ha deciso la Corte Costituzionale.