Sul distretto orafo gelata dell’export negli Emirati arabi
Dalla Fiera sostegno ai buyer
pIl distretto orafo di Arezzo riparte da Gold/Italy, la fiera autunnale di nicchia del gioiello made in Italy, vetrina di 280 produttori dei distretti orafi italiani, che alla quarta edizione, conclusa ieri (con un migliaio di compratori e circa 5mila visitatori complessivi), si conferma stimolo per i buyer e occasione d’affari per le aziende. Tanto più in una fase non brillante per il settore orafo, stretto tra la stagnazione del mercato interno e il calo della domanda mondiale di gioielleria.
Dopo aver chiuso il 2015 con esportazioni a 1,8 miliardi di euro (- 1,1% sull’anno precedente) il distretto orafo di Arezzo ha varcato la boa dei primi sei mesi 2016 con l’export a -5,9%, frutto di una contrazione particolarmente forte tra aprile e giugno, che secondo gli operatori è poi proseguita fino a settembre. Nel mirino soprattutto la “gelata” degli Emirati arabi, primo mercato di sbocco degli orafi aretini.
«Ma da settembre qualche piccolo segnale si è visto – spiega Andrea Boldi, titolare dell’azienda orafa Nemesi e presidente di Fiera Arezzo che organizza Gold/Italy – e, in ogni caso, le aziende si stanno riposizionando su altri mercati: su Dubai abbiamo perso qua- si il 20%, ma siamo cresciuti del 35% negli Stati Uniti, anche se i volumi non sono tali da compensare quelli arabi, e stiamo marciando a Hong Kong e in Turchia, hub distributivo per le repubbliche sovietiche».
A Gold/Italy la Fiera di Arezzo ha sostenuto (con un investimento di 500mila euro) l’incoming di 400 buyer in arrivo da Usa, Hong Kong, Cina, Emirati arabi, Arabia saudita, Medio Oriente, Africa, Paesi balcanici, Russia, Canada, Centro e Sud America, India. «I compratori nuovi si sono visti – spiega Giordana Giordini, titolare dell’omonima azienda orafa aretina e presidente della sezione orafi di Confindustria Toscana sud – e il fatto di poter affacciarsi su mercati sconosciuti è importante, anche perché la Cina è in calo, gli Stati Uniti in vista delle elezioni sono riflessivi, così come la Russia e la Turchia. In generale l’economia mondiale non dà segnali incoraggianti».
Per gli orafi aretini il 2016 è ormai compromesso: «Gran parte delle aziende chiuderanno con fatturati in calo – aggiunge Giordini – ma per il 2017 sono abbastanza fiduciosa: dopo le elezioni gli Usa dovrebbero ripartire e i mercati arabi non possono morire: c’è già qualche timido segnale di ripresa, anche dalla Libia».