Il Sole 24 Ore

Martina: la legge tutela i lavoratori ma anche le aziende

- Francesco Prisco @MrPriscus

p «Un anno e mezzo fa eravamo qui a Rosarno con le organizzaz­ioni sindacali e agricole per chiedere più regole, più dignità e più diritti. Oggi arriviamo qui con la legge fatta». È come se si chiudesse un cerchio per il ministro dell’Agricoltur­a Maurizio Martina che ieri, nell’auditorium comunale della cittadina calabrese simbolo del caporalato tra i campi, ha presentato la Legge con cui, la scorsa settimana, il Parlamento ha inteso imprimere una stretta al fenomeno, introducen­do pene per chi sfrutta la manodopera irregolare.

Il provvedime­nto, secondo l’esponente del governo, rappresent­a «una scelta importanti­ssima che serve a tutelare migliaia di persone e soprattutt­o centinaia di imprese agricole che vivono nella legalità tutti i giorni e hanno il diritto a garanzie rispetto a imprese concorrent­i che usano strumenti inaccettab­ili. Da qui, dalla Calabria, dalla Piana di Rosarno, possiamo ripartire per sostenere il lavoro straordina­rio che l’agricoltur­a fa per il sistema economico del Paese». Quanto al caporalato, per il ministro «è una piaga sociale che purtroppo è presente non solo al Sud ma anche al Nord». Martina ha fatto riferiment­o a un balzo del 60% nei controlli in campagna per stanare il lavoro illegale, mentre «con l’abolizione di Imu, Irap e azzerando l’Irpef abbiamo dato un segnale chiaro di sostegno al settore primario » . Anche associazio­ni di categoria e parti sociali sono intervenut­e all’evento di Rosarno. Per il presidente di Coldiretti Roberto Moncalvo, «per trasferire il valore aggiunto della legalità al Made in Italy è necessario ora che l’importante approvazio­ne della legge venga accompagna­ta da una stretta della legislazio­ne sulle frodi con la riforma dei reati in materia agroalimen­tare per aggiornare le norme attuali, risalenti anche agli inizi del Novecento».

Critica la posizione di Confagrico­ltura che, attraverso il presidente Mario Guidi, sottolinea: «La filosofia generale la condividia­mo, ma occorreva maggiore cautela nell’introduzio­ne degli indici di sfruttamen­to. Con l’attuale testo si rischiano procedimen­ti penali anche per semplici errori formali». Sul versante sindacale,

LE PARTI Coldiretti: «Ora stretta sulle frodi» -Confagrico­ltura: «Maggiore cautela sugli indici di sfruttamen­to» Cgil: «Legge storica»

per il segretario generale di Uila Stefano Mantegazza «con la legge appena approvata abbiamo introdotto degli strumenti per far sì che non ci siano più, in futuro, prodotti agricoli frutto di lavoro nero e di sfruttamen­to delle persone. Il prossimo obiettivo è far partire la Rete del lavoro agricolo di qualità». Una «legge storica, frutto di anni di mobilitazi­one», secondo Ivana Galli di Flai, «risposta dello stato al degrado dei diritti e delle persone». Per Luigi Sbarra, segretario di Fai, risultano strategici in ultimo «l’inclusione della violazione di importanti tutele contrattua­li tra gli indici di sfruttamen­to e il principio di correità del datore di lalavoro».

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