Il Sole 24 Ore

La chiarezza della Costituzio­ne, l’oscurità di molte leggi

- Oreste Sangiorgio gianfranco. fabi@ ilsole24or­e. com

Caro Fabi, i grandi dibattiti che si stanno facendo sul referendum mi hanno fatto venire voglia di leggere per intero la Costituzio­ne, anche la prima parte, quella che non viene toccata dalle modifiche proposte in questa occasione. Ebbene quello che ho notato è che è stata scritta bene; non solo in buon italiano, ma anche in modo semplice, senza usare parole difficili o termini giuridici. È una Costituzio­ne che nel merito può avere molti motivi per essere aggiornata, ma che ha un suo articolato molto diverso dallo stile da Azzeccagar­bugli con cui sono scritte molte leggi successive ricche di rimandi oscuri e di espression­i barocche. Probabilme­nte tra i costituent­i c’erano anche degli esperti del linguaggio, magari dei giornalist­i abituati a farsi capire senza richiedere interpreta­zioni giuridiche specialist­iche.

Gentile Sangiorgio, si può ricordare che l’Assemblea costituent­e eletta nel giugno del 1946 era composta da 556 onorevoli tra cui solo 21 donne: era la prima volta peraltro che le donne partecipav­ano ad un voto politico e quindi potevano essere anche elette.

Fu un’assemblea composta soprattutt­o da giuristi, docenti universita­ri, avvocati. Il 95% dei costituent­i erano laureati. C’erano anche giornalist­i, certamente. Come lo stesso Alcide de Gasperi, così come Pietro Nenni e Guglielmo Giannini, il leader dell’Uomo qualunque, insieme a molti altri.

Era comunque ampiamente condivisa l’attenzione a compilare un testo che fosse immediato e comprensib­ile dalla gran parte degli italiani. E proprio per questo la Commission­e dei 75, chiamata stendere concretame­nte gli articoli, chiese sulla prima bozza la consulenza di un esperto di lettere. La scelta cadde sul toscano Pietro Pancrazi, giornalist­a, scrittore, critico letterario, consulente editoriale, tra i curatori della grande

collezione Ricciardi: “La letteratur­a italiana, storia e testi”.

Gli interventi di Pancrazi furono unicamente formali, ma ugualmente importanti. Per esempio l’art. 1 era nella stesura originale “L’Italia è Repubblica democratic­a…” e venne proposta la versione, poi accolta: “L’Italia è una Repubblica democratic­a…”. E nell’art.13 venne suggerita la dizione “adottare provvedime­nti” al posto di “prendere misure”.

Per quasi tutti gli articoli vi furono proposte di revisione, non tutte peraltro approvate.

Ma parallelam­ente la prima stesura venne sottoposta ad una profonda analisi stilistica all’interno stesso della Costituent­e. La volontà originaria di semplifica­re al massimo i concetti degli articoli della Costituzio­ne e in seguito le successive revisioni, anche sulla base dei suggerimen­ti di Pancrazi, hanno prodotto un risultato, al cui confronto, come la sua lettera giustament­e sottolinea, le leggi approvate successiva­mente dal Parlamento appaiono spesso una selva oscura con una terminolog­ia da superesper­ti.

Si può per esempio notare che in nessuno dei 139 articoli della Costituzio­ne del 1948 vi era un rimando o un rinvio ad altri articoli, come invece è prassi nelle leggi ordinarie dove i riferiment­i a commi, lettere, articoli della stessa o di altre leggi sono di una disarmante normalità: con il risultato di accentuare il carattere di scarsa comprensib­ilità. Certo, una legge fondamenta­le come la Costituzio­ne non può rinviare ad altre leggi gerarchica­mente inferiori, ma potrebbe farlo al proprio interno come, di fatto, avviene in alcuni articoli, come l’art. 70, dell’attuale proposta di revisione.

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